Dopo Jumanji dando vita ad un meccanismo narrativo molto simile, il regista e attore (ma non in questo film) Jon Favreau dà vita ad una commedia dal gusto fantascientifico, ricca di effetti speciali e di situazioni divertenti, ma troppo 'sconclusionata' per essere credibile o pienamente godibile. Questo perché nella costruzione narrativa, Favreau sceglie di seguire un ibrido. Film per bambini da un lato, avventura fantasy dall'altro, con quest'ultimo aspetto sacrificato in maniera eccessiva in nome di una scelta adolescenziale discutibile e scarsamente redditizia.

Tutto inizia quando Danny e Walter, due fratelli di 6 e 10 anni, rimasti soli a casa con la sorella più grande iniziano a giocare ad un misterioso gioco da tavola. I due, in genere, litigano in continuazione e la separazione dei genitori non li aiuta di certo ad avere una situazione familiare stabile ed equilibrata. Il gioco da tavolo chiamato Zathura, però, li condurrà ben oltre i confini della realtà: nello spazio profondo Danny e Walter dovranno necessariamente riscoprirsi fratelli se vorranno concludere l’incredibile gioco e tornare indietro sani e salvi. Giocare è l'unica chance che hanno per salvarsi...

Il problema è che pur sfruttando un'idea divertente (un gioco che richiede un grado di interattività imprevista) Favreau pur dando vita ad un film cinematograficamente ineccepibile, si appoggia su una sceneggiatura fragile ambientata in uno spazio dove vola una casa, dove le cose galleggiano (al di fuori delle mura...) in virtù dell'assenza di forza di gravità, ma dove - al tempo stesso - si respira ossigeno e all'interno della casa tutto sembra normale. E' chiaro: si tratta solo di un sogno, di un gioco, ma nel cinema che ha a che fare con la fantascienza non è mai male affrontare in maniera sensata le problematiche fisiche: regole ideali del cinema che si riflettono sensibilmente anche sulle regole ideali del gioco all'interno della narrazione. Zathura, dunque, oltre ad essere incredibilmente scontato e non particolarmente divertente, non coinvolge mai uno spettatore disorientato e - soprattutto - non riesce mai a sfuggire dai binari del deja vu, avviandosi inesorabile verso un lieto fine prevedibile dall'inizio del film sia in qualità, sia - peggio - ancora per modalità...

Non un brutto film quindi, ma sicuramente una pellicola inutile che poteva certamente venire meglio sviluppata...