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Emiliano Gokuraku Farinella

Cieli Sintetici Episode I: il lato sghembo della Forza e i pasticcioni d'onore


Un viaggio nella nuova fantascienza, nei suoi rapporti con la società e le sue tendenze più originali, alla ricerca degli spunti più promettenti per il futuro del genere che più di ogni altro è pronto ad accompagnarci nel nuovo millennio.

Il titolo di questo intervento si deve per metà a Francesco Chiminello e per metà ad Anna Dal Dan e alle lunghe discussioni su una mailing list di hard SF. Un altro personaggio con cui mi sarebbe piaciuto discutere del film è Marco Paolini - bravo e famoso teatrante veneto, con al suo attivo memorabili pezzi di teatro civile. Proviamo a immaginare il suo commento alla fine della visione di Episode I: "impressionante... mai visto prima... E adeso che femo? Gnente. Se speta" (ovviamente Episode II!).

Episode I è stato un successo commerciale annunciato da tempo. Il film avrebbe fruttato molto anche se non avesse incassato nulla ai botteghini.

Il successo tra pubblico e critica è però tutta un'altra storia, e fioccano poco dopo l'uscita recensioni cattive e spettatori e fan che si dichiarano delusi.

Per Episode I sono state costruite ad arte attese inverosimili, mentre Episode I rimane solo e comunque un film. Un film, con una grossa eredità, sul quale si possono fare tante considerazioni, alcune delle quali potranno anche trovare molti d'accordo, altre invece divideranno nettamente il pubblico.

La nuova trilogia introdotta da Episode I appare molto diversa dalla prima, non osa di più, ma cambia. Muta in alcuni punti fondamentali che avevano sancito il successo della prima trilogia, non si tratta più di un buddy movie, e adesso c'è una donna con un ruolo di rilievo e delle mosse importanti.

La storia nell'arco di tutto il film procede di pochissimo, e il vero colpo di scena - la conversione di Anakin Skywalker al lato oscuro della forza - non viene minimamente affrontato. Nonostante la relativa povertà della storia il film è abbastanza onesto, e sin dall'inizio non promette più di quanto potrà offrire davvero: sano divertimento.

Gli effetti speciali sono veramente impressionati. Tecnicismi a parte quel che non si può fare a meno di notare è che c'è veramente tanto.

In apertura si scopre sul testo che scorre sullo schermo che tutta la saga nascerebbe da una questione di tasse. Una scoperta un po' avvilente se si pensa che questo è l'innesco per una guerra cosmica tra il bene e il male. Probabilmente solo un multimiliardario può arrivare a tanto.

Le origini

George Lucas è un maestro nel realizzare enormi successi commerciali. Durante la sua carriera metterà a segno diversi colpi strepitosi dal punto di vista economico, il primo di questa serie è American Graffiti (1973) un film costato 775 mila dollari e fruttato 111 milioni di dollari.

Lucas decise poi di dedicarsi a Guerre Stellari. L'idea era di realizzare un film per una fetta di pubblico notata e coltivata dalla Disney, che però la Disney in quel momento stava trascurando. Proporsi a un pubblico giovane presentava diversi vantaggi, si poteva evitare di scritturare attori famosi per le parti dei protagonisti (Harrison Ford, Mark Hammil e Carrie Fisher sono degli assoluti sconosciuti in quel momento) e un pubblico giovane è spesso disponibile a presentarsi in sala più volte per vedere un film.

Le aspettative economiche per Guerre Stellari non erano enormi. Era un film alla Disney, quindi Lucas non si aspettava di incassare più di quanto incassasse un film del genere all'epoca: 16 milioni di dollari. Guerre Stellari fu invece un successo strepitoso e alla fine il film incassò 524 milioni di dollari.

Il buddy movie

Guerre Stellari si basava su una formula molto collaudata e di successo, quella del buddy movie, un film che ha per protagonisti due amici maschi.

In Guerre Stellari i due amici sono Han Solo, pilota buontempone, e Luke Skywalker, serio e lagnoso. Una tipologia di personaggi su cui Hollywood investiva molto in quel periodo e che aveva portato al successo molti film. Un uomo da marciapiede aveva vinto l'Oscar nel 1969 come miglior film battendo Butch Cassidy, l'anno seguente è candidato M.A.S.H., poi altri successi con il Braccio violento della legge e la Stangata, tutti film che raccontano la storia di un'amicizia tra due uomini. Lucas sfruttò questa possibilità e in Guerre Stellari modellò il rapporto tra i due protagonisti ispirandosi ai due amici che aveva creato per American Graffiti.

Una donna deve essere presente in un buddy movie, ma il suo ruolo è estremamente secondario, essenzialmente le donne in questo genere di film sono oggetto di scambio tra i due amici. L'idea di base è che ognuno dei due potrebbe facilmente sedurre la ragazza e che però si astenga.

Il rapporto tra i due amici è estremamente saldo e si vogliono veramente bene, e la donna è usata come strumento per certificare l'affetto che li unisce. L'uno dimostra affetto all'altro cedendogli la ragazza, che è esattamente quello che avviene nella serie di Lucas. Ne Il ritorno dello Jedi Han Solo si offre di rinunciare a Leila e di cederla all'amico Luke Skywalker, scoprirà però che il suo sacrificio non è richiesto poiché Leila è in realtà la sorella di Luke, e che quindi può anche tenersela. La soluzione perfetta.

In Episode I questa tematica, per fortuna, è assolutamente assente. una vistosa mancanza che rattrista molti spettatori che ricordano con nostalgia la vecchia trilogia, ma dal mio punto di vista lo ritengo un gran passo avanti anche se non è stata sostituita pressoché con niente.

I giornalisti

Giornalisti e critici pare si stiano accanendo con particolare cattiveria sul film. A prima vista non si capirebbe bene il motivo, in fondo non è il primo film povero di trama e contenuti che si vede spopolare. Non si tratta di un film intellettualmente scorretto ed è abbastanza onesto nel dichiarare sin dal primo fotogramma che offrirà solo un bel po' di space opera allo spettatore.

Di prodotti peggiori e viscidi ne abbiamo visti molti, e spesso sono anche riusciti a conquistare il favore di una parte dei commentatori.

Tanto cinismo e cattiveria dipende probabilmente dal modo in cui è stato lanciato il film sul mercato.

Nell'ultimo anno abbiamo assistito a una promozione del film che è paragonabile solo a quanto avvenuto in precedenza per il lancio di Windows 95. La promozione non era mirata tanto al lancio del film quanto allo spingere il merchandising che costituisce il vero affare, e rilanciare l'immagine di Star Wars che frutterà svariati miliardi di dollari (si pensi alla Pepsi Cola che ha pagato 2 miliardi di dollari per utilizzare le immagini di Star Wars sui suoi prodotti fino al 2005).

Il battage pubblicitario crea attesa e interesse e i giornali si buttano sull'argomento con l'unico scopo di essere letti dalle folle in fila in attesa di poter comprare Windows 95 la stessa notte dell'uscita o in attesa smaniosa di vedere cosa riservi il nuovo evento cinematografico.

Si deve riconoscere che come stimolo per scriverne non è granché, d'altronde dopo aver visto il film qualche entusiasmo ce lo si può concedere e tanta cattiveria è forse fuori luogo.

Le macchine buone

Guerre Stellari può anche essere accusato di essere un film reazionario e conservatore, fatto seguendo il motto "se ha funzionato una volta funzionerà ancora".

Ogni film della serie tra i suoi momenti più importanti e suggestivi da un metodico saccheggio del passato.

In Guerre Stellari la battaglia sui caccia che conclude il film è assemblata ad arte partendo dalle migliori scene di combattimento e sparatorie già viste al cinema; lo smembramento di C3-PO da parte dei Sabbipodi lo si è già visto nel Mago di Oz quando le scimmie volanti smembrano lo spaventapasseri; l'incendio della fattoria Skywalker è preso da Sentieri Selvaggi.

Episode I continua la tradizione e pesca a piene mani dal passato, anche nei minimi dettagli della corsa degli sgusci attentamente ricalcata dalla corsa delle bighe di Ben Hur.

Lucas potrebbe essere quindi un ottimo reazionario, non ha inventato nulla di più dello stretto necessario ripescando tutto il resto dalla tradizione cinematografica precedente.

Tuttavia Lucas è stato estremamente innovatore nel rapporto che propone con le macchine e la tecnologia. Lucas ci introduce a un'era di intrattenimenti senza complicazioni morali, ha iniziato a colorare di divertimento l'era digitale.

L'atteggiamento di Guerre Stellari verso la tecnologia è quasi inedito, i precedenti come Robbie la macchina buona de Il pianeta proibito sono pochi.

Nei film di fantascienza degli anni cinquanta e sessanta usualmente i computer e l'hi tech erano associati al "male", erano fonte di privazione di libertà, erano al centro di tecnocrazie disumanizzanti, in un crescendo fino ad arrivare a 2001, Odissea nello spazio in cui l'intelligenza artificiale che sovrintende a tutte le funzioni dell'astronave impazzisce.

L'uscita di Guerre Stellari coincise con un cambiamento radicale dell'immagine della tecnologia nella cultura dei non addetti ai lavori. La tecnologia digitale iniziava a entrare nella vita di tutti i giorni, non era più uno strumento disumanizzante ma, al contrario, uno strumento per conservare e evolvere la nostra umanità.

Il non profeta del prossimo millennio

George Lucas in questo film ha fatto un'altra sterzata significativa: ha deciso di effettuare una svolta in direzione contraria al new age.

Il misticismo e le tematiche new age dilagano e contribuiscono al successo di molte pellicole, e proprio in questo momento Lucas sceglie di dare un'interfaccia materiale alla sua Forza e di scemare molto questa vena mistica.

Ci sono almeno un paio di punti per cui rallegrarsi: la svolta della Forza da abilità puramente mistica a una sorta di caratteristica biologica, e finalmente il prevalere della politica sul misticismo.

Lucas non ci tiene a non diventare il profeta del prossimo millennio, e ha frenato l'entusiamo per La Forza dandovi un'interfaccia materiale e ricordandoci che in fondo era nata solo come mistica giocattolo da intrattenimento.

I midichlorian non saranno una gran trovata, ma sono una scelta coraggiosa e in controtendenza. Quando Lucas aveva già pronto in mano il prodotto new age da consegnare ha deciso di cambiare tutto

Un mondo di cavalieri Jedi e principesse

La Galassia ai tempi della minaccia fantasma è un posto in cui abbondano cavalieri Jedi e principesse.

La vecchia trilogia ci aveva presentato un mondo in cui i cavalieri Jedi sono solo il ricordo di un vecchio (Obi-Wan) che ha visto distruggere tutte le basi della sua società ideale, e in parte per colpa sua.

In Episode I ci sono una quantità enorme di Jedi in giro, si vede l'accademia dei Jedi e la Forza si maneggia tutti i giorni. difficile essere costantemente mistici quando si fa parte della manovalanza di una qualsiasi corporazione, anche se si tratta dei rispettabilissimi cavalieri Jedi. Il risvolto di questa situazione è che assistiamo a esibizioni alla spada laser a mai finire: aspetto che è sembrato sacrilego a molti appassionati della prima serie, ma che ha divertito molti altri (soprattutto nella battaglia con il super cattivo dove vediamo un vero maestro d'armi all'opera).

In un mondo in cui abbondano le principesse accade anche che una ragazzina decida di giocare a fare se stessa abbandonando i cliches che donne e principesse avevano ostinatamente seguito negli altri film. Libera dunque di parlare in senato, provare a decidere da sola, truccarsi pesantemente e sparare saltando da una finestra all'altra alla guida dei suoi uomini.

Insomma... Episode I ci parla di un mondo epico in cui i cavalieri Jedi erano ancora veri cavalieri Jedi, le principesse erano vere principesse e le piccole creature pelose di Alpha Centauri erano ancora le vere piccole creature pelose di Alpha Centauri.

Non dimentichiamo però i cattivi: dei veri cattivi. Tutti i buoni senza macchia (che abbondano) si credono liberi di agire, e padroni delle proprie azioni, ma non possiamo fare a meno di osservare che - come accade purtroppo spesso - a ben guardare sono stati tutti astutamente manipolati dal cattivo di turno che alla fine ha raggiunto il suo scopo.

L'interfaccia della Forza

Il film ha suscitato grande "scandalo" per l'introduzione dei midichlorian.

"Tradimento, tradimento" mi sembra quasi di poter sentire quando si tocca l'argomento.

vero, Lucas ha voluto dare una bella frenata al versante new age della sua opera, ma in fondo non cambia assolutamente nulla: se ripensate al funzionamento di questi simbionti (per quel poco che si dice nel film) essi non fanno altro che costruire un'interfaccia tra La Forza e l'uomo.

Della natura della Forza non si dice assolutamente nulla, la Forza in sé non viene toccata. I simbionti di cui narra Lucas si limitano a interfacciare La Forza con gli uomini: se nella vecchia trilogia credevamo che gli uomini interagissero direttamente con la Forza, adesso scopriamo che in realtà vi interagiamo attraverso questi microscopici esseri simbiotici.

Interfaccia a parte nulla è cambiato, e della sostanza della Forza non se ne sa nulla esattamente come prima.

L'operazione lascerà molti perplessi, sembra solo una patina pseudoscientifica pennellata sopra una vecchia teoria new age. un'astuta mossa perché oggi una spiegazione scientifica è in generale accolta meglio di una puramente mistica. Il guaio è quando sembra scientifica, e basta...

anche vero che ogni ipotesi sulla fisicità della forza rimane inalterata e sarei pronto a scommettere che se fosse interpellato a tal proposito Egan tirerebbe fuori una mezza dozzina di spiegazioni della Forza su base puramente fisica.

Jar Jar: ovvero il lato sghembo della Forza

Jar Jar è uno dei personaggi più criticato del film, una di quelle componenti che può avere portato a odiare profondamente Episode I. Come personaggio si potrà pensare che non è un granché: troppo caricato, troppo macchietta, perde in partenza ogni confronto con il vecchio Han Solo. L'ironia che nella prima trilogia era abbastanza diffusa qui è tutta caricata sulle spalle di questo personaggio che finisce per giocare il ruolo del buffone.

Jar Jar però è anche altro, e per il pubblico italiano egli è profondamente legato alla lingua che parla. Jar Jar parla un'esilarante neo lingua in cui si ravvisano pezzi e bocconi di tutte le lingue europee, italiano, tedesco, spagnolo, inglese, francese e anche qualche dialetto dicono i più fantasiosi. Una lingua sulle cui ragioni si può molto discutere, che però è risultata l'arma vincente per colpire molti spettatori (la grossa parte di pubblico che rideva in sala?).

Jar Jar è un pasticcione, si è meritato l'esilio per la sua indole, e dà spesso prova di una codardia non indifferente. anche estremamente fortunato se non ci fosse la Forza nei paraggi, e non rimane quindi altro da pensare che il lato sghembo della Forza sia con lui. Soprattutto è il personaggio che dà le maggiori prove di umanità. lui che prova paura in un mondo di indomiti, è titubante in mezzo a uomini sempre decisi, è lo sfigato tra i fortunati. Nonostante tutto, però, è sempre fedele e leale, in fondo Jar Jar è quello che potremmo definire un pasticcione d'onore. Il che non lo rende migliore, più simpatico, più credibile o più "personaggio", però riesce più di tutti gli altri a ricordarci esseri umani che ci piacciono, e non è poco.

Su Episode I si suggerisce la lettura di Louis Menad The New York Review of Books



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