Silenzio. Un leggero senso di tensione. Stupore. Lieve ritardo nell'adattarsi alla nuova situazione. Il corpo di Ledeo galleggiava nel bianco più assoluto. Nessun punto di riferimento. Niente più alto o basso, piani d'appoggio o una minima sfumature di grigio cui aggrappare lo sguardo.Subito dopo aver allungato la gamba aveva avuto la sensazione di cadere, ma non avrebbe saputo dire per quanto tempo. Forse aveva anche perduto i sensi per qualche istante.Era solo un'impressione o la temperatura stava cambiando? Si, Ledeo avvertiva una sensazione di dolce tepore attorno a sé. Per la prima volta gettò uno sguardo al suo corpo e si rese conto di essere nudo.

Silenzio. I nervi si distendono. Cuore e respiro rallentano fino a diventare un’avvolgente sequenza ritmica.

Non aveva ancora sentito Madres parlare, ma era certo di avvertirne la presenza.

Intanto continuava a galleggiare, come se fosse immerso in un liquido, eppure era sospeso in aria. Mentre i suoi sensi andavano attenuandosi una tenue vibrazione, una nota bassa incominciò a suonare dentro di lui. Senza rendersene conto i suoi pensieri presero a correre all'indietro. Il giorno della partenza, la morte del padre, la prima mostra dei suoi quadri, gli occhi di Emra, i ricordi di tutta la sua vita riavvolti fino alla nascita.

Ledeo riaprì gli occhi. Sotto di lui un'immensa distesa d'acqua scorreva veloce, provò l'impulso di immergersi in essa e un istante dopo si trovava ad ammirare uno straordinario mondo sommerso. L'acqua era piacevolmente calda e non aveva nessun bisogno di respirare ed anche se scendendo verso gli abissi la luce si affievoliva, il cuore di Ledeo continuava ad essere leggero. La meraviglia di fronte a quell’esperienza era tale da annullare qualunque altra sensazione.

Quando fu avvolto completamente dall'oscurità si fermò, si guardò intorno e sbatté le ciglia. Al loro risollevarsi era ora lo spazio a mostrarsi nel suo gelido splendore.

Fece appena in tempo a rendersi conto di non ricordare più neppure il suo nome che il suo corpo riprese a vibrare, questa volta però in modo diverso. Poteva sentire le molecole del suo corpo perdere coesione e schizzare via, ma la cosa più incredibile era che lui continuava ad avere coscienza di ogni parte di sé, percepiva chiaramente tutte le impressioni che i suoi atomi stavano raccogliendo. Milioni di informazioni, di emozioni, esperienze che una sola vita umana mai avrebbe potuto accumulare. Eppure Ledeo riusciva a gestire tutto questo con una naturalezza quasi istintiva, questo gli procurava una sottile sensazione di potere. Il suo io si dilatava nell'universo perdendo la propria personalità, le peculiarità e i ricordi che rendono unica una persona, ma in cambio acquistava una nuova consapevolezza di sé, una sicurezza più profonda legata al nuovo ruolo che era stato disegnato per lui e che finalmente ora riusciva a intravedere.

Quando finalmente tutto il suo corpo si fu consumato, anche il contesto intorno a lui incominciò a diventare indistinto, una lieve scossa di dolore attraversò tutti i suoi atomi smembrati, qualcosa stava imponendo loro di tornare alla forma originaria.

Bianco. Stanchezza. Vuoto. Inadeguatezza. Ledeo non riusciva a muovere neppure un muscolo ne tanto meno ad aprire gli occhi.

Prima di perdere completamente conoscenza gli parve di sentire la voce di Madres, gentile, rassicurante. Poi si addormentò.

III

Lentamente Ledeo sentiva riaffiorare la propria coscienza. Provò ad aprire gli occhi ma per alcuni istanti non riuscì a mettere a fuoco nulla. Poi i pensieri e la vista ripresero una parvenza di fluidità. Era nel letto della sua camera, come ci fosse arrivato restava un mistero. La luce era soffusa e un leggero profumo d’incenso rendeva l'aria della stanza più gradevole.- Ben svegliatoLedeo sobbalzò sul letto, d'istinto voltò lo sguardo verso la sorgente di quella voce, che non era quella di Madres. Seduta nell'angolo opposto al suo riusciva ad intravedere una figura umana. Ledeo cercò di calmarsi, forse aveva capito di chi si trattava ma volle chiederglielo direttamente.

- Chi sei?

La sagoma si alzò senza dire nulla e con grazia si avvicinò a lui.

- Io sono il Modulo Interattivo Sperimentale 0. 2 o più semplicemente M.I.S.

Adesso che riusciva a vederlo chiaramente non poté fare a meno di ammirare un simile lavoro di biotecnica. Era un essere umano a tutti gli effetti, dalla pelle al respiro, dalla morbida lucentezza degli occhi ai piccoli movimenti involontari delle dita e dei muscoli del viso. Davvero notevole.

Ora aveva l'aspetto di una donna di circa 35/40 anni, qualcosa nel suo sorriso appena accennato gli era familiare, non avrebbe saputo dire perché, ma c'erano dei tratti in quel viso che lo rassicuravano. Eppure guardando negli occhi quella creazione umana non poté fare a meno di sentire un brivido dietro la schiena.

- Hai dormito 15 ore, il tuo equilibrio psico - somatico è regolare. Di qualunque cosa tu abbia bisogno io sono qui.

- Ok, per ora sparisci. Ho bisogno di riflettere un po' da solo.

- Certo. Mi puoi trovare nella mia stanza, in qualunque momento.

Mentre la porta scivolava dietro le spalle di M.I.S. Ledeo incominciò a pensare agli ultimi avvenimenti. Man mano che nella mente la nebbia si diradava, i ricordi dell'esperienza appena vissuta con Madres lo riempivano di stupore e nuove domande. Non era stato assolutamente preparato ad affrontare una simile prova. Anzi non era stato preparato a nulla! Quei maledetti dell’Ordine Labirinto lo avevano trattato con tutti i riguardi ma erano stati abili nel non rispondere alle sue domande. Questo non sapere lo turbava molto ma non annullava la meraviglia per le emozioni che aveva provato. Mai aveva immaginato che la coscienza di un uomo si potesse espandere al punto di abbracciare l'intero universo. Era stato tutto molto veloce, confuso, ma non c'era dubbio che ora era una persona diversa. Qualcosa nel suo cervello era scattato. Solo 48 ore fa la sua opinione su tutto il Progetto T.I.’A. era certamente negativa. Non riusciva a credere fino in fondo ad una speranza così remota nel tempo e soprattutto nello spazio. Gli sembrava quasi inevitabile la fine di una civiltà tanto ciecamente votata alla guerra, forse addirittura auspicabile, nell'eventualità ci fossero veramente altri pianeti abitati, perché sicuramente sarebbero stati motivo d’innumerevoli spargimenti di sangue.