Le cattedre di Psicologia Sociale e Psicologia Cognitiva della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma “La Sapienza” hanno organizzato un seminario, previsto per i mesi di gennaio e febbraio e articolato su sei incontri, sull’interessante argomento del transumanesimo, dal titolo: Il corpo transumano nella tecnocultura contemporanea. “Codice informatico, codice genetico, idee come “memi” che si propagano negli spazi virtuali della comunicazione elettronica: nella società dell’informazione tutto sembra numerabile, campionabile, codificabile attraverso le nuove tecnologie. È questo il tempo della realtà virtuale, dell’intelligenza artificiale, della vita artificiale: ma anche degli organismi geneticamente modificati, delle chimere, dello human design”. Così recitano le prime righe del programma.

Il transumanesimo si configura come un approccio totalmente nuovo alla futurologia e si basa sul concetto che l’essere umano non è il prodotto finale della nostra evoluzione, ma ne rappresenta solo una tappa. In questo progresso inesorabile verso la condizione postumana, teorizzata in diversi ambiti (dalla fantascienza alle scienze cognitive, dalla futurologia alle nanotecnologie), passerà inevitabilmente attraverso uno o più stadi intermedi: il termine “transumano” sta proprio a indicare questa accezione di un “umano transizionale”, ovvero di un essere senziente descritto in origine dal futurologo FM-2030 (al secolo F.M. Esfandiary, docente presso la New School for Social Research dello stato di New York negli anni Sessanta e poi fondatore dell’istituto di futurologia UpWingers) come un passo nell’evoluzione verso un essere postumano. Dopo gli esordi del cosiddetto estropianesimo (gruppo originario facente capo all’Extropy Institute, poi attestatosi su posizioni piuttosto radicali) la World Transhumanist Association fu fondata nel 1998 da Nick Bostrom e David Pearce come organo complementare dell'Extropy Institute e come organizzazione-contenitore per vari gruppi a carattere transumanista. La WTA intende fare del transumanesimo una disciplina accademica e scientifica rigorosa e, a tale fine, pubblica il "Journal of Transhumanism", la prima pubblicazione accademica per la discussione e ricerca transumanista.

Il transumanesimo può essere descritto come un’estensione dell’umanesimo, dal quale è parzialmente derivato e col quale condivide un ampio retroterra concettuale (fondato sull’importanza del singolo essere umano, del pensiero razionale, della libertà, della tolleranza, della democrazie e del rispetto delle libertà individuali). Rispetto al progenitore, tuttavia, il transumanesimo enfatizza le capacità di progresso e miglioramento del genere umano, rivelando per questo ulteriori affinità con il futurismo e, in una certa misura, col marxismo.

Ovviamente, la fiducia nelle nuove tecnologie (bioingegneria, nanotecnologie, intelligenza artificiale, genetica) non è cieca e indiscriminata ma critica, in quanto consapevole dei rischi a cui eventuali distorsioni (per esempio, nemmeno troppo ipotetiche applicazioni militari) potrebbero esporre la sopravvivenza delle forme di vita intelligenti sulla Terra e l’integrità della biosfera. Per capirne di più e, perché no, maturare una posizione ponderata al riguardo, il seminario della Sapienza pare un ottimo punto d’inizio.