– Ma non è neanche pura ricerca scientifica – ribatté Camden. – La sua non è una società di beneficenza con certe esenzioni dalle tasse permesse solo a società che soddisfano specifici principi delle leggi di corretto comportamento.

Per un minuto Ong non fu in grado di capire il significato di quello che Camden aveva detto: “leggi di corretto comportamento”.

– ... e queste leggi sono fatte per proteggere le minoranze che sono i vostri clienti. Lo so, questo non è mai stato provato per quanto riguarda i clienti, eccetto per la speculazione relativa a certe installazioni di energia Y. Ma potrebbe essere provato, dottor Ong. Le minoranze hanno gli stessi diritti di godere di ciò che offre il mercato, quanto coloro che se lo possono permettere. So per certo che l’Istituto non approverebbe di essere coinvolto in un caso giudiziario, dottore. Nessuna delle venti famiglie che hanno partecipato al test sono nere o ebree.

– In tribunale... ma lei non è né nero, né tantomeno ebreo!

– Io appartengo a una minoranza diversa. Sono polacco americano. Il mio nome vero è Kaminsky.

A quel punto, finalmente, Camden si alzò in piedi sorridendo.

– Senta, lo so che è assurdo – proseguì Camden, – e lei lo sa bene quanto me, e sa anche con quale entusiasmo i giornalisti si butterebbero in un caso come questo. E sa altrettanto bene che non voglio per nessun motivo citarvi in giudizio per una cosa assurda di questo genere per ottenere quello che voglio. Non voglio minacciare nessuno, mi creda. Voglio solo che questa meraviglia scientifica sia usata per mia figlia. – L’espressione del suo viso cambiò in una che Ong non avrebbe mai creduto possibile per un uomo dai lineamenti così particolari: assorta.

– Dottore... ha una vaga idea di quello che sarei riuscito a ottenere se non avessi mai dormito per tutta la mia vita?

Elizabeth Camden intervenne aspramente: – Se è per questo, dormi a malapena anche senza aiuti.

Camden la guardò sorpreso, come se si fosse dimenticato della sua presenza. – Be’, mia cara, non è del tutto vero. Ma quando ero giovane, il college forse sarei stato in grado di finirlo e allo stesso tempo... Ma ora non è più importante. Quello che conta adesso, dottore, è che noi si raggiunga un accordo.

– Signor Camden, la prego di lasciare subito il mio ufficio.

– Vuole dire prima che perda il controllo per quello che le ho appena detto? Non sarebbe il primo. Mi aspetto di vedere confermato un incontro entro la fine della prossima settimana, nel luogo e alle condizioni che voi riterrete più opportune, naturalmente. Informi la mia segretaria personale, signorina Diane Clavers, di tutti i dettagli. In qualsiasi momento decidiate.

Ong non li accompagnò alla porta. La pressione del sangue gli batteva nelle tempie. Prima di uscire, Elizabeth Camden si voltò verso di lui e chiese: – Che cosa è successo al ventesimo?

– A chi?

– Il ventesimo bambino. Mio marito ha detto che diciannove di loro sono in buona salute e sono sani. Che cosa è successo al ventesimo?

La pressione crebbe ancora di intensità, sempre più palpabile. Ong sapeva bene che non avrebbe dovuto rispondere; che Camden molto probabilmente conosceva già la risposta anche se sua moglie ne era all’oscuro; che lui, Ong, avrebbe risposto in ogni caso, e che si sarebbe pentito amaramente, più tardi, della sua mancanza di autocontrollo.

– Il ventesimo bambino è morto. I suoi genitori si sono rivelati inadatti. Si separarono durante la gravidanza, e la madre non fu in grado di sopportare il pianto ininterrotto per ventiquattro ore di fila di un bambino che non dormiva mai.

Elizabeth sgranò gli occhi. – E lo ha ucciso?

– Per errore – rispose Camden per tagliare corto. – Lo ha scosso con troppa energia. – Si voltò verso Ong. – Ci volevano delle infermiere, dottore. In turni continui. Lei avrebbe dovuto scegliere solo genitori in grado di permettersi i turni delle infermiere.

– Ma è orribile! – urlò la signora Camden, mentre Ong non riusciva a capire se si riferisse alla morte del bambino, alla mancanza di infermiere oppure all’inaffidabilità dell’Istituto.

Ong chiuse gli occhi. Quando se ne furono andati, prese dieci milligrammi di ciclobenzapirina III. Solo per il mal di schiena... solo per quello.

Quella vecchia ferita gli faceva ancora male.

Rimase vicino alla finestra per molto tempo, tenendo ancora in mano il fermacarte a calamita, sentendo che la pressione sulle tempie piano piano diminuiva, rilassandosi sempre di più.

Sotto di lui il lago Michigan bagnava dolcemente la riva. La polizia la notte precedente aveva cacciato gli ultimi barboni che non avevano ancora avuto il tempo di ritornare nei loro tuguri.

Rimanevano solo i loro avanzi, gettati nei cespugli vicino al lago: brandelli di lenzuola, giornali, borse di plastica che sembravano patetiche bandiere calpestate. Era illegale dormire nel parco, illegale entrarvi senza un permesso di residenza, illegale essere barbone senza una fissa dimora. E mentre Ong guardava, alcune guardie in uniforme in servizio nel parco cominciarono metodicamente ad arpionare i fogli di giornali e a buttarli in bidoni semoventi.

Ong alzò il ricevitore del telefono e chiamò il Presidente dell’Istituto Biotecnico.

Quattro uomini e tre donne sedevano intorno al lucido tavolo di mogano nella sala delle riunioni. Un dottore, un avvocato, un capo indiano, pensò Susan Melling, spostando lo sguardo dal dottor Ong a Sullivan, e infine a Camden che le rivolse un sorriso.

Ong vide quel sorriso e si irrigidì. Stupido arrogante.

Judy Sullivan, il legale dell’istituto, si girò e cominciò a parlare a bassa voce con l’avvocato di Camden, un uomo di corporatura magra e nervosa con lo sguardo di chi è al servizio di qualcuno. Il suo proprietario, Roger Camden, il capo indiano in persona, sembrava l’unica persona davvero felice, in quella stanza.

Quell’omino così pericoloso... che cosa aveva fatto per diventare così ricco e famoso partendo dal nulla? Lei, Susan, non l’avrebbe mai saputo, ma era al colmo dell’eccitazione. Lui era felice, sorrideva radiosamente, era così diverso dai futuri genitori che era solita incontrare. Normalmente, le future mamme e papà, ma soprattutto i papà, sedevano lì come se fossero dirigenti convocati per discutere la fusione di due società. A Camden sembrava di trovarsi a una festa di compleanno.