Per un attimo, questo pensiero attraversa la mente di tutti. Si fa largo una sottile insicurezza, un dubbio leggero. Che cosa sto facendo? Chi sono? E’ una domanda di esistenza, di visibilità. Come ci chiede acqua, il nostro corpo chiede esposizione, desidera essere mostrato. Per natura siamo esibizionisti, ci cibiamo dello sguardo altrui e ne godiamo.Detto questo, Alcibiade passeggia per le strade polverose del Pireo. Sente l’odore del mare, denso, provenire da sinistra. Sulla destra, alcune baracche dove i pescatori si rifugiano a bere vino speziato la sera prima di accasciarsi sulle brande sudice. Rimane fuori fino a notte inoltrata, vagando per i meandri del porto, lasciando dietro di sé un forte alone di nobiltà, un sentimento che si gonfia al suo solo passaggio, una fitta nel cuore dei popolani che non potranno mai avere altro contatto con lui che non sia legato a qualche forma di soddisfacimento di suoi bisogni.

Ma, intorno, brulica la vita. E sa che deve partire, viaggiare e mettersi in pericolo per raggiungere terre lontane dove lo aspetta la morte, la sua o quella dei suoi nemici. Ma. In ogni caso è sempre morte.

In un impeto d’ira, recide i genitali delle statue di Eros, lunghi cazzi che svettano in mezzo alla strada, falli imponenti monito a tutti i greci. Che tengano le loro donne al sicuro da dei eccitati e desiderosi di farsi le più belle fighe mortali. Un’ oppressione costante, inaccettabile.

Poi si guarda intorno e rinfodera la spada. Le guardie lo raggiungono e si stupiscono di riconoscere in lui l’autore di tanto massacro. Lo guardano bene, non ci credono. Avrebbero preferito non vederlo e dare la colpa a qualche marinaio ubriaco, che sarebbe poi stato giustiziato o sbattuto in una cella lercia.

Ma è successo, il colpevole è effettivamente lui.

Ci dispiace - si rammaricano.

E allora rimanete sicuri nelle vostre case, abbeveratevi ai vostri televisori, in attesa che compaia la vita in diretta.

L’undici settembre è la più grande sega mai fatta nella storia dell’umanità. Due palazzi si ergono nella città più vibrante del mondo. Sono due falli in piena regola, due bei cazzoni che sbucano dalla terra. Non sono pisellini di bambini, brufoletti da adolescente imberbe. Sono sacche gonfie di sangue che ribolle, uccelli svettanti nell’olimpo della fertilità.

Ed ecco che viene somministrata loro una bella scossa.

Passano alcuni secondi.

Un’altra scossa, ancora più forte.

Allora esplodono, tutto il contenuto fuoriesce, una schiuma bianca, poi più scura sgorga dall’interno. Un boato fulminante, un’esplosione bestiale, inconsulta, accompagnata da grida e gemiti.

L’atto dura pochi secondi.

Quindi i due bestioni, sfiancati, sfiniti, si accasciano. Rimpiccioliscono e divengono polvere, svuotati.

L’intera scena sotto gli occhi di miriadi di telespettatori. Il più grande atto estetico di sempre, una enorme pugnetta. Osama Bin ci ha voluto ringraziare e noi non lo abbiamo capito, in cambio gli diamo la caccia.

Così l’evento viene descritto.

Vola. La navicella bianca vola ancora, schizza nel cielo, non importa da dove sia partita. L’importante è che esista. L’importante è che si libri, che si condensi, che esploda al limite del sospiro, sulla soglia della stanchezza, della paglia dopo e mi giro dall’altra parte. Mille mani toccano mille cazzi contemporaneamente, mille mani di uomo su cazzi di uomo e intanto mille oggetti di forme differenti, frutta, ortaggi, plastica, bottiglie, wurstel, coni gelato entrano ed escono da vagine lubrificate all’occorrenza e tutto sembra parlare di sesso, tutto è pace, amore, in un amplesso casto, una dichiarazione d’amore verso se stessi.

In questo momento, non esiste altro.

Nulla, nessuna forma di vita se non l’essere umano in sé.

E allora che i popoli si rivoltino, perché uno spettro gira per l’Europa.

Uno spettro di carne, sangue e sperma.

I terroristi palestinesi, non si fanno le seghe. Le Br, non se ne fanno abbastanza. E vogliono che tutti seguano il loro esempio.

-Li vedo già, sai Sam.

- Cosa, vedi già? - e trangugia un altro sorso di Four Roses.

- Tutti loro, finalmente quest’immagine fottuta mi è chiara davanti agli occhi.

- Cosa vedi allora, si può sapere cazzo?

- Sono in fila, tutti. Tutti in cazzo di righe umane e hanno l’uccello di fuori, per dio.

- No, cazzo, l’uccello di fuori!

- Sì, e marciano ordinati e muovono le gambe e le mani su e giù al ritmo di tamburi e urlano, cazzo se urlano.

- E cosa? Che cazzo urlano?

- Non li senti anche tu, che urlano? Siegh Heil! Siegh Heil!

- Già, Siegh Heil! Siegh Heil! Ma non erano comunisti?

- Si, ma all’estremo il passo è breve.

Poi.