Ci sono volute circa quattro ore di fiato sospeso, prima che i fantasmi della missione Genesis si volatilizzassero definitivamente. Tanto è stato il tempo intercorso dal momento dello sgancio del modulo di ritorno, il cosiddetto SRC (Sample Return Capsule), e il ritrovamento della capsula da parte degli elicotteri in ricognizione. Ma fin dai primi minuti dell'ingresso nell'atmosfera, il laboratorio volante della NASA installato su un DC-8 e incaricato di seguire tutte le fasi del rientro, ha dato ritorni positivi, rincuorando in tempo reale tutti coloro (ed erano in molti) che, con il cuore in gola, ripensavano all'epilogo della Genesis, schiantatasi per un banale montaggio rovesciato di alcuni sensori di accelerazione che ha impedito l'innesco del conto alla rovescia per l'apertura del paracadute. Per Stardust invece tutto è filato liscio. Mentre dopo lo sgancio dell'SRC, il modulo principale è stato deviato e messo in un'orbita sicura intorno al Sole, dove probabilmente verrà abbandonato, la capsula di rientro ha attraversato come una bellissima stella cadente (a una velocità di quasi 13 km/s) i cieli di quattro stati americani: Nevada, California, Idaho e Oregon. Poi ha aperto il paracadute e, nonostante una tempesta l'abbia trasportata più a nord di quanto previsto, dopo cinque rimbalzi si è posata sul territorio del U.S. Air Force Utah Test and Training Range nel deserto dello Utah. Una volta recuperata, la capsula è stata temporaneamente trasferita all'interno di una stanza sterile presso il Michael Army Air Field. Qui il cestello di alluminio contenente i campioni di polvere cometaria e interstellare intrappolati in una griglia di Aerogel è stato estratto dall'involucro dell'SRC ed è stato portato presso un laboratorio speciale al Johnson Space Center della NASA a Huston, dove oggi, con ogni cautela per evitare qualsiasi tipo di contaminazione, verrà aperto. Sono circa centocinquanta i ricercatori di tutto il mondo in procinto di dare una prima occhiata ai campioni recuperati dopo sette anni di viaggio e quasi tre miliardi di chilometri percorsi nello spazio. Per capire l'importanza dell'evento e la trepidazione del mondo scientifico, basti pensare che è la prima volta in assoluto che gli scienziati hanno la possibilità di analizzare direttamente materiale cometario e polvere cosmica provenienti dagli spazi interplanetari. Poiché si ritiene che le comete siano tra gli oggetti più antichi del Sistema Solare, rimasti inalterati fin dalla formazione dei pianeti avvenuta circa cinque miliardi di anni fa, un'analisi diretta di materiale potrà portare nuovi, preziosi indizi non solo per la comprensione di questi oggetti e della formazione del Sistema Solare, ma anche della nascita della Terra e dell'origine della vita.