2.

Dal giorno successivo, divenne consuetudine per Brainhope tornare ogni mattino alla Piramide, molto presto, appena dopo l’alba. Tutto intorno al perimetro del campo di forza correva una tettoia larga una ventina di metri. Quando lui arrivava c’era sempre poca gente, così poteva spingere i cingoli del Paguro fino al limitare della zona d’ombra. Più tardi sarebbero giunti a frotte i turisti, e con loro i predicatori, i sacerdoti, i mercanti d’illusioni, gli spacciatori di droghe, maniaci, ladri, prostitute, venditori di ricordi. La tettoia si sarebbe animata delle loro grida, in poche ore sarebbe stata brulicante di vita.La Piramide era titanica, una montagna di vetro alta duemila metri. Sui suoi fianchi poderosi gli Scalatori apparivano formiche minuscole, anche visti attraverso il binocolo elettronico.Brainhope si sforzava di seguire il movimento di ciascuno, di individuare coloro che crollavano sfiniti. Nessuno comunque si trovava oltre la prima metà della Spirale. Ogni volta, non poteva fare a meno di chiedersi dove sarebbe arrivato lui.La vide solo all’ottavo giorno.Lei se ne stava un poco in disparte, immobile, appoggiata a uno dei pali di sostegno della tettoia. Era in credibilmente bella. I capelli, scuri come ali di corvo, le ricadevano dalle spalle sulla schiena fin quasi alla vita. Gli occhi erano due perle nere, due diamanti notturni. Ardevano come l’anima del deserto, fissi sulla Piramide.

Fu soprattutto l’intensità di quella sua espressione più di ogni altra cosa, ad attirare Brainhope.

Sembrava fosse impossibile scalfirla. Pure, al di sotto, Brainhope credette di leggere un disperato appello. Non trovò il coraggio di parlarle.

Tornò nello stesso punto il giorno dopo, timoroso di averla persa e maledicendosi per questo.

Ma lei era lì, incurante di quanto accadeva intorno. Brainhope le si avvicinò. — Mi scusi — mormorò.

Si voltò verso di lui. Brainhope sentì le ginocchia mancargli e desiderò di potersi allontanare, di non averle mai rivolto la parola. Era come inchiodato al suolo. In un attimo si accorse di essere stato catturato.

— Sì? — disse la ragazza, avvolta nel suo sguardo insostenibile.

— Io… — fece Brainhope. Mosse nervosamente le mani a disagio. Sentì di sudare, e non per il caldo. Gocce salate gli caddero dalla barba sul petto.

— Io temo di fare la figura dello sciocco, in questo momento. Non mi era mai capitato. Tutto quanto volevo dirle mi è di colpo passato di mente. È meglio che la lasci nuovamente sola. Spero di non averla disturbata.

— Aspetti — gli disse lei. — Non mi ha disturbata affatto. Anzi. — Sospirò. — In fondo, penso di avere il bisogno di parlare con qualcuno.

I suoi lineamenti si fecero meno tesi, parte della loro graniticità scomparve. Osservandola, Brainhope notò l’abbronzatura della pelle, sotto la tuta molecolare e sul viso. Era molto più scura di lui.

— Dev’essere qui a Mondo dello Specchio già da parecchio tempo — disse.

— Da diversi mesi.

— È venuta sola?

— Sì.

— La Piramide, mi dica, viene anche lei a guardarla ogni giorno?

— Sì, ma non sono ciò che lei crede. Non andrò su.

— No?

— Mi comporto esattamente come se dovessi farlo, vero? — Reclinò il capo leggermente da una parte. — Invece, lei è dell’Agenzia Suicidi.

— Come?

— È venuto con la Continental, voglio dire. Ormai ho imparato a riconoscerli. Lo portano scritto in volto.

Lui annuì. Era un dialogo buffo, diverso da come se l’era aspettato. Si accorgeva di quanto poco in realtà si stessero dicendo, solo banalità. Ma altre domande gli nascevano dentro per morirgli sulle labbra, era incapace di trovare le parole adatte.

— Perché viene qui, allora? — chiese. — Il suo aspetto…

— Non sembro affatto una turista, vero? O qualcosa d’altro. Non lo sono. Vorrei sapere come definirmi. Vorrei sapere anch’io perché vengo qui. Me lo domando ogni giorno. Ogni volta mi pare di essere più vicina alla risposta, ma non riesco mai ad afferrarla per intero. Quando ci riuscirò potrò andarmene. Se ci riuscirò.

— Che genere di risposta cerca?

— Ora vuole troppo. Che genere di risposta cerca lei, nella Piramide?

Quella ragazza aveva il potere di inquietare Brainhope. Quanto lui intuiva fosse profondamente sepolto in lei. Doveva riuscire a portarlo in superficie. Sentiva che in qualche modo ciò avrebbe aiutato anche lui.

Tornando a fissarla, vide che lei aveva ripreso l’antica espressione assorta, si era perduta di nuovo in luoghi sconosciuti. Doveva essere così più vicina di lui. Fu un attimo. L’istante dopo lei era tornata indietro, gli era nuovamente di fronte.

— Deve perdonarmi — gli disse — certe volte è più forte di me.

Si girò verso la Piramide, svettante nel barbaglio, nella calura che stava aumentando, compensata appena dagli impianti di refrigerazione della tettoia. — Quando è arrivato?