In una intervista recentemente rilasciata a Empire, autorevole periodico di informazione cinematografica, Jon Favreau (già regista di Zathura) si è dilungato sul suo prossimo progetto: la trasposizione – ancora in fase di studio – di John Carter di Marte, una delle saghe di maggior successo nella storia della fantascienza. Ideate da Edgar Rice Burroughs (il papà di Tarzan) quasi cento anni fa, le favolose gesta di questo avventuriero spaziale hanno incantato nel tempo intere generazioni di lettori, esercitando una forte influenza su altre opere di grande successo, come ad esempio la saga di Star Wars portata sugli schermi da George Lucas.

“Fondamentalmente ogni storia di fantascienza può essere ricondotta a un progenitore, ovvero John Carter” sostiene Favreau. “Si tratta di un veterano della guerra civile, un capitano di fanteria che si trova all’improvviso trasportato su Marte, in mezzo a uno scenario piuttosto instabile di tribù in guerra, sullo sfondo di un pianeta morente e ormai a corto di risorse… Ma si scopre anche dotato di incredibili superpoteri”. Quando la saga fu scritta, non si sapeva molto di viaggi spaziali e anche gli altri pianeti del sistema solare erano avvolti in una nube di mistero. “John Carter ha una forza sovrumana e la capacità di spiccare grandi balzi. Così un veterano sopravvissuto a una guerra fondamentalmente senza significato sulla Terra, finisce su questo pianeta a vestire i panni di un guerriero temibile, che può davvero spostare l’esito del conflitto. In questo senso, la storia non è estranea a un certo fascino fantasy”.

Il progetto è stato nell’aria a Hollywood per molti anni. La

John Favreau, reduce da Zathura.
John Favreau, reduce da Zathura.
sceneggiatura ha cambiato diverse scrivanie, da quando una versione animata fu originariamente proposta. “Questa cosa ha avuto dozzine di incarnazioni” secondo Favreau, “soprattutto per il costo esorbitante che si prospettava per la produzione. Non c’è un solo personaggio umano, e finora è mancata la tecnologia per portare sullo schermo dei marziani alti quindici piedi (circa cinque metri, N.d.R.). Ma adesso, con la tecnologia a nostra disposizione, sono fiducioso che riusciremo a cavarne fuori qualcosa di fantastico”. A sostegno delle sue parole, Favreau porta l’esempio del King Kong di Peter Jackson, una creatura digitale credibile almeno quanto gli stessi attori in carne e ossa, un autentico prodigio dell’elettronica. Il film è ancora in fase di sviluppo, ma ha il potenziale per rivelarsi imponente. “Abbiamo diversi artisti al lavoro e noi stiamo mettendo a punto la sceneggiatura. Sapremo per questa primavera se riusciremo a venire a capo del progetto oppure se tutto il nostro lavoro andrà al macero… È qualcosa di davvero ambizioso. Teoricamente potrebbe originare un intero franchise nuovo di zecca, il che corrisponde, credo, alla scoperta del Sacro Gral per l’industria degli studios”.