a cura di

Vittorio Catani

Quando le radici

Rassegna storica della fantascienza italiana Introduzione


Livio Horrakh è già noto ai lettori di "Delos", che sul n. 33 della rivista ebbero modo di apprezzare una sua coinvolgente storia, Dove muore l'astragalo.

Il racconto Tutto l'acido dell'Impero, che presentiamo ora in questa rubrica, uscì nel 1977 sul n. 223 di "Galassia" (allora curata da Gianni Montanari). Si trattava di una riuscitissima antologia intitolata Maturità, comprendente quattro storie: un romanzo breve di Theodore Sturgeon che dava il titolo al volume, e tre racconti rispettivamente di Maurizio Viano, Mauro Antonio Miglieruolo e Horrakh.

A nostro avviso Tutto l'acido dell'Impero presenta ancora oggi particolari motivi di interesse quanto a tematica, struttura e stile.

Probabilmente, per il modo (ormai) inusuale di scrittura (specie fantascientifica) che presenta, Tutto l'acido dell'Impero potrebbe dare di primo acchito, a qualche lettore, l'impressione di un gran marasma. Nulla di tutto questo, anzi: la sua è una trama che più semplice non si può.

La scena che viene gradualmente delineata è un'America distopica, decisamente orwelliana, giacché vi è attuato un controllo totale della popolazione tramite nuovi media e droghe. Inoltre in questi Stati Uniti la guerra del Vietnam (in corso quando il testo fu scritto) continua ancora, assurgendo un po' a simbolo di ogni guerra. Su questo sfondo si innesta la rivolta armata antigovernativa di gruppi aderenti al cosiddetto "Movement", che sfocierà in una vera e propria battaglia urbana conclusiva (non anticipiamo altro). Al tutto, fa da fil rouge la breve vicenda di un giovane che chiede un passaggio in auto per recarsi a San Francisco, dove il racconto vedrà l'epilogo.

Questo per quanto attiene al tema portante.

Circa la struttura: si tratta di una serie tasselli e "schegge" che vanno gradualmente a comporre il mosaico. Nel testo si alternano: una sorta di voce narrante "ufficiale"; spot pubblicitari che reclamizzano le droghe; dialoghi frammentari di rivoluzionari del Movement in azione, captati via radio; testi martellanti e comunicati radio-tv di propaganda politica governativa; testi diffusi via radio pirata, che controinformano sulle reali vicende che hanno portato alla situazione in atto; e così via.

Resta da parlare dello stile: ma è sufficiente avviare la lettura per capire che Horrakh rielabora in modo personale, aggiornandoli con continui americanismi e neologismi, stilemi confluiti nelle (ed emersi dalle) controculture anni Sessanta, volgendo un occhio particolare al mondo del rock e dei suoi "grandi", di cui non mancano citazioni. Il risultato è una scrittura materica, sperimentale, incandescente, drammatica, che stordisce e "prende" pagina dopo pagina, fino a esiti (diremmo) di vera poesia nelle ultime scene.

Ma a parte le varie ascendenze letterarie, fantascientifiche e non, ci sembra anche di individuare (fatto questo realmente insolito in un racconto italiano pubblicato nel '77) chiari prodromi del genere cyberpunk.

Livio Horrakh è nato nel 1946 e risiede a Trieste.

Iniziò la sua attività fantascientifica a metà anni Sessanta, collaborando ad alcune delle prime riviste amatoriali (Decimo Pianeta, Cronache del Decimo Pianeta, poi la milanese Verso le Stelle). Nel '71 apparve su "Galassia" Dove muore l'astragalo, vincitore del Premio Italia nella categoria "Racconto". Seguirono alcuni lavori sperimentali improntati alle esperienze della beat generation, alcuni dei quali ripresi su antologie tedesche e francesi. Nel '77 "Galassia" n. 228 presentava il suo primo romanzo, Grattanuvole. Su "Verso le stelle" di Luigi Naviglio, rinata come rivista da edicola, videro la luce parecchi esperimenti di poesia fantascientifica.

Nel contempo Horrakh collaborava con la RAI regionale e con alcune emittenti locali nella produzione di racconti per bambini, sceneggiati e atti unici (sempre di fantascienza).

Successivamente, la rivista "Gamma" gli pubblicò narrativa che avviava una nuova fase, di ricerca ipertestuale. Nel 1984 il suo racconto sf L'Hotel dei Cuori Spezzati diede il titolo all'omonima antologia di autori vari edita da Gammalibri ("la prima di rock-fiction").

Anche sul piano professionale la presenza della fantascienza è stata per l'Autore quanto mai

"attiva": nei tredici anni di insegnamento all'Università egli ha seguito parecchie tesi di laurea dedicate a vari argomenti fantascientifici.

Ultimamente numerosi racconti del periodo 1970-80 sono stati inseriti in rete. Uno d'essi compare in un sito americano.

Sul n. 229 (anno 1978) di "Galassia", una testata cui indubbiamente Horrakh (come pure vari altri autori italiani) deve molto, apparve un'intervista all'Autore curata da Gianni Montanari.

Alla domanda: Cosa è la sf per te, Horrakh rispondeva: "La sf è una bomba innescata nel mezzo dei rispettabilissimi viali della signora letteratura: che prima o poi scoppierà, e più di un letterato si troverà col sedere per terra, chiedendosi dov'è più il vialone e come mai ci sono tante stradine al suo posto, percorse da ignobili passeggiatori che pretendono di usare il cervello, rovesciare dal di dentro lo stile dandogli una salutare strizzata, e di interpretare questo stralunato mondo con tutto ciò che gli capita a portata di macchina da scrivere".

Cosa pensi degli autori italiani? "Tutto il bene possibile, e anche più. Derisi, bistrattati, umiliati e offesi, per lungo tempo considerati i pappagalli scriventi, alias pedissequi imitatori dei maestri anglosassoni, hanno avuto il coraggio di spezzare un bel po' di catene e l'audacia di levarsi qualche sacro timore reverenziale, complici Curtoni e Montanari. Per me, la 'via italiana alla fantascienza' esiste eccome; ma è un discorso vecchio, questo..."

Horrakh aveva ragione, aveva torto? In un ventennio e più qualcosa è cambiato?

Non resta che meditare...

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