Maronn' d''o Carmine! Mannaggia 'e muort'! Guardai, e vidi che Pietrotar Hjkon era saltato troppo in alto, aveva sfondato con la testa il baldacchino della tenda e vi era rimasto dissastrosamente incastrato. Llorquas Ctolmas, dopo un istante di disorientamento, guardò in alto e vide il suo avversario agitare le gambe come uno scarafaggio rovesciato sul dorso. Scoppiò in una risata tanto fragorosa quanto nefanda.

- Tutto qui, possente erede di John Carter?

Mi rivolsi con angoscia agli altri due terrestri. - Fate qualcosa, presto!

Il piccoletto non mi diede retta. Pensieroso, osservava con la lente di ingrandimento dettagli della tenda, i finimenti dei thoat e gli ornamenti di Llorquas Ctolmas, e borbottava come se fosse impegnato in profonde riflessioni.

- Intervieni almeno tu! - gridai al terrestre più anziano.

Lui avanzò un passo contro il capo dei Thark. Questi gli ringhiò contro sollevando una folata di fiato fetido. Il terrestre sembrò ripensarci.

- Ehm... forse sarebbe meglio chiamare i marines.

- Ora basta! - esclamò Llorquas Ctolmas, smettendo di ridere - Prendete questi tre, squartateli, impalateli, versategli piombo bollente nelle orecchie e scorticateli vivi. La femmina, invece, la voglio per me. Le riserverò invero un "destino peggiore della morte". In realtà voglio dire che me la tromberò, ma non sarebbe abbastanza epico.

I guerrieri Thark, grugnendo, si mossero per eseguire gli ordini.

- Un momento!- esclamò il piccoletto, con voce sorprendentemente stentorea.

- E tu chi sei? - fecero i Thark.

- Nick Carter, detective. - ribatté il tappo, per nulla intimorito - Ma la domanda è un'altra... Chi è lui?

Indicava Llorquas Ctolmas. Mi voltai verso il condottiero dei Thark.

- Che vuoi dire?

- Costui ha radunato un esercito accusandovi di aver rapito il custode della fabbrica dell'atmosfera. Ma, attenzione... - con incredibile agilità, il piccoletto balzò sul petto di Llorquas Ctolmas, gli artigliò il viso, strappò via quella che si rivelò solo una maschera. Riconobbi all'istante le sembianze che si celavano sotto il camuffamento.

- Bar Gazhos! - esclamai, seguita a ruota da migliaia di voci.

L'intero esercito degli assedianti cominciò a rumoreggiare.

- Costui non è il vero Llorquas Ctolmas! - accusò il terrestre, gridando per farsi sentire oltre il tumulto della folla - Si è spacciato per il vostro capo affinché gli obbediste! Tutta la storia del rapimento è solo un pretesto per la guerra e per il saccheggio dei tesori di Helium, che sono il suo vero obiettivo!

I guerrieri di Zodanga erano a bocca aperta. I maschi Warhoon sputavano a terra. I Thark stavano già procedendo a esecuzioni sommarie e a faide incrociate.

Ero sinceramente stupefatta. - Ma.... perché mai Bar Gazhos dovrebbe volere il tesoro di Helium?

Il piccolo terrestre sorrise. - Già... perché? - saltò di nuovo sul petto di Ctolmas/Gazhos - Perché costui non è neppure Bar Gazhos!

Gli strappò una seconda maschera, che il falso Ctolmas portava appena sotto la prima. Oltre i resti del travestimento apparve un viso terrestre.

- Costui non è il capo dei Thark, e neppure il custode della fabbrica dell'atmosfera... - Nick fece una pausa e effetto, poi sorrise di nuovo - E', invece, il famigerato Stanislao Mouniski, ladro di professione e mago dei camuffamenti.

- Ebbene sì, maledetto Carter. - confessò l'impostore, furente ma rassegnato - Hai vinto anche stavolta.

Poi non ci fu più storia. Recuperammo Pietrotar Hjkon, un po' stordito ma sano e salvo, e Jimmy Carter (che nel frattempo aveva adottato lo zitidar amante delle noccioline e lo aveva battezzato "Pentagono" per via delle cinque proboscidi) e rientrammo trionfalmente in Helium.

L'esercito degli assedianti si dissolse in un battibaleno: venuta meno la ragione per la grande alleanza, Zodanghesi, Warhoon, Thark e le tremiladuecentosessantotto razze minori tornarono allegramente a scannarsi l'una con l'altra, com'era sempre stato. L'ultima volta che vidi Stanislao Mouniski, il cambusiere dei Thark lo stava ungendo con un rametto di salvia e affilava uno spiedo.

I cittadini di Helium concessero ai loro salvatori un trionfo senza pari. Fummo portati a braccio per la via principale della città, mentre su di noi venivano gettati fiori, essenze profumate, confetti e cosciotti di thoat alla scottadito.

Nick Carter era visibilmente soddisfatto.

- Come hai fatto a capire che Ctolmas non era Ctolmas? - chiesi.

- I suoi calzini. - disse lui con noncuranza - Avevano un'etichetta polacca.

Lo guardai ammirata. All'improvviso intuii che forse nel suo metro di altezza e nel suo naso a uovo c'era più maschia arguzia e virilità che in dieci nerboruti guerrieri barsoomiani. Volevo esserne sicura, così, quasi distrattamente, gli sollevai la falda dell'impermeabile e gli tastai l'eroico membro. Rimasi ancora più ammirata da quell'inaspettata possanza fisica.

Lui non sembrò dispiacersi. Anzi, ammiccò a Pietrotar Hjkon, che per la verità ci seguiva con aria un po' abbacchiata.

- Come si dice, Patsy? - disse gioviale - Tutto bene quel che finisce bene.

- T'aggio ditt' che non mi chiamm' Patsy! - brontolò l'altro, con stanchezza rassegnata - E comunque, fateme torna' a Caserta.

- Ma certo. - Nick Carter si rivolse al secondo compagno - Cosa dice il saggio, Ten?

- Ti ho detto che mi chiamo... - iniziò a protestare il terrestre più anziano, ma per farlo si distrasse dal lanciare noccioline a Pentagono. Lo zitidar, sbuffando, allungò una proboscide e si servì da solo, ingoiando noccioline, sacchetto, braccio del terrestre e tutto il resto. Di Jimmy Carter restarono solo le scarpe.

- Uh! - fece Nick - D'accordo, lo dirò io, visto che Ten, momentaneamente, è indisposto.

Tossicchiò, si mise una mano sul petto e declamò.

- Dice il saggio: "E l'ultimo chiuda la porta".

FINE