I lettori più affezionati di Delos ricorderanno la provocatoria e ironica raccolta di consigli (indirizzati ai novelli scrittori) pubblicata, qualche tempo fa, tra le pagine della vostra rivista preferita. Bene, immaginiamo che, facendo fruttare tali consigli (o proprio perché non li avete letti) siate riusciti nel vostro intento: scrivere e far pubblicare una vostra opera. Un romanzo, un'antologia, un saggio, un semplice racconto, non importa: il vostro nome ha raggiunto l'immortalità donata dai caratteri di stampa; la vostra opera troneggia fiera in edicola e/o in libreria, pronta per essere letta e ammirata da interi eserciti di potenziali lettori.

Pensate di aver vinto la battaglia? Vi illudete di potervi rilassare godendovi il meritato successo?

Enorme errore. I drammi veri sorgono adesso. Per aprirvi gli occhi, ecco una serie di avvertimenti e regole da tenere bene in mente, che vi permetteranno di sopravvivere alla vostra nuova condizione di "autori pubblicati", e magari anche di prevenire l'inevitabile ulcera e incanutimento precoce, sintomi della patologia di recente classificata dalla scienza medica come Sindrome dell'Esordiente Pubblicato.

Vietato rileggere

La Sindrome dell'Esordiente Pubblicato ha numerose cause scatenanti. La più comune, indiscutibilmente, è la perniciosissima abitudine, comune a molti neo-pubblicati, di sfogliare le pagine della propria opera fresca di stampa, o addirittura di rileggerla per intero, cedendo alla tentazione e alla curiosità di ritrovare "ufficializzato" ciò che si è scritto con tanta cura e impegno. Le conseguenze di tale azzardo sono in genere devastanti: la pelle dell'incauto esordiente si ricopre all'istante di macchie bluastre, il suo cuoio capelluto s'inaridisce come per effetto di un defoliante, altre parti sporgenti rischiano la caduta. Nei casi più gravi, si giunge all'afasia, al delirium tremens, alla dissenteria, alla paralisi degli arti inferiori. Tutti questi sintomi hanno la medesima causa: L'orrendo refuso. Secondo le statistiche, il sette per cento delle "opere prime", in Italia, viene stampata con errori di ortografia sul nome dell'autore; un altro dieci per cento, con il titolo sbagliato; più del venti per cento, infine, presentano uno spaventoso refuso sintattico-grammaticale entro il primo capoverso, quasi sempre di entità tale da nauseare il lettore medio e da impedirgli di giungere alla seconda pagina. Il refuso (Refusus Horribilis), com'è noto, è un'entità cosciente e maligna, il cui habitat favorito è proprio l'Opera Prima. Sulle pagine partorite di fresco dagli esordienti, il Refusus Horribilis si incista, si imbozzola e fiorisce. Lungi da infestare periodi secondari, vocaboli neutri e/o ininfluenti alla comprensione della frase, il Refusus predilige annidarsi negli incipit dei capitoli, nei nomi dei personaggi, nei dialoghi cruciali, nelle descrizioni più significative, ovunque possa fare il massimo danno.

Il Refusus Horribilis ha, mirabile risultato dell'evoluzione darwiniana, capacità mimetiche straordinarie. La stragrande maggioranza dei lettori, semplicemente, ne disconosce l'esistenza. Anche di fronte a manifestazioni incontrovertibili della presenza di un Refusus (frasi tronche, pagine mancanti, righe ripetute) il lettore medio non si pone minimamente il dubbio, e classifica immediatamente l'autore del testo infestato come uno scrittore incomprensibile (caso di rara magnanimità) o analfabeta (usuale interpretazione). Il libro infettato, nella stragrande maggioranza dei casi, viene cestinato, e lo scrittore marchiato per sempre.

Dalla virulenza del Refusus Horribilis è estremamente arduo difendersi. Nel corso degli anni, questo terribile parassita ha vinto la battaglia ecologica contro il suo nemico naturale, il Correttore Di Bozze (Refusogaster habilis), sterminandolo completamente. Gli ultimi due esemplari di Correttori Di Bozze, è noto, si sono spenti nel 1992 allo zoo comunale di Segrate, dopo innumerevoli tentativi, inutili, di farli accoppiare in cattività. Tessuti di Refusogaster sono conservati sotto alcool al Museo di Scienze Naturali di Londra, e su di essi scienziati britannici stanno compiendo esperimenti di clonazione, purtroppo finora senza successo.

Alcuni esordiente, ingenuamente, tentano di opporsi all'attacco del Refusus consegnando alle Case Editrici la propria opera direttamente su floppy disk. In tal modo - pensano questi sciagurati - il testo andrà in stampa senza interventi estranei capaci di apportare errori.

Invariabilmente, alla prova dei fatti, costoro poi scoprono un enorme refuso ghignante intento a grattarsi il sottocoda sull'incipit del primo capitolo, e una figliolanza di piccoli refusi pelosi che si aggirano in cerca di cibo nei capitoli successivi. Alla visione, di norma, l'ingenuo esordiente:

1) perde i sensi,

2) azzanna il divano del soggiorno ingurgitando almeno ottocento grammi di stoffa e imbottitura prima di calmarsi,

3) si denuda completamente, scende in strada e inizia a intonare Volga-Volga nel dialetto tradizionale dei battellieri ucraini.

Interrogate in proposito, alcune Case Editrici si giustificano spiegando che per motivi sindacali i loro tipografi devono comunque ribattere di persona il testo delle opere pubblicate, anche se queste giungono in redazione già su supporto informatico. In caso contrario, esse spiegano, verrebbe meno la funzione di un'intera categoria lavorativa, e questo sarebbe occupazionalmente inaccettabile.

Si tratta, com'è ovvio, di una pietosa bugia. Chi potrebbe credere a una simile assurdità burocratico-organizzativa? La verità è molto più inquietante: l'infestazione del Refusus Horribilis, presso ogni Casa Editrice, ha raggiunto livelli di virulenza terrificanti. Ceppi mutanti del Refusus, ormai, sono capace di infettare terreni di coltura sani anche senza contatto diretto. Spore e vibrioni del Refusus, del resto, sono incistati nel corpo dei principali editor e curatori di collane, specie nei loro tessuti cerebrali. Questo, tra parentesi, spiega l'aspetto fisico, generalmente orribile, di tali curatori, nonché una schizofrenia latente, ben avvertibile nel loro comportamento incoerente, a volte platealmente irrazionale.

I curatori incistati, come portatori sani, diffondono l'infezione senza neppure esserne consapevoli. A volte è sufficiente che un curatore stringa la mano di un esordiente perché generazioni di Refusus prosperino sull'intera produzione futura dello sfortunato autore.