di Vittorio Catani

Il suo primo racconto apparve nel 1962 sull'edizione italiana di "Galaxy". Ha vinto la prima edizione del Premio Urania (1980). Ancora non sa cosa farà da grande, sa solo che per lui non ha piu' senso chiederselo.

quando le radici Adalberto Cersosimo La primissima lettera che conservo nel mio archivio riguardante la fantascienza, risale al settembre 1965: un redattore e co-fondatore della neonata fanzine L'aspidistra mi scriveva, invitandomi a collaborare. Quel redattore era Adalberto Cersosimo. L'anno precedente Adalberto aveva esordito come scrittore con un racconto in coda a Galassia (gestione Roberta Rambelli), nella contestatissima rubrica "per italiani" Accademia (dove anche io, quasi contemporaneamente, avevo a mia volta pubblicato il mio primo racconto). Fu l'avvio di un rapporto che non si è mai interrotto, superando anche diversità di vedute che non concernono solo la fantascienza.

Nato a Casale Monferrato nel 1943, laureato in Scienze biologiche, dopo aver lavorato per tre anni in una industria chimico-farmaceutica Cersosimo scelse di dedicarsi all'insegnamento di matematica e scienze nella scuola media. In ambito fantascientifico, egli fu negli anni Sessanta tra i promotori del cosiddetto "primo fandom" italiano unitamente a Luigi Naviglio, Vittorio Curtoni ed altri. Cersosimo è uno scrittore che trova il suo spazio congeniale nella misura del racconto, breve o lungo che sia: ne ha al suo attivo una cinquantina, e nella categoria "racconto" è risultato vincitore di numerosi premi (fra i quali cinque edizioni del "Premio Italia", compresa l'ultima). Alcune sue storie sono state tradotte in Francia, Spagna, Germania, Finlandia, Ungheria. Di recente ha collaborato con l'Editrice Nord, scrivendo presentazioni per i "classici" della serie Cosmo Oro e articoli per il Cosmo Informatore.

I racconti apparsi su pubblicazioni professionali sono una cinquantina; cui si aggiungono un centinaio di saggi e articoli vari.

Ma la sua opera più impegnativa, e che dà un senso tangibile a quasi un quarantennio di attività, è Il libro dell'Impero, che l'Editrice Nord ha in uscita a giorni, cioè nella seconda metà di giugno 2000. Si tratta di un volume nel quale Adalberto Cersosimo ha riunito, rivedendoli, alcuni suoi racconti di fantasy già editi nel corso degli anni e facenti parte di un suo Ciclo dell'Impero, che è una vera e propria "storia futura"; a questi egli ne ha aggiunto altri inediti, creando anche testi di raccordo. Il risultato è quello che si definisce un "falso romanzo", così come -- per fare esempi classici -- falsi romanzi sono City di Clifford Simak, o le Cronache marziane di Ray Bradbury: affreschi i cui tasselli formano storie legate da uno sfondo comune, talora da comuni personaggi, ma sostanzialmente indipendenti fra loro. Il libro dell'Impero consta di sei capitoli, che sono altrettanti racconti e romanzi brevi. Uno d'essi è Dove sono le nevi: cioè il racconto che stavolta vi propone questa rubrica.

Dove sono le nevi narra, in poche parole, di un amore per una creatura irraggiungibile e per la quale il protagonista diventerà un ribelle. Questa storia apparve la prima volta nel giugno 1976, nel volume Nova Sf Speciale n. 1 (Libra Editrice). Si trattava di un esperimento editoriale: Ugo Malaguti, sempre attento agli autori italiani, azzardava per loro un intero "speciale" (gli altri nomi presenti erano Vanni Mongini, Mauro A. Miglieruolo, Carla Parsi Bastogi, Giancarlo Castello, Giovanni Crimini, Luciano Radaelli, Lorenzo Iacobellis, nonché il sottoscritto). Esperimento che purtroppo non si è più ripetuto.

Un'ultima osservazione va fatta sul fantasy di Cersosimo: in realtà, come si potrà verificare, l'autore lavora in un genere al limite tra fantasy e fantascienza, per il quale una volta era in auge la definizione science-fantasy. C'è poco o niente di magia o di soprannaturale, in questo scenario di un lontanissimo futuro reimbarbarito, popolato di strane usanze e strane genti; un mondo (come scriveva Malaguti nella sua presentazione) "complesso, fastoso e crepuscolare, che ricorda i più classici momenti della grande tradizione fantastica anglosassone, con in più una impronta personale".

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