Il problema principale a cui devono fare fronte i teorici che elaborano nuovi modelli di tunnel temporali consiste nello spiegare i conseguenti paradossi del rapporto di causa-effetto (come quello di uccidere il proprio nonno nel passato). Al momento la soluzione più accreditata sembra quella che contempla la teoria quantistica degli universi multipli, dove ad ogni interferenza sulla realtà si crea una nuova linea temporale.

Sfortunatamente per me e per H.G., quando si ricerca materiale per un'opera di fantascienza è indispensabile utilizzare soltanto quegli elementi scientifici che soddisfano le esigenze narrative. Da questo punto di vista, quindi, non è stato possibile sfruttare il tunnel temporale di Kip Thorne. Infatti la macchina del tempo di Wells assomigliava più al "Tardis" del Doctor Who, un apparecchio su cui si sale a bordo e che permette di scorrazzare su e giù per il tempo tirando delle leve. Dunque, niente a che vedere con i tunnel.

Approfondendo l'argomento, tuttavia, scoprii un'altra teoria promettente, secondo la quale esistono particelle opportunamente in grado di muoversi all'indietro nel tempo senza dover sfruttare i tunnel. Si tratta cioè delle antiparticelle come il positrone, ma anche questa ipotesi era da scartare: annichilare il viggiatore nel tempo e riaggregarlo sotto forma di antiparticelle era un processo che avrebbe richiesto l'impiego di una quantità di massa/energia pari alla Richmond del 1890!

D'altra parte, era necessario sviluppare il fondamento logico adottato da Wells, il cui viaggiatore ad un certo punto afferma: "In realtà esistono quattro dimensioni. Le tre che chiamiamo piani dello spazio, e una quarta, il tempo..." (La macchina del tempo, cap. 1). Secondo l'autore, la macchina percorre una "distanza" lungo una quarta dimensione temporale, esattamente come un veicolo tradizionale è in grado di spostarsi nello spazio. E' quindi evidente che si tratta di un apparecchio capace di "intrecciare" gli assi dello spazio e del tempo.

(A questo proposito è particolarmente interessante il contesto storico del romanzo di Wells. Nel 1895 cominciavano a delinearsi le basi della geometria dello spazio-tempo: Lorentz e Fitzgerald avevano già pubblicato alcune teorie sulla curvatura dello spazio per spiegare i famosi esperimenti di Michelson-Morley sulla velocità della luce - sostanzialmente, i righelli si accorciano e gli orologi rallentano per mantenere costante il valore della velocità della luce -. Nondimeno, Wells ha scritto questo romanzo dieci anni prima della pubblicazione della Relatività Speciale di Einstein, e a quanto pare è stato il primo in assoluto a considerare il tempo come una dimensione geometrica. Se poi pensiamo che le precedenti storie di viaggi nel tempo adottavano come "giustificazione" degli espedienti come gli angeli e le reincarnazioni, l'intuizione di Wells appare ancor più straordinaria).

Che cosa potevo estrapolare da tutto ciò per ricostruire la macchina del tempo?

Mi concentrai sulle teorie di Einstein. In che modo si può "intrecciare" lo spazio-tempo? Be', secondo la Relatività Generale, una massa in rotazione è in grado di farlo: un flusso di materia producce una distorsione dello spazio-tempo mediante campi gravitazionali, diversamente da una corrente elettrica che invece esercita una forza magnetica.

Sembrava davvero uno spunto promettente. E infatti uno studio di Frank Tipler descrive (Physical Review D, vol 9, p. 2203, 1974) la possibilità di viaggiare nel tempo qualora ci si sposti in un certo modo attorno alla superficie di un cilindro infinitamente lungo e che ruota su se stesso a una velocità di poco superiore alla metà della velocità della luce. Per mia sfortuna, un artefatto di questo tipo sarebbe stato eccessivo in una Richmond vittoriana.