E’ quello che stavo pensando anch'io, altrimenti non avrei mai varcato la soglia di questo Studio.

– Allora – ricapitolò il Professore – lei crede di vedere quelle cose che ha appena descritto... Il fatto è più grave di quanto immaginassi all'inizio.

– Non è che credo: esistono realmente! – ribatté il Paziente.

– Lei è molto malato.

– Quei cosi nell'acqua sono terribilmente reali – puntualizzò il Cliente. – Non sono allucinazioni, mi creda.

– Lei sta peggiorando di minuto in minuto – avvertì lo Psicologo.

– Senta – azzardò l'uomo – un modo semplice per verificare quanto io sia malato, subito, è quello di...

– Ha qualche proposta di cura, forse? – lo interruppe, ironico, lo Studioso – E’ encomiabile. Però le ricordo che il Medico sono io. Sentiamo comunque la sua idea.

– Perché non controlla di persona? – venne fuori di getto, con una impercettibile vena di rossore sulle guance del paziente.

– Irrecuperabile, osceno, coprofago, demente. E’ inaudito! – sbraitò lo Psicanalista – Come osa, è impazzito? Potrei farla internare seduta stante, lei è uno squinternato!

– Porcogiuda, la pago o no?! – stridette il Paziente, sottolineando pesantemente la cifra che gli veniva a costare quel diverbio. So bene che la mia richiesta può sembrare esagerata l'uomo assunse un tono umile – tuttavia l'ho avanzata in buona fece... pardon, fede... Lo vede, la psicosi influenza il mio vocabolario. Sono disperato, lo capisce?!

– Non si metta a piangere, ora. Non creda di intenerirmi con le lacrime: non è mica una bella donna!

– Che categoria, la vostra! Ficcanasate in ogni anfratto intimo della vita e della psiche, con una particolare predilezione per il letto. Come e cosa uno sogna, come e cosa uno scopa... però siete troppo schizzinosi per dare un'occhiata al bagno!

– Ho capito – si arrese il Professore alzando le braccia – vincerò il mio disgusto...

– Disgusto? E il Giuramento di Ippocrate dove è andato a finire? Carta igienica, per caso?... giacché siamo in argomento!

– Va bene, farò da spettatore. Credo sia opportuno, poiché se lei è ridotto al punto di non aver soggezione e, addirittura, a pretendere la platea mentre fa la cacca, vuol dire che la mia presenza è inequivocabilmente indispensabile.

– Giusto.

– Di regola la mia categoria non elargisce visite a domicilio: ci vuole un appuntamento. Poi, ci sarebbe un cospicuo aumento della parcella...

– Sarei in grado di farla anche qui – precisò il Paziente.

– Ma...

– Io sono disposto a sottostare all'esperimento, lei è pronto ad osservarlo: non ci dovrebbero essere difficoltà, non è vero?

– Già.

– L'agitazione che è subentrata in me negli ultimi minuti, ha avuto effetto sul mio organismo.

– Sente lo stimolo a liberarsi le viscere?

– Quale migliore occasione per dare agio a entrambi di giudicare lucidamente?

– E va bene! Mi segua.

Lo Psicologo si alzò e premette un pulsante del citofono, per chiamare la Segretaria: – Non faccia passare nessuno: sarò occupatissimo con l'attuale Cliente, e abbiamo bisogno di tranquillità.

– Provvederò – rispose una vocetta metallica e distorta.

Il Professore indicò al Paziente una porticina sulla destra dello studio, di fianco a un quadro che rappresentava Sigmund Freud truccato con parrucca bionda, giarrettiere, calze nere con una coccarda rossa.

Oltre la porta si trovava una stanzetta arredata sobriamente, che il Professore usava come camera da letto: quando era troppo stanco per guidare fino a casa, non aveva voglia di vedere moglie e figlia, oppure gli capitava una cliente troppo sensibile, o si concedeva una scappatella extra, e anche quando organizzava un tavolo di poker con i colleghi.

Oltre questa stanza vi era il bagno, in stile liberty: piastrelle rosa con motivi floreali e aironi mauve, lampade Tiffany, la vasca con i piedi sagomati a zampa di leone. Lavabo e servizi igienici avevano forme elaborate, stravaganti, un po' retrò. Lo specchio sembrava proprio quello della Maga Cattiva di Biancaneve.

Persino la carta igienica, oltre agli asciugamani, era stampata a fiorellini, e profumata.

– Prego. – Lo Psicologo indirizzò l'uomo verso il water e aggiunse, senza l'ombra di ironia: – Faccia con comodo, senza complimenti.

– Grazie. – Il Cliente si calò i calzoni, assestò la tavoletta, e sedette.

Il professore, dopo aver chiuso la porta, prese posto sul bordo della vasca. Tirò fuori una sigaretta. – Le dispiace se fumo? – chiese al suo Assistito.

L'altro non rispose. Fu allora che si accorse di trovarsi davvero davanti a uno strano fenomeno: il Paziente sembrava sparito!

Al suo posto, aleggiava una densa nuvola opalescente e pulsante. Di sicuro non poteva essere il fumo della sigaretta, e nemmeno l'effetto del deodorante all'incenso mentolato che si trovava all'interno della coppa.

Il Professore lasciò cadere il mozzicone nella vasca: dalla massa gassosa provenivano lampi, palpiti, rumori soffocati. In quel chiarore lattiginoso, a tratti, si poteva scorgere qualcosa. Che era assolutamente non umano, terribile e minaccioso, inspiegabile e allucinante.

Lo Psicologo, affascinato e atterrito nello stesso tempo, fissò spasmodicamente la nube che si dilatava e restringeva sulla tazza del suo water, nel suo bagno. Aveva gli occhi fuori dalla testa.

“Ecco” pensò “mi sono lasciato suggestionare. Perché ho scelto questo mestiere, mentre potevo fare l'idraulico?”

Adesso gli pareva di distinguere più chiaramente una forma dentro quella specie di grosso batuffolo sfilacciato che stazionava in un angolo della stanzetta. Ma non ne ricevette una bella impressione: c'era qualcosa di diabolicamente alieno in quel poco che credeva di osservare. La Cosa non era propriamente ostile, anzi dava l'impressione di non trovarsi esattamente comoda in quella situazione.

Il Professore non aveva parametri con cui confrontare il Qualcosa, o il Qualcuno, all'interno della nuvola.

“Comunque” decise “questo non è certo il mio cliente”.

La massa fluttuante si sfilacciava e si ricomponeva con rapidità, perciò era difficile esaminarne con cura il contenuto. Tuttavia, il poco che si riusciva a distinguere dava una sensazione sconvolgente, raccapricciante.

Quando la nuvoletta scomparve all'improvviso, lo Psicologo rimase un po' scosso: si aspettava di trovarsi faccia a faccia con un essere da incubo, scaturito bestialmente dal buco del w.c.