Fece correre lo sguardo sul volto dei presenti. La carnagione scura di Arvadan tradiva la sua provenienza dall'arcipelago Flexner; l'espressione torpida di Preem Thoobing suggeriva che il consigliere anziano fosse perduto dietro chissà quali pensieri; il sorriso di Bayta Rufirant non lasciava presagire nulla di buono.

- Tra quanti minuti si aprirà la Volta? - chiese Compellor.

- Minuti? - ripeté la donna con voce querula - No, consigliere: ci vorranno ore, probabilmente. Non possiamo prevedere il momento esatto.

- Volete dire... - Compellor aggrottò la fronte - Dovremo restare qui seduti tutto il giorno, aspettando Seldon?

Ancora sorridendo, Bayta Rufirant inarcò un sopracciglio. - A sentirvi, consigliere, si direbbe che la prospettiva di trascorrere del tempo in nostra compagnia vi disturbi.

- No, signora. - replicò Compellor, badando bene a tralasciare il titolo onorifico della donna, il che costituiva un insulto appena velato - Mi chiedevo soltanto come potremo riempire tutte queste ore vuote.

- Non preoccupatevi, consigliere. - intervenne Arvadan - Vedrete che si troverà qualcosa. Il fatto che non accada assolutamente nulla non è mai stato un problema.

- Che significa? - chiese Bayta Rufirant, sempre più querula.

- Che significa cosa?

- La vostra affermazione. - insistette la donna, con aria inquisitoria - E' oscura. A cosa si riferisce?

Arvadan allargò la sua fusciacca. - Devo veramente spiegarvelo?

- Non è saggio che il sindaco di Terminus nasconda qualcosa ai membri del comitato. - protestò la Rufirant, minacciosa - Potremmo pensare che...

Preem Thoobing balzò in piedi. Per un attimo, nei suoi occhi grigi si accese un lampo di alterigia.

- Insinuate forse che il sindaco Arvadan si trovi sotto il controllo mentale della Seconda Fondazione? - esclamò. Poi, vedendo che nessuno badava a lui, ripiombò nella poltrona con sguardo torpido.

Arvadan scrollò nuovamente le spalle. - La vostra domanda è legittima, consigliere Rufirant. E' ingiusto nascondere a tutti voi le mie motivazioni. Ho detto ciò che ho detto per questa ragione...

Continuò a lungo. Poi tacque. Un brivido corse tra i presenti.

Compellor fu il primo a riprendersi. - Sindaco Arvadan... - disse.

- Sì?

- Perché ci avete fatto queste rivelazioni?

- Che intendete?

Compellor strinse le labbra. Doveva essere più diretto, meditò.

- Desidero sapere il perché delle vostre strabilianti, incredibili, eccitanti dichiarazioni. Ciò che avete detto, sindaco, è un gigantesco colpo di scena, una sconvolgente novità in mancanza della quale questa riunione sarebbe più soporifera di un film di Bergman interpretato da Marcel Marceau.

- E allora? Non ne siete lieto?

- Personalmente sì. - ammise Compellor - Mi domando soltanto perché trattiate così male i lettori, visto che verso di loro, in realtà, non avete detto assolutamente nulla.

- Non è colpa mia. - si scusò Arvadan - A volte credo che l'autore dei nostri testi sia una carogna malvagia.

- Ma, se lo è... - osservò Compellor, scegliendo con cura le parole - Perché lo avrebbe rivelato, adesso?

Arvadan si erse in tutta la sua statura, incenerendo i presenti con lo sguardo fiero che aveva pesantemente contribuito a farlo giungere alla sua carica. - E voi, perché lo avete chiesto, consigliere? Quali sono stati i motivi che vi hanno indotto a farlo?

Preem Thoobing si agitò sulla sua poltrona. - Insinuate forse che il consigliere Compellor si trovi sotto il controllo mentale della Seconda Fondazione? - esclamò vigorosamente, per poi addormentarsi contro lo schienale.

Bayta Rufirant incrociò amabilmente le mani sotto il mento. Era la mente più sottile del comitato, e ne era perfettamente consapevole.

- Dunque, signori... ricapitoliamo. Siamo i membri più influenti del Consiglio di Terminus; ci troviamo qui riuniti, come è nostra consuetudine e prerogativa, per assistere a una delle registrazioni segrete di Hari Seldon, che egli predispose separatamente da quelle ufficiali, per poi celarne l'esistenza. Nonostante il grande onore che ci accomuna, diffidiamo l'uno dell'altro, e giustamente, visti gli incalcolabili vantaggi che la visione dei messaggi segreti procurerebbe, se fosse uno solo a goderne... - la donna sorrise - Compellor mi è profondamente ostile, e del resto io lo disistimo come politico e come cittadino della Fondazione; Rufirant dubita della nostra indipendenza mentale, e in fondo anche della sua; il sindaco Arvadan, poi, volutamente inquieta tutti noi con le sue considerazioni ermetiche.

- Cosa ne deducete, signora? - disse freddamente Compellor, tralasciando ancora di rivolgersi a lei con il termine "consigliere".

- Perché pensate che dovrei dedurne qualcosa? - replicò serenamente la donna. - Trarre conclusioni è un'attività che non mi interessa affatto.

- A che pro la vostra analisi, allora?

Bayta Rufirant si versò un generoso bicchiere di Linguester ghiacciato. - Mi piace spaccare il capello in quattro, ecco tutto.

- Mi sembra comprensibile. - approvò Arvadan - Cosa c'è di meglio?

- E perché? - obiettò Compellor.

- Perché cosa?

- Perché ci piace spaccare il capello in quattro? Quali sono le nostre motivazioni?

Thoobing si svegliò di soprassalto. - Insinuate forse che ci troviamo tutti sotto il controllo mentale della Seconda Fondazione?

Compellor, Arvadan e la Rufirant lo squadrarono freddamente. Un istante dopo, il consigliere anziano si era già riassopito.

Dal corridoio esterno, all'improvviso, giunse un grido acutissimo.

- Sta succedendo qualcosa di drammatico, nell'altra stanza. - commentò Arvadan, colpito.

- Sono d'accordo.

- Non sarebbe il caso di andare a vedere? - propose Compellor.

- Certo che sì.

Nessuno dei membri del comitato si mosse.

- Allora? - protestò Compellor.

- Allora cosa?

- Perché non ci muoviamo?

- Desideri sapere il motivo esatto per cui non intraprendiamo nessuna azione?

- Ecco, a dire il vero desidero sapere perché non facciamo altro che stare seduti e parlare.

- Ma è ovvio. Dobbiamo giungere in fondo alla nostra disquisizione.

- D'accordo. - accondiscese Compellor, frustrato - Ma qual è il senso di tutta questa noiosissima discussione?

- Non ne ho la più pallida idea. - spiegò Arvadan - Il fatto è che lo pagano a parola.

- Chi?

- In che senso, chi?

- Avete detto "lo pagano a parola". Chi viene pagato a parola? E perché?

- Non mi fido di voi. - sibilò Arvadan.