La signorina Alfonsi si sedette a lato della scrivania, come se volesse rimanere fuori dalla linea di tiro, a lui invece toccò la scomoda sedia traballante con il pianale impercettibilmente inclinato in avanti, che spettava agli agenti a rapporto. Sapeva di non essere stato all'altezza delle aspettative, ma non pensava di essersi comportato così male. Conosceva la tendenza del direttore ad esagerare, come se il tempo fosse cosa sua, ma non si era minimamente atteso un inizio di incontro tanto ruvido. - Suppongo che in mia assenza gli agenti sul campo si siano dati alla pazza gioia. - Non mi hanno dato il minimo problema. - Rispose piccato il vicedirettore, che aveva iniziato la sua carriera proprio come agente operativo. Era un luogo comune che gli agenti sul campo fossero tipi indipendenti, insofferenti della disciplina, inclini a ritenersi i padroni del tempo, ma era proprio questo a farne dei buoni agenti, e l'ipotesi che un direttore pro-tempore non riuscisse a tenerli sotto controllo era un'offesa bella e buona. - Vuole dire che nessun agente operativo ha tentato di tornare all'età neroniana per farsi Messalina? Sarebbe la prima volta a memoria d'uomo. Dopotutto è una specie di cerimonia di iniziazione, no?

Il vicedirettore si sentì arrossire fino alla cima dei capelli. Il vecchio non gli aveva mai perdonato di provenire proprio dai ranghi degli agenti operativi. - Non ci sono stati problemi, - ripeté.

- Probabilmente avranno pensato che sarei comunque venuto a sapere della cosa ed avranno desistito. E' una buona cosa quando un direttore viene reputato onnisciente, ed è ancora meglio quando lo è veramente.

Il direttore aprì un fascicolo. - Avrebbe potuto chiedermi di rientrare, anche su una linea telefonica non controllata avrebbe potuto dirmi che c'erano dei problemi. Sì avrebbe persino potuto lasciarmi un messaggio alla portineria dell'albergo. - Concluse ironico.

- Avrei potuto, ma non ce n'è stato bisogno, e lei doveva riposare. – Replicò il vice con il terribile sospetto di stare iniziando a sudare. Era un uomo maturo, ma quell'uomo dai capelli bianchi riusciva a metterlo a disagio unicamente con lo sguardo, come se avesse una patacca di sugo sulla camicia.

Lo vide spostare i vari fascicoli cercandone uno e improvvisamente si rese conto che nonostante conoscesse il direttore da svariati anni, non poteva dire di averlo mai visto se non intento a scartabellare qualche grosso faldone. Guardò nella stanza semibuia, teoricamente durante l'assenza del direttore avrebbe dovuto prendere il suo posto in quella stanza, ma il pensiero non lo aveva neppure sfiorato ed aveva diretto la centrale dal proprio ufficio. Sentiva su quelle pareti e su quei mobili l'odore di un'autorità arcana che non intendeva sfidare. - Non ci sono stati problemi.

- Non ci sono stati problemi. - Il direttore sembrò quasi assaporare il suono delle parole. - Mi fa piacere, perché invece dai rapporti mi erano sembrati due mesi alquanto impegnativi. Cominciamo dal numero di protocollo 432/SA.

- Ci è stata segnalata dall'anno 200006 la scomparsa di uno scienziato lungo la linea temporale.

Il direttore annuì, sfogliando con fare apparentemente distratto il fascicolo, ma il vicedirettore non cadde nell'inganno, sapeva perfettamente quanto fosse vigile quello sguardo distratto e come non mancasse di notare la minima virgola fuori posto. Molti, ingannati da quella falsa distrazione, erano stati accompagnati passo passo fino a mettere il collo nel cappio. E lo sgabello era stato tirato via da sotto i loro piedi con altrettanta indifferenza.

- Capisco, e lei ha pensato bene di mettere in stato d'allarme tutta la linea temporale italiana. Dal neolitico alla fine dell'universo. - Disse il Vecchio, togliendosi gli occhiali e posandoli sulla copertina del faldone.

- Naturalmente signore, si renderà conto di ciò che può causare uno scienziato a zonzo lungo la linea temporale.

- No, cosa farebbe?

Il vicedirettore non riusciva a capire il motivo di tutta quell'ironia e si sentì su un ghiaccio molto sottile e viscido.

Gli sembrò quasi di sentire il rumore delle crepe che gli si aprivano sotto i piedi. - Beh, userebbe la propria super scienza per sottomettere l'universo. - Spiegò cautamente.

Il direttore girò alcune pagine con aria stranamente scettica. - E quindici giorni fa, ha pensato bene di avvisare prima i cugini e poi le centrali degli altri paesi europei. Tanto valeva mettere il cartello fuori della porta: "la centrale italiana è incapace di risolvere i propri problemi da sé", non trova?

In effetti aveva passato lunghe ore di ambascia prima di decidersi ad avvisare gli americani, ma non aveva previsto che il Vecchio se la prendesse tanto, ma che altro avrebbe potuto fare? Quello era il classico caso in cui qualsiasi decisione sarebbe stata considerata a posteriori quella sbagliata e avrebbe accompagnato il pollo finitoci in mezzo fino alla fine prematura della carriera.

- Avevamo avuto delle notizie che ci facevano supporre che avesse lasciato il territorio italiano, ed ho ritenuto opportuno avvisare le centrali degli altri paesi.

- E non le è venuto in mente che forse le altre centrali sono pagate per accorgersi da sole di ciò che accade senza bisogno che lei lanci informative a destra e a manca? Quando è stata l'ultima volta che i cugini americani ci hanno chiesto aiuto o ci hanno segnalato l'esistenza di un problema che riguardava il territorio italiano?

Il vicedirettore iniziò a sudare veramente. Che il vecchio avesse saputo della richiesta francese andata smarrita? Lanciò un'occhiata verso la Vergine di Norimberga, ma quella aveva sul volto la solita espressione da sfinge astiosa.

- Mi dispiace, signore, pensavo di agire per il meglio.

- Sì, suppongo sia così, come suppongo che i tre quarti dei nostri problemi discendano direttamente da gente che crede di agire per il meglio. Per fortuna che giacché c'era non ha avvisato anche il GICO della Guardia di Finanza o il SISDE. Non ha pensato magari a una velina al Comitato Parlamentare di Controllo sui Servizi Segreti?

Sembrò quasi dispiaciuto di quell'ultima battuta sardonica. Rimise gli occhiali e si abbandonò con le spalle contro lo schienale della poltrona. - Pensavo che in tutti questi anni lei avesse compreso la regola aurea dei servizi: ci si incontra, ci si scambiano pacche sulle spalle, si fanno le riunioni al vertice promettendosi un continuo scambio di informazioni e si mente per la gola.