punti di vista diversi di Roberto Quaglia

Ciò che s'incontra qui appartiene alla Grande Famiglia delle Tracce di Quaglia, cioè quella roba che avanza quando qualcuno che si chiama Quaglia esiste senza farne segreto.

Pensiero stocastico

Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.

Qual è il confine tra la New Economy e la fantascienza? Come tutte le domande intelligenti, si tratta di una domanda stupida alla quale non si può rispondere ragionevolmente. Ci tocca quindi tentare la via dell'irragionevolezza, confidando che la natura auto-organizzativa dell'universo venga in soccorso dei nostri argomenti rivestendoli di quella patina di plausibilità tanto cara sia ai lettori di fantascienza che soprattutto agli economisti.

Qual è la differenza principale tra coloro che capiscono e cavalcano la New Economy e coloro che non la capiscono e se ne tengono alla larga? La differenza è che i primi, quelli che la capiscono e la cavalcano, sono tutti preda di un'allucinazione. Non comprendono affatto la New Economy, ma sono tutti vittima dell'allucinazione di comprenderla. Non è affatto strano che ciò funzioni e produca effetti positivi per tutti. Qualsiasi Realtà non è in effetti altro che un'allucinazione condivisa. La New Economy è quindi effettivamente una nuova realtà, proprio perché sempre più persone sono preda dell'allucinazione che essa esista davvero. Poiché si tratta di una nuova realtà, obbedisce a regole diverse da quelle note in precedenza. Coloro che invece sanno di non comprendere la New Economy, credono che la New Economy sia una specie di allucinazione (come effettivamente è), ma non si rendono conto che si tratta di una nuova Realtà. Come ogni nuova realtà, la New Economy è soltanto all'inizio. Esiste embrionalmente, ma il feto già evidenzia molte delle caratteristiche che l'individuo adulto possederà. Ed esse sono sotto gli occhi di tutti, ben visibili per coloro che non si accontentano di lasciarsi abbagliare dai fulgori dell'allucinazione.

New Economy vuol dire un sacco di cose. Ognuno vede in questa nuova etichetta i significati che vuole. Per gli ottimisti New Economy significa crescita illimitata: e l'inarrestabile (al momento in cui scrivo) salita del NASDAQ (l'indice azionario legato ai titoli tecnologici negli Stati Uniti) pare non smentire questo punto di vista [appena hai finito di scrivere il NASDAQ ha cominciato a crollare e non ha ancora smesso, NdR]. Per gli scettici la New Economy è invece poco più che una moda passeggera, manifestatasi nei mercati borsistici come una colossale bolla speculativa destinata presto a sgonfiarsi nella migliore delle ipotesi, a deflagrare seminando morte e distruzione nella peggiore. Al di là delle opinioni, New Economy secondo me significa soprattutto la fine dell'intermediazione sui mercati finanziari. Nell'ultimo paio d'anni, prima migliaia e poi milioni di persone normali hanno iniziato ad operare sulle borse di tutto il mondo direttamente da casa loro con il loro PC, bypassando consulenti, broker, banche, gestori di fondi comuni e società di intermediazione mobiliare. E questa tendenza prende sempre più campo ed è presto destinata a diventare una realtà importante. Una realtà in grado di cambiare il mondo. Soprattutto se si guarda alla cosa con occhio fantascientifico.

Nella Vecchia Economia il mercato azionario era legato alla realtà fisica ed economica delle aziende secondo parametri ben definiti. La sopravvalutazione o la sottovalutazione di un'azione erano gli elementi prevalenti in base ai quali deciderne l'acquisto o la vendita. Nella Nuova Economia i corsi azionari delle aziende quotate hanno quasi letteralmente vita propria. Aziende come Tiscali appaiono praticamente dal nulla ed un attimo dopo raggiungono una capitalizzazione di borsa superiore a quella della FIAT, in totale spregio dei fondamentali economici dell'azienda. La sopravvalutazione del valore dell'azienda è una delle caratteristiche quasi sempre presenti nella Nuova Economia.

Sorge un interrogativo: se la realtà materiale dell'azienda è sempre meno rilevante ai fini della sua valutazione borsistica, accentuandosi in futuro questa tendenza non è che giungeremo infine addirittura alla quotazione in borsa di società inesistenti?

Secondo me è inevitabile, poiché è possibile e conveniente. L'inesistenza di una società è il requisito ideale per una crescita illimitata del suo corso azionario. Essendo in ogni momento infinitamente sopravvalutate rispetto al loro valore reale, le azioni di una società inesistente possono crescere indefinitamente senza mai perdere convenienza.

Siamo forse però balzati troppo in fretta alla più logica delle conclusioni. Facciamo quindi un passo indietro, e torniamo al presente. Una delle mode più recenti, negli Stati Uniti, è quella di quotare siti Web. Certo, dietro al sito Web c'è sempre una società concreta con tutte le carte in regola, ciò però non toglie che i piccoli investitori in realtà stiano comprando il sito Web - ovvero l'unica cosa di quella società che essi sono in grado di vedere. Le azioni di Yahoo non avrebbero mai avuto il successo che hanno avuto (capitalizzazione in borsa superiore a quella della General Motors) se Yahoo.com non venisse visitato quotidianamente da decine di milioni di persone. Che poi dietro a Yahoo ci siano migliaia di impiegati a lavorare poco importa. Ciò che conta è il traffico sul sito ed il business da esso derivante. Giungiamo quindi alla curiosa condizione dove il valore di borsa di un'azienda è proporzionale alla quantità di traffico del suo sito Web. Situazione tanto più curiosa se si considera che un sito Web non è una cosa in sé, bensì la rappresentazione di qualcosa. Di per sé, un sito Web infatti altro non è che una manciata di paginette di testo, immagini e codici HTML. Come fa una roba del genere a valere migliaia di miliardi? Li vale, se tutti concordano sul fatto che li valga e ed i compratori di azioni Yahoo siano di più dei venditori.

Il superamento dell'intermediazione mobiliare, resa possibile dall'online trading su Internet, renderà possibili scenari borsistici inimmaginabili sino a poco tempo fa. Dato che nella Nuova Economia il rapporto tra la realtà fisica del bene quotato e la sua valutazione virtual-borsistica è poco influente (e sempre di meno lo sarà), assisteremo presto alla virulenta proliferazione di soggetti quotati sempre più virtuali. Nulla infatti vieta che in un prossimo futuro tutto possa venire quotato in borsa. Le varie piazze mondiali, per il momento distinte, sono fatalmente destinate a fondersi in un unico mercato borsistico globale aperto 24 ore su 24. Già adesso, con Internet, chiunque può operare in tempo reale su qualsiasi piazza mondiale, e questo stato di fatto delle cose non potrà non venire formalizzato con la fusione effettiva di tutti i mercati. Nel Mercato Borsistico Globale tutto potrà venire quotato da chicchessia, dato che il superamento dell'intermediazione abbatterà costi e difficoltà a zero. Naturalmente, non tutto sarà appetibile per gli investitori; gran parte dei milioni e milioni di soggetti quotati non venderanno le proprie azioni che a vicini di casa, zii e parenti. Ma tutti avranno una chance. Ed Internet sarà la piazza dove le rappresentazioni si proporranno sul Web. All'atto pratico, saranno proprio i siti Web ciò che gli investitori compreranno. La quantità del traffico sul sito sarà il parametro di valutazione adottato dagli investitori più accorti. La simpatia del sito sarà il parametro preferenziale degli investitori più emotivi. Anche le homepage personali verranno quotate, così che ognuno riceverà dalla società umana denaro in misura proporzionale al gradimento che la sua persona è in grado di suscitare a mezzo Web. Ci saranno genitori che quoteranno i loro figli neonati per garantire loro un futuro economico, e fidanzati senza troppe fisime che quoteranno la propria fidanzata per tirare su un po' di soldi facili. Nasceranno nuove figure professionali, come lo stilista borsistico ed il magnaccia azionario. Il mondo si riempirà di nuove opportunità.

Nel Mercato Borsistico Globale della Nuova Economia prossima ventura i grandi speculatori non avranno più il potere di cui godevano all'epoca della Vecchia Economia. Con la diffusione ramificata dell'online trading presso i piccoli risparmiatori, il cosiddetto parco buoi sarà troppo vasto e potente per essere munto a piacimento. A Gennaio 2000 lo speculatore George Soros (uno degli artefici dell'affossamento della Lira nell'estate 92) perse qualche decina di migliaia di miliardi per avere sbattuto il muso contro un'entità improvvisamente più grossa di lui: il parco buoi (nel gergo borsistico il parco buoi sono i piccoli risparmiatori che si gettano nella mischia sull'onda dell'euforia, quando i corsi sono già troppo alti, giusto in tempo per lasciarci le penne a vantaggio dei grossi speculatori). Ed è proprio la rapidissima crescita numerica dei piccoli risparmiatori ad invertire il rapporto di forza tra grandi e piccoli capitalisti. Se nel Regno dei Grandi Capitalisti c'era un disegno dietro ad ogni evento significativo, nel montante Regno dei Piccoli Capitalisti il corso degli eventi sarà caotico ed imprevedibile come le condizioni climatiche. La New Economy è quindi anche la vittoria finale del parco buoi sui poteri forti.

Siete quindi pronti a quotare la vostra persona, vostra mamma ed il vostro cane sul Nuovissimo Mercato? Manca poco al via. David Bowie già si è quotato. Attenti a non perdere il treno, e pensate fin d'ora a come definire la vostra Offerta Pubblica di Acquisto. Perché il treno dopo, che partirà alla puntata successiva, sarà del tutto vuoto. Conterrà infatti i milioni e milioni di entità completamente inesistenti che costituiranno la gran parte del mercato borsistico mondiale del secolo ventiduesimo. O forse anche questa è storia già dei prossimi decenni?

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