Delos 12: X-Files Chris Carter Intervista con
Chris Carter

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X-Files è il successo televisivo del decennio. Sono in corso le riprese della terza stagione, che l'autunno 1995 vedrà sugli schermi statunitensi, e le stagioni precedenti sono in programmazione in tutto il mondo: lo spettacolo va di bene in meglio. Ma qual è il segreto del suo successo? Qual è il "Fattore X"? Per scoprirlo, Jim Swallow parla con il creatore della serie, Chris Carter.

di Jim Swallow
Tratta dal volume Vortice di prossima pubblicazione - per gentile concessione dell'editore Fanucci

Le origini di quello che sarebbe diventato X-Files, in assoluto il maggiore successi della Fox Network, emulato soltanto dai Simpsons, ugualmente di culto ma del tutto diverso, iniziò molto tempo prima della première di settembre. Il creatore della serie, Chris Carter, covava l'idea già da un po' di tempo. Il suo piano? Creare "qualcosa di molto, molto pauroso". Richiamandosi agli incubi infantili, ispirato da Kolchak: The Night Stalker, la caccia al mostro popolare ma di vita breve, Carter saltò su con l'idea dei due malassortiti agenti dell'FBI trascinati in un mondo offuscato da cospirazioni e forze oscure e invisibili. Lo sviluppo della serie, però, ebbe adeguato principio nel 1992, quando il ruolo di Carter alla 20th Century Fox lo portò a un punto in cui, grazie alla sua esperienza, i dirigenti cominciarono a fidarsi di lui, e gli lasciarono esprimere le proprie idee. Probabilmente da lui si aspettavano una commedia, o qualcosa per i giovani: dopotutto Carter era famoso per quel genere di show. Invece quello che offrì loro era molto diverso...

La carriera di scrittore di Chris Carter incominciò all'inizio degli anni '20, come giornalista del Surfing Magazine , di cui divenne redattore dopo soli cinque anni. Poi, nel 1985, passò come sceneggiatore alla Walt Disney Studios, dove subito attirò l'attenzione del direttore Jeffery Katzenberg, adesso co-fondatore della nuova casa di produzione Dreamworks SKG assieme a Steven Spielberg e David Geffen. Seguì l'opportunità di scrivere parecchi film televisivi della settimana per la Disney Channel, poi dei piloti per Cameo By Night della NBC, e una sit-com per la Disney, The Nanny . Dopo aver fatto la gavetta con Rags to Riches , un'altra serie di commedie, creò e fece da direttore di produzione per Brand New Life , già, un'altra situation comedy. Non è il genere di precedenti dall'ideatore di X-Files , ma gli erano serviti per imparare il mestiere, e gli avevano fatto guadagnare un contratto alla Fox... e infine si era conquistato l'occasione di creare qualcosa di completamente nuovo per la stagione autunnale del '93.

- X-Files è quello che avrei sempre voluto fare, - ricorda Carter. - Quando sono arrivato a Hollywood, avevo un talento innato per i "dialoghi adolescenziali", dopo aver passato così tanto tempo sulla spiaggia con i surfisti, e naturalmente mi ero un po' fermato, continuavano a farmi fare le stesse cose. -

Comunque, non fu tempo perso. Mentre era in attesa dell'apparizione di un'ampia strada creativa adatta a lui, le sit-com gli consentirono di sviluppare e raffinare le sue abilità di sceneggiatore. - Quando capiti a Hollywood per la prima volta, ti basta essere pagato per scrivere, e sei contento, - rammenta, - ma io stavo cercando l'occasione per il mio show del mistero, e il risultato finale fu X-Files. Non sono mai stato un cosiddetto fanatico della fantascienza, e non ho mai letto i romanzi classici del genere, tranne forse uno di Ursula LeGuin e uno di Robert Heinlein tanto tempo fa, e non ho mai guardato un episodio di Star Trek!

Invece gli piacevano i "cult-show", programmi dello stesso stampo delle classiche serie per appassionati The Invaders, Pro-ject UFO, The Outer Limits e anche Kolchak, proprio così. Per altri cult-fans le influenze sono state chiare fino dall'inizio; non che sembrassero numerose le persone che condividevano l'affezione di Carter per il genere, alla prima apparizione sullo schermo, e i più importanti critici televisivi quasi non notò nemmeno X-Files quando piombò nella tradizionalmente poco proficua fascia oraria del venerdì sera.
Ritornate al settembre del '93, e vedrete che le prime puntate della stagione televisiva statunitense erano un pacchetto eterogeneo. I due programmi di fantascienza attesi con la maggiore ansia, Lois & Clark: The New Adventures of Superman e SeaQuest DSV di Spielberg, si contendevano la fascia oraria della domenica sera, resa popolare da Star Trek: The Next Generation, con l'ormai solito sostegno di Murder She Wrote. Fu subito chiaro che Superman aveva buone possibilità, mentre SeaQuest sembrava nei guai. Nel frattempo, quasi nessuno si accorse del silenzioso arrivo della creatura di Chris Carter, uno strano avvenimento tra l'orrore, il dramma e la fantascienza, con un tono insolitamente smorzato.

Il successo si diffuse prima a livello popolare. Con il moltiplicarsi degli episodi l'entusiasmo degli spettatori passò di parola in parola, e in breve anche i critici suggellarono la serie con la loro approvazione. Non era ancora un successo travolgente, ma il culto stava prendendo forma. Lo stesso Carter ne era compiaciuto, ma un po' sconcertato: - Era sorprendente! E mi sorprende ancora... - dice.

Ugualmente sorpresi (e compiaciuti) erano i suoi capi alla Fox. Certo, le cifre non erano state sconvolgenti, soprattutto all'inizio -- ad un certo punto il programma era sceso a un vago 78 posto tra gli spettacoli di massimo ascolto, e ciò avrebbe potuto significare la sospensione -- ma nelle emittenti associate alla Fox c'erano persone che credevano al programma abbastanza da continuare a mandarlo in onda. Anche gli sponsor erano compiaciuti: sulle costose parentesi pubblicitarie cominciavano a sintonizzarsi giovani spettatori, rispecchiando il sostegno dato da generazioni precedenti a programmi come Star Trek e Kolchak. L'ascolto finale al termine della prima stagione era un'audience equivalente a circa 8.586.000 famiglie in tutta America, che lo fece salire a un 57 posto, mediocre e nell'insieme rispettabile...
Ma si trattava solo dell'inizio...

Le lodi della critica per la serie, dopo la graduale ascesa alla posizione di cult-show, adesso piovevano fitte e numerose. Tra i riconoscimenti che scrosciarono sulla serie c'era l'ambito Golden Globe per il migliore dramma televisivo, candidature per l'Environ-mental Media Award e il Television Critics Association Award, e assegnazioni come Programma dell'Anno per il 1994 da parte della rivista Entertainment Weekly e l'approvazione degli spettatori per la televisione di qualità. E tanta fama non si limitò all'America. Nel Regno Unito, per esempio, fece un ottimo lavoro prima su Sky TV, e poi su BBC 2, che ottenne risultati mai raggiunti in precedenza.

- Se c'è una cosa che rende un programma universalmente interessante, è il fatto che tutti abbiamo le stesse paure, - suggerisce Carter, - così quello che fa paura in America, fa paura in Gran Bretagna, e fa paura in Spagna, in Australia, e anche negli altri sessanta paesi che stanno trasmettendo X-Files.

L'idea brillante e originale di Carter -- due agenti dell'FBI, simpatici ma estremamente professionali ed efficienti, che indagano su casi inspiegabili o inerenti a fenomeni paranormali ("X-Files", nel gergo dei federali) -- fu chiaramente responsabile di gran parte del successo riscosso dal programma; ma bisogna anche riconoscere l'importanza della scelta degli attori protagonisti. L'appena conosciuto David Duchovny (nella parte di Fox "lo Spettrale" Mulder), che crede ossessivamente nel soprannaturale) e Gillian Anderson (la pragmatica miscredente Scully) recitavano in modo encomiabilmente imperturbabile, possedevano una pacata sessualità che piaceva sempre di più, e rapidamente divennero stelle internazionali di considerevole grandezza. la loro alchimia sommessa che conduce lo spettacolo.

Stranamente, mentre Duchovny non ha fatto segreto della sua opinione sul soprannaturale -- infinitamente lontana dal suo onnicredente alter ego Mulder -- la co-protagonista Anderson ha una mentalità molto più aperta. E Chris Carter? Quali sono i suoi pensieri sugli avvenimenti di cui scrive ogni settimana?

- Sono un miscredente, - confessa con un'ombra di disappunto. - Sono scettico per natura, ma ho un bisogno disperato di un'esperienza paranormale! Non vorrei nient'altro che vedermi accadere qualcosa di inspiegabile, che metta alla prova la mia fede. Come Fox Mulder, io voglio veramente credere, voglio veramente avere un'esperienza mistica...

Ormai sono passati tre anni da quando Carter ha incominciato a lavorare "sul serio" a X-Files, e con le riprese della terza stagione in atto, il programma va sempre meglio. Per Carter, ad ogni modo, l'intera faccenda ha ancora il sapore del sogno. - Credo di avere vissuto in un'ansa del tempo per gli ultimi tre anni, - dice. - La gente mi chiede di tornare indietro con il pensiero, di ricordare date e così via, ma non posso... è tutto così confuso! Non sono ancora riuscito ad allontanarmi abbastanza dallo spettacolo per apprezzare quanto abbiamo fatto.

Sono in molti a suggerire che serie come X-Files hanno successo quando il responsabile unico di tutto è una singola persona determinata (vengono subito alla mente Gene Roddenberry per Star Trek e J. Michael Straczynski per Babylon 5 ), ma Carter ha ben poco a che fare con la figura del produttore onnipotente.

- Discuto di tutto con tutti, - dice con enfasi. - Lo spettacolo è un processo di assoluta collaborazione, ed io cerco solamente di mantenere una visione d'insieme su ogni cosa che succede. Ci sono così tante persone di talento al lavoro su X-Files, che ne hanno fatto un successo -- hanno tutti un mucchio di idee nuove -- che io mi limito a tentare di fare in modo che ogni cosa si integri nella mia visione originale. Se il successo dello spettacolo ha un segreto, è il segreto di tutta la buona televisione. Raccontiamo storie interessanti, su personaggi interessanti, interpretati da attori eccellenti... Credo che fondamentalmente si tratti soltanto di questo.

Prima stagione: Il Principio

La prima stagione di X-Files vedeva Carter nei panni di molti ruoli all'interno dello staff di produzione, agendo in qualità di produttore esecutivo, e scrivendo parecchi dei maggiori successi della serie, Al di là del Tempo e dello Spazio (Pilot), Il Prototipo (Deep Throat), Morte nell'Oscurità (Darkness Falls) e Nuove Creature (The Erlenmeyer Flash), e anche qualche fiasco: Il Diavolo del Jersey (The Jersey Devil) e Sabotaggio Alieno (Space). Il nucleo della squadra creativa di Carter per quei primi spettacoli includeva il regista David Nutter (da Trancers 4 & 5, 21 Jump Street, Superboy, e Bill and Ted's Excellent Adventures), la cui capacità di creare atmosfera diede una spinta allo show in episodi come Creatura Diabolica (Squezeed 11/Tooms) e Contatti (Beyond the Sea), e il cui intervento salvò Morte tra i Ghiacci (Ice) dall'essere una semplice scopiazzatura di La Cosa (The Thing) innalzandolo a un sofisticato thriller. Di importanza cruciale erano gli autori Glen Morgan e James Wong (di 21 Jump Street, Wiswguy e Booker), che insieme a Carter sono stati responsabili di puntate eccellenti come Ospiti Interplanetari (E.B.E.), Morte nell'Oscurità (Beyond the Sea), e delle popolari storie sul mutante Eugene Victor Tooms, Omicidi del Terzo Tipo (Squeeze) e Creatura Diabolica (Squezeed 11/Tooms).

Per la prima stagione -- e le stagioni seguenti -- la società produttrice dello show, la Ten Thirteen Productions, lavorò fuori Vancouver, nella Colombia britannica, servendosi del vasto scenario boscoso locale che sostituiva egregiamente le eterogenee zone umide e boscose degli Stati Uniti. Gli episodi erano spesso ambientati in regioni come il New Jersey, la parte settentrionale dello stato di New York, o la costa nordoccidentale del Pacifico. A volte i dintorni della Colombia britannica hanno dovuto sostituire -- molto meno felicemente -- zone assolutamente diverse, come l'Alaska e il Texas. Più di una volta, le ventate di aghi di pino hanno solleticato ricordi di Twin Peaks , tirando paralleli non intenzionali tra le due serie.

Non che Carter abbia prestato molta attenzione ai confronti, o a qualunque altra frase detta dai critici. Semplicemente non ne ha avuto il tempo. - In un certo senso, non mi rendevo conto -- e non mi rendo conto tuttora -- di cosa stessimo cercando di fare, - dice. - Lo show si è fatto strada in un sacco di posti diversi, e godiamo di una stampa piuttosto buona, ma ad essere sincero per me è sempre la stessa fatica, esigente e dura. Il successo non la rende certo più facile, anzi la rende ancora più dura. Far bene è una gran cosa, ma la difficoltà è nel mantenere l'interesse, nel continuare a reinventare il nostro lavoro. -

Mi domando quali siano gli episodi della prima serie che gli piacciono davvero ancora, quali crede che supereranno l'esame del tempo.

- Della prima stagione, credo che Contatti (Beyond the Sea) sia una meravigliosa opera di arte drammatica, - dice riferendosi a una storia (incidentalmente scritta da lui!) che aveva come protagonista un Brad Dourif sensitivo nel braccio della morte, e mostrava la morte del padre di Scully. - Secondo me funzionava su ogni livello: era estremamente ben fatta, ed io ne ero molto orgoglioso.

Seconda stagione: Cambia il ritmo

Era appena finita la prima stagione, che già Carter si trovava nel mezzo di un nuovo periodo di intensa creatività: la Fox aveva ordinato un'altra intera stagione alla Ten Thirteen Productions, e tutto dovette ricominciare da capo. Come è abitudine di molte serie televisive -- e in particolare di quelle americane -- Carter concluse espressamente la prima stagione in suspense, una situazione di incertezza tipica di X-Files . Proprio gli X-Files erano stati chiusi, Mulder e Scully divisi, e il misterioso Deep Throat -- interpretato da Jerry Hardin -- assassinato.

Le parole di Carter vennero riportate così: - Non si può andare troppo lontano... ma bisogna andare un po' più in là di "abbastanza lontano", - riferendosi alla necessità che uno show come il suo tenesse in sospeso gli spettatori, cosa che lui aveva fatto perfettamente. Hardin, eliminato, prese con filosofia il proiettile destinato a Deep Throat, incolpando del fatto il suo desiderio che il personaggio fosse un membro regolare del cast, in netto contrasto con le direttive generali della regia, e Carter fu d'accordo. Le ragioni della morte di Deep Throat erano semplici: era diventato fin troppo banale, sostenendo le indagini di Mulder in ben sette dei primi 24 episodi. La sua morte sarebbe anche servita a introdurre una trama completamente nuova, che si sarebbe dilungata per tutta la seconda stagione. In primo piano ci sarebbero stati gli insabbiamenti governativi e gli imbrogli burocratici, e Mulder e Scully sarebbero stati più chiaramente in imbarazzo tra - La Verità - e l'obbedienza ai desideri dei loro superiori all'FBI.

Perciò l'approccio alla seconda stagione conduceva direttamente in quella che Carter definiva una - mini-serie - di storie, con un carattere soprannaturale meno esplicito, maggiori cospirazioni, ma certo non soluzioni più facili di prima. Le indagini concernevano argomenti diversi -- gli UFO sembravano saltare fuori più numerosi del solito -- ma pur trattandosi di un interessante cambiamento di ritmo, la critica rispose in modo disparato. Molti si lamentarono che la serie si era chiusa su se stessa, sprecando troppo tempo ad analizzare i personaggi e le loro motivazioni, e non abbastanza a indagare i misteriosi eventi che avevano già fatto un successo dello show.

Ciò di cui al momento i critici forse non erano consapevoli, comunque, era che almeno alcune delle nuove direttive erano state imposte dai creatori del programma a causa di altre circostanze... Dopotutto, Gillian Anderson era rimasta incinta -- a seguito del suo matrimonio con l'ex addetto al personale di produzione Clyde Kotz -- e nonostante la grande quantità di abiti cascanti e di riprese dietro una scrivania, il suo stato cominciava a diventare evidente. Per spiegare il temporaneo allontanamento di Scully dallo show era stato architettato un piano di emergenza, che risultò in una trama arco che si snodò attraverso gli episodi Ostaggi (Duane Barry), Lo Scambio (Ascension), Giochi di Sangue (3) e L'Ultimo Respiro (One Breath). Dapprima Scully veniva rapita, poi apparentemente sequestrata (da un disco volante). Sebbene in questi episodi la sua parte fosse minore, la Anderson non comparve del tutto soltanto in Giochi di Sangue (3); due settimane dopo un taglio cesareo, e la nascita della figlia Piper, era di nuovo al lavoro. Le scene di ospedale in L'Ultimo Respiro (One Breath) vennero filmate al capezzale proprio del suo letto! Come commentò la stessa Gillian Anderson: - Mi sono addormentata davvero durante qualche scena... era bello dover recitare solo la parte di una in coma. -

Ma le reazioni al nuovo stile non furono tutte negative, e l'aggiunta di storie "arco" -- cioè storie che fanno parte di un'unica trama, come Babylon 5 -- fu una scelta gradita a molti. Il buon esito delle storie del sequestro di Scully, e il ritorno del popolarissimo personaggio di Samantha Mulder in L'Invasione dei Cloni (Colony) e nelle due parti di L'Ultimo Alieno (End Game) ha incoraggiato soluzioni simili per le storie future. - Uno dei tratti più apprezzati del programma, - ammette Carter, - è la faccenda di "Mulder & Scully contro il Governo". Che cosa il Governo sa e non dice? Anche la ricerca della sorella di Mulder... sono la spina dorsale della serie, e creano una sorta di sensazione antologica.

Per la seconda stagione, Carter lavorò di nuovo direttamente a molti episodi chiave, inclusi L'Ospite in Corpo (The Host), L'Insetto Assassino (F. Emasculata), e l'eccellente Insospettabile (Irresistible) incentrato su Scully (una buona occasione per Scully, che ovviamente era stata poco utilizzata nelle storie precedenti). Mentre Morgan, Wong (adesso co-produttori esecutivi) e Nutter lavoravano a Uomini Verdi (Little Green Men), l'episodio che apriva la serie, e a pezzi imprevedibili come Giochi di Sangue (3), sui vampiri, Carter scriveva e dirigeva il dramma carico di tensione sul rapimento Ostaggi (Duane Barry), che in seguito raccolse tre candidature al Golden Globe, inclusa quella per la migliore storia.

La portata dei lavori in esterno e in studio aumentò anche il secondo anno, con l'espansione del concetto secondo cui ogni episodio doveva essere un "mini-film": scene ambientate a Puerto Rico, nel deserto del Nuovo Messico, nel Circolo Artico (completo di sottomarino nucleare e più di cento tonnellate di neve vera!) e sul Mare del Nord si trasferirono in ambienti più esotici, anche se la troupe in realtà non lasciò mai il Canada. - Continuavano tutti a dire "Facciamo una puntata alle Hawaii!" - ricorda Carter; ma naturalmente non era così facile. Tuttavia l'utilizzo della grafica computerizzata e della formazione di immagini composite in "Anasazi"2 creò con grande efficacia l'illusione che la motocicletta di Mulder avanzasse in deserti rocciosi. - Non ci crederete, ma non ci siamo spostati da Vancouver, - si vanta Carter.

Anche la seconda stagione trovò Carter unito a compagni sceneggiatori di provenienza inaspettata. David E. Kelleys, da Picket Fences della CBS si presentò con l'idea di mischiare le due serie con una storia soprannaturale in una città di allevatori di bestiame del Wisconsin. L'incrocio Picket Fences/X-Files doveva avvenire tra gli episodi " Away in the Manger"3 e DNA Sconosciuto (Red Museum), ma deplorevolmente non ci fu mai; questa volta i cattivi erano quelli della CBS, che rifiutarono la presenza di un Mulder piccolo ma rilevante nel loro spettacolo, con la scusa che X-Files era un rivale del venerdì sera. - Speravamo che fosse il primo incrocio artificiale tra reti televisive, - dice Carter tristemente.

Altro fatto nuovo per la seconda stagione fu il pesante coinvolgimento dell'attore David Duchovny nelle idee per gli intrecci, particolarmente in episodi come L'Invasione dei Cloni (Colony) e " Anasazi", l'ultimo della stagione. - David ha un terrificante senso della trama, - osserva Carter. - Mi piace che si lasci coinvolgere, ed è divertente per entrambi uscire e passare un po' di tempo assieme. - Le storie di Carter e Duchovny erano concentrate (non sorprende) sulla famiglia di Mulder. Nel frattempo, Gillian Anderson ha espresso un certo interesse non nello scrivere o nel dirigere, ma nella produzione.

Quali sono allora per Carter i punti positivi della seconda stagione?

- Mi è piaciuto molto Ostaggi (Duane Barry), - risponde piuttosto ovviamente, poiché si tratta dell'episodio che ha vinto il Golden Globe, - ma anche Insonnia (Sleepless), Insospettabile (Irresistible), le due parti di L'Invasione dei Cloni (Colony) / L'Ultimo Alieno (End Game), Misteri Vudù (Fresh Bones) e Strane Ferite (Humbug) erano buone puntate per X-Files . La seconda stagione è stata piena di episodi terrificanti.

Terza stagione: E adesso?

Se la conclusione della prima stagione causò notevoli mormorii tra i ranghi degli appassionati di X-Files (la cosiddetta X-generation), l'intenso finale della seconda "Anasazi" scatenò ondate di marea. Un episodio da mangiarsi le unghie, con la scritta "Continua..." che appare sull'ultima scena che dava Mulder apparentemente spacciato, esploso assieme al carico di un container di corpi (presumibilmente) alieni, e un misterioso documento in codice in grado di far saltare le coperture del governo sulla questione degli UFO.

- Sicuramente è una bella suspense, e alla fine dell'episodio c'è un grosso punto interrogativo su cosa è successo a Fox Mulder, - dice Carter. La sconcertante ultima puntata della stagione accolse anche alcuni dei suoi favoriti personaggi di supporto, inclusi l'ubiquo Uomo che Fuma la Sigaretta, Byers, Langly & Frohike, la squadra del Rapinatore Solitario, l'agente Alex Krycek -- apparso l'ultima volta in Lo Scambio (Ascension) -- il direttore Skinner e il padre di Mulder. La parte del vecchio Mulder -- introdotto nella puntata L'Invasione dei Cloni (Colony) -- veniva abilmente interpretata da Peter Donat, ma non era stato lui la prima scelta di Carter per il personaggio. In omaggio all'ispirato Kolchak: The Night Stalker , aveva sperato invece di attirare lo stesso Carl Kolchak, l'attore Darren McGavin. Non riuscirci fu un colpo per Carter, che però sembra determinato a farlo comparire nella serie prima o poi in futuro. - Ci abbiamo già provato due volte, e non era disponibile, - sospira. - Ma continueremo a provare, quando si presenterà il ruolo adatto. - La terza volta sarà forse più fortunata?

Preparandosi alla première della terza stagione nel novembre di quest'anno, Carter è circospetto sulle storie in arrivo, e lascia cadere allusioni tentatrici su cosa possano aspettarsi gli spettatori. - Iniziamo la terza stagione con una grandiosa puntata in due parti, la continuazione del finale della seconda stagione... La questione sul destino di Mulder trova risposta nel primo episodio, ma non ci fermiamo lì, e proseguiamo la storia nel secondo episodio. Un'altra mini-serie di X-Files!

E dopo?

- Per il resto dell'anno, vogliamo tornare a quello che sappiamo fare meglio, e cioè raccontare storie misteriose e terrificanti, e raccontarle in modi che non siano familiari. Perciò potremmo sorprendervi con un seguito o due. Abbiamo riportato un grande successo con il seguito di Omicidi del Terzo Tipo (Squeeze), Creatura Diabolica (Squezeed 11/Tooms), così credo che potreste vedere un seguito all'episodio Insospettabile (Irresistible), da qualche parte lungo il cammino, e sto prendendo in considerazione di farne un paio d'altri.

Sicuramente non rivedremo l'informatore della prima stagione, Deep Throat, ma si parlava molto di una puntata sul Rapinatore Solitario (con Mulder e i suoi vecchi compagni di caccia al complotto) e forse, più probabilmente una serie sui vampiri. Le ultime voci furono alimentate dall'episodio Giochi di Sangue (3), nel quale Mulder indaga su una serie di "triplici omicidi" perpetrati da assassini apparentemente vampirici. La fine della puntata lasciava ancora tre vampiri "cattivi" e uno "buono" liberi e in fuga, e sorge spontanea la domanda: "Che cosa è successo ai vampiri?" Altre voci si concentrano su qualcosa dal nome "The Y-Files", che sarebbe simile a X-Files ma avrebbe come protagonista una squadra internazionale di investigatori.

I commenti di Carter contraddicono in pieno le chiacchiere.

- Non c'è mai, mai stata l'idea di fare una nuova serie dall'episodio dei vampiri, - dice schiettamente. - Una serie nuova verrebbe tratta da X-Files in generale, non semplicemente da un episodio specifico. Non è nei progetti in questo periodo, ma soltanto perché non ho il tempo di farla. Detto ciò, ho di certo un sacco di idee su come fare, se non una nuova serie con uno dei protagonisti secondari, almeno un compagno per X-Files . -

Oltre a questo, non si riesce a fargli dire altro -- "mi sta ancora frullando in testa" -- che il nuovo lavoro prenderebbe definitivamente la forma di un'altra serie a puntate, piuttosto che di un film per la TV o di una serie speciale o di una mini-serie. La Fox sembrerebbe disposta a lasciar dirigere il nuovo programma a Carter, e il suo contratto per X-Files non gli permette di andarsene tanto presto, perciò per il momento le cose restano in sospeso...

E c'è un'altra voce, che viene dagli appassionati, e che porta Mulder e Scully dal piccolo al grande schermo per un film X-Files al gran completo. Questo dev'essere senz'altro in programma.

- Non è solo una voce, - sorride Carter. - Si sta muovendo veramente, la questione è solo quando verrà scritto, quando saranno disponibili gli attori, e quando potremo girarlo. - Un grosso problema è convincere Duchovny e la Anderson a rinunciare al loro già scarso tempo libero a favore di un progetto cinematografico, ad impegnarsi in un film, ed essenzialmente a lavorare tutto l'anno su X-Files . Gillian Anderson ha messo bene in chiaro che preferirebbe interpretare un lungometraggio soltanto dopo che la serie avrà terminato di andare in onda in televisione, più o meno come è successo con Star Trek: The Next Generation . Se le cose stanno così, con i due divi sotto contratto per cinque anni, possiamo aspettarci di vedere il film X-Files nel 1998 al più presto.

Nel frattempo la serie ha sicuramente dimostrato di avere "gambe", e ha tutte le qualità per correre, per diventare un genere-simbolo televisivo, come ha fatto Star Trek negli anni '60. Ma Carter non osa guardare troppo lontano nel futuro.

- Non riesco a vedere nemmeno da qui a un anno, - riflette, - ma sarebbe meraviglioso scrivere un pezzo di storia della televisione. - Riesce a vederlo durare quanto Star Trek? - Mi porteranno in giro sulla sedia a rotelle... - ride ma sembra fiducioso -- come lo siamo noi -- che la "verità" sarà là fuori ancora per un bel po' di tempo a venire... Il presente testo può essere letto in linea o scaricato, e può essere diffuso per via telematica senza limitazioni. Il testo è però di proprietà dell'autore e non può essere utilizzato per scopi commerciali, pubblicato su riviste commerciali o inserito in CD-Rom, senza la previa autorizzazione dell'autore. Inizio pagina | Sommario | Thread | Departments | Columns | Views | Script | Delos Home