Neve.

Che cade fitta dal cielo di dicembre. Si posa sulle automobili in colonna, su persone che sono infagottate in cappotti e sciarpe. E' sulle strade, si aggrappa sui tetti. E' attaccata, mista a fango, sotto due scarponi chiodati che entrano in un edificio poco distante dalla piazza.

Quando la porta viene aperta, l'addetto allo sportello uno alza gli occhi, poi li riabbassa. Passano alcuni minuti e l'uomo con gli scarponi, che si chiama Mario Zanon, è in attesa davanti a lui. Gli sta mostrando un bigliettino dove c'è scritto un numero: 003. Corrisponde a quello indicato su un pannello elettronico appeso al soffitto.

L'addetto rialza lo sguardo. - Sì - sospira. - Mi dica. Tocca a lei, no?

- Ha del vino, signora? - chiede Mario Zanon.

- Prego?

Mario Zanon strizza gli occhi per mettere a fuoco. - Oh, mi scusi, non... Vorrei del vino.

- Nient'altro?

- Uh, no.

- Qualche salsiccia? Polenta abbrustolita? Niente? Solo vino?

- Sì, grazie.

- Una bottiglia va bene?

- Mmm. Sì. Per ora sì.

L'addetto annuisce, sospirando di nuovo. - Certo. Capisco. Senta, signore... E' già la terza volta, questo mese.

- Eh?

- Per cortesia, può uscire? - l'addetto indica la porta a Mario Za-non. - Questa è una banca, capisce? Ban-ca.

- Ban-ca - ripete Mario Zanon. Sembra capire e alza una mano per scusarsi. Senza aggiungere altro, si volta e esce.

Fuori appoggia i pollici sulle tempie, massaggiandole. Alza lo sguardo a osservare il bianco che cade dal cielo.

Infila una mano nella tasca per ricontrollare l'indirizzo del posto in cui deve recarsi. C'è scritto: via Armando Diaz, 30. Reinfila subito il foglietto nella tasca perché ha paura che la neve lo bagni.

Prosegue sul marciapiede, gli occhi lucidi.

All'altro lato della strada vede passare Marco. Poi passano anche il Tonin, il Bepi, il Giovanni-piccolo, Danilo. Sono vestiti di bianco come il ghiaccio che sta ondeggiando nell'aria. Li saluta, sorridendo. Si accorge che non sono loro solo dopo un po'.

Tuoni.

Quelli del cielo che crolla. Quelli che non ci sono, che sentono arrivare solo i pazzi e i profeti ubriachi. La figura con gli scarponi alza il bavero della giacca e prende la metropolitana, scende alla terza fermata, risale in superficie e attraversa la strada. Sul palazzo c'è un'insegna bianca con una croce rossa e due serpenti che si attorcigliano intorno.

Entra nell'edificio e si avvicina allo sportello. Non si ricorda molto bene cosa deve chiedere. Consegna a una donna il foglietto dove gli hanno scritto l'indirizzo. Lei lo guarda.

- Sì?

- Uhm.

- Via Armando Diaz trenta è questa, sì. Ma è qui per la terapia? E' stato chiamato a casa?

- Ha del vino, per caso?

- Sì, è qui per la terapia - si risponde da sola la donna. Preme un pulsante e parla in un microfono. - Giorgio, è arrivato un... signore, lo accompagni su?