a cura di

Roberto Quaglia

Pensiero Stocastico Il futuro del doping


Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.

La caccia alle streghe è uno dei tuoi passatempi preferiti? Ti proclami contro le discriminazioni però discrimini tra una discriminazione e l'altra? Pensi quasi sempre quello che pensano anche gli altri? Allora sei probabilmente finito nel posto sbagliato a leggere le cose sbagliate. Muta la rotta, o lettore normale, finché sei in tempo, oppure continua a leggere sapendo che comunque perderai il tuo tempo.

E' molto di moda al giorno d'oggi vedere nel doping sua maestà il Male. Io che però sono pignolo e poco sensibile ai richiami delle mode, mi ritrovo a domandarmi cosa ne sarà del doping al prossimo giro di boa degli umani costumi, quando la moda dell'antidoping avrà fatto il suo tempo e nessuno discriminerà di più fra doping e doping. Una moda è infatti tale perché dopo un po' passa. Ed è già parecchio tempo che una parte d'umanità si trastulla senza molto senso con il vezzo estetico dell'antidoping.

In realtà, l'umanità ha da sempre amato il doping, anche se non lo ha mai chiamato così, facendo di esso libero uso in tutti i tempi e in tutti i contesti. Cos'è infatti il doping? Nient'altro che il fatto di assumere alcune sostanze in grado di migliorare le proprie prestazioni in un qualsiasi campo di attività fisica. Dato che il doping è quindi finalizzato ad ottimizzare le proprie prestazioni, viene da chiedersi perché molti vogliano vederci in esso il Male. Cosa c'è di male a volere migliorare le proprie prestazioni? Non migliora le proprie prestazioni anche chi semplicemente si allena? Non sarebbe quindi anche il mero allenamento da intendersi come innegabile doping? La risposta dei fanatici dell'antidoping è: il doping deve essere vietato quando è innaturale e fa male alla salute. D'altra parte, se il doping facesse bene alla salute, mancherebbe davvero qualsiasi argomento per provare a vietarlo. Sul fatto della sua naturalità, poi, c'è tutti da ridire: è naturale andare in automobile? Sono naturali i cibi dei fast-food? E' naturale guardare la televisione? Se la naturalezza di un azione fosse il criterio per stabilire se di doping si tratti o meno, si macchierebbe di doping qualsiasi cittadino (sportivo o meno) che vada in auto, mangi al fast-food e guardi la televisione. E potremmo fare migliaia di altri esempi. Dimentichiamoci quindi l'argomento naturalezza, che in un'epoca di artificiosità totale può solo fare ridere i polli, e limitiamoci al solo altro tema che riempie la bocca dei maniaci dell'antidoping: la salvaguardia della salute dell'atleta.

A questo punto però mi viene un inevitabile dubbio: o sono scemo io, o sono scemi gli altri. Per quanto dopati, gli atleti godono infatti nel 99% dei casi di una salute migliore di quella di gran parte del resto della popolazione. Certo ogni tanto ne schiatta qualcuno, ma questo succede anche alla gente normale. Si vive e si muore, cosa c'è di strano? Per ogni volta che un atleta muore a causa del doping, ce ne sono altri dieci che muoiono perché nello sport che fanno semplicemente accade spesso che qualcuno ci lasci la pelle. Due pugili che si pestano danneggiano la mutua salute infinitamente di più che un atleta dedito ad un equilibrato doping, ed i frequenti decessi dei pugili ed i loro inevitabili rimbambimenti lo dimostrano senza ombra di dubbio. Eppure il pugilato non è vietato. Così come non è vietato l'automobilismo, uno degli sport con il più alto coefficiente di morte. E lo stesso calcio, lo sport più amato dagli italiani, pur producendo una bassa quantità di decessi lede i corpi degli atleti più del più accanito doping: è infatti uno scempio continuo di articolazioni, menischi, fibre muscolari e ossa. Non passa domenica che qualche calciatore non s'infortuni. Non preme ai fanatici dell'antidoping della salute di costoro? No. I fanatici dell'antidoping sono dei feticisti. Perché la loro sensibilità morale s'infiammi deve venire rispettata una complessa liturgia di condizioni, devono essere state consumate sostanze proibite e deve essere stato effettuato un rituale di analisi e controanalisi. Insomma, una faccenda essenzialmente mistica come nella storia se ne sono viste molte. Un pretesto come un altro per una bella caccia alle streghe. Una persecuzione contro gli sportivi ma vi siete mai chiesti perché con la storia del doping rompono le palle solo agli sportivi? Perché non fanno l'antidoping anche agli attori cinematografici e teatrali ed ai presentatori televisivi, molti dei quali notoriamente dediti all'uso di cocaina per migliorare le loro prestazioni sulla scena? Dopotutto, anch'essi competono con colleghi che risultano svantaggiati dal loro mancato ricorso a tali sostanze stimolanti. E per non fermarsi agli esempi ovvi, perché non procedere anche contro gli scrittori dediti a doping? Viene fatto l'antidoping sui candidati al premio Nobel per la letteratura? E a quello per la medicina?

E a questo punto devo proporre agli inquisitori la mia stessa persecuzione, dato che ricorro abitualmente al doping per riuscire a scrivere i miei pezzi di Pensiero Stocastico. Non so se infatti otterrei gli stessi risultati senza abitualmente drogarmi, prima di ogni mia prestazione, facendo smodato uso di abnormi quantità di caffè (talvolta seguite da dosi integrative di coca cola), beveroni noti per l'alto contenuto di caffeina in essi contenuto. Perché se trovano caffeina nelle urine di Del Piero gli fanno un mazzo così mentre a me che ce l'ho sempre non la cercano neppure? Forse che la mia salute vale meno di quella di Del Piero? Analizzare la mia urina fa più ribrezzo? O la caffeina nuoce meno a me che a un calciatore? Dieci anni fa, per riuscire a scrivere un certo mio libro, dovetti per alcuni mesi ricorrere ad un doping esasperato che certo incise non poco sulla mia salute. All'epoca fumavo, e fumavo parecchio. Scrivendo il mio libro, fumavo ancora di più e, quel che è peggio, non riuscivo a scrivere se non fumavo continuamente. Tutti i giorni, però, dopo qualche ora di scrittura la mia capacità di fumare veniva meno, nausea e disgusto mi rendevano repellente la sola idea di ulteriori sigarette, ed io mi ritrovavo bloccato; non riuscivo infatti più a scrivere se non continuavo a fumare. Pur di continuare a scrivere, allora, ero costretto ad iniziare con il caffè. Il caffè mi faceva infatti tornare voglia di fumare, e così potevo procedere a scrivere, tirando avanti per un altro po'. Ma il caffè dopo un po' ti stronca anche di più delle sigarette, e se non la pianti il cuore ti scoppia. Finalmente smetterla di scrivere? Neppure a pensarci! Ricorrevo a quel punto ad un certo liquore cecoslovacco, di cui avevo in precedenza fatto abbondanti riserve. Il liquore cecoslovacco mi faceva tornare voglia di fumare, il che mi consentiva di proseguire a scrivere, fino a quanto fatalmente giungeva sera. A questo punto, lievemente alticcio, schizzato, e con un misterioso senso di profonda intossicazione interiore, potevo spegnere il computer, soddisfatto e perplesso, e terminare la mia giornata di scrittura. In seguito, il mio istinto di conservazione mi ha indotto a moderare il doping al quale ricorro per scrivere, ma non è questo il punto: può infatti quel mio libro considerarsi valido? Io non l'avrei infatti mai scritto se non avessi fatto ricorso alle sostanze che ho detto, così come Umberto Eco non avrebbe scritto Il Nome della Rosa se non avesse potuto nel contempo fumarsi le sue quaranta sigarette quotidiane. E allora perché a Maradona gli hanno fatto per anni l'antidoping tre volte al dì mentre ad Umberto Eco e a me non lo ha mai fatto nessuno? Forse che un libro vale meno che una partita di calcio? Forse che la salute di Umberto Eco vale meno di quella di Cuccureddu (giocatore della Juventus di 20 anni fa trovatene uno oggi con un nome così!). E perché durante le riprese dei film non viene fatto l'antidoping agli attori che in seguito vinceranno il premio Oscar? E' giusto che ad un attore possa essere consentito di recitare meglio di un altro al prezzo dell'ingestione di regolari dosi di caffè, sigarette ed alcolici (per non parlare della cocaina)? Perché un attore salutista dove trovarsi svantaggiato? Perché non si va a vedere cosa si sono fumati gli sceneggiatori di un film umoristico di successo o di certe trasmissioni tivù demenziali? Quindi torniamo alla domanda precedente: perché l'antidoping è una persecuzione dei soli sportivi? La risposta è che gli sportivi sono classicamente individui giovani e inesperti, irregimentati in federazioni di vario genere (a volte anche militari, e comunque sempre paramilitari), una situazione che mal si presta a rivendicare il proprio diritto di fare della propria salute ciò che a uno pare. Attori, giornalisti, scrittori e presentatori televisivi si opporrebbero energicamente (e con pieno diritto) ad intrusioni sistematiche nella loro privacy biochimica.

Si vive e si muore, e la società moderna occidentale ha trasferito il paradigma della quantità (su cui è fondata) alla sfera esistenziale: la quantità di qualcosa vale di più della qualità di qualcosa. Questo è il paradigma contemporaneo nel quale l'Occidente affoga. Nella sua estrema e inevitabile manifestazione, questo paradigma ci satura della convinzione che una lunga vita valga di più di una bella vita. Vivere di più diventa più importante che vivere meglio. Altri popoli non annaspano in un pantano simile. Per altri popoli e per altre culture, presenti e passate, la qualità della vita è prevalente rispetto alla quantità della stessa. E in queste culture non troviamo l'orribile tabù della morte che affligge la nostra con tutte le peggiori manifestazioni che da esso derivano: dal senso di sconfitta comunemente associato alla morte all'accanimento terapeutico sui malati terminali. E la qualità della vita è rappresentata da ciò che uno fa. Molti uomini hanno sacrificato la loro vita per una causa. In certi casi li si loda per questo, in altri casi li si condanna. Ma il principio per il quale uno mette in gioco se stesso, la propria salute e la propria vita è uno solo ed è sempre lo stesso ed in quanto tale non andrebbe giudicato: si tratta della legittima ambizione di un essere umano di influire sulla realtà il più possibile durante la vita propria, secondo le modalità ad esso più congeniale, costi quel che costi. Per alcuni ciò si tradurrà nell'ambizione di varare leggi più giuste o di salvare una patria, per altri nell'ambizione di stabilire nuovi primati di tipo sportivo, per altri ancora di scrivere opere letterarie che esprimano concetti ed emozioni mai prima rappresentati su carta, per altri ancora di interpretare personaggi cinematografici che rimangano indelebili nell'Immaginario dell'umanità. Tutte queste persone romanticamente tese verso il superamento dei propri e collettivi limiti sono il vero grandioso motore dell'umanità. Ognuna di esse rischierà volentieri di sacrificare tutto, dalla salute alla vita, pur di incidere sulla realtà in quell'opera o in quel gesto che per loro vale a dare senso a una vita. Ed è davvero misera cosa che masnade di ombrosi figuri senza né arte né parte e insensibili a tale romantica vocazione si industrino ad imbrigliare, ostacolare, giudicare, condannare e punire persone più nobili e coraggiose di loro con la sola colpa di anteporre la qualità del risultato di ciò che essi fanno alla propria incolumità personale.

Il futuro del doping può quindi esprimersi in due direzioni opposte.

La prima possibilità è quella di un'improvvisa eruzione di fondamentalismo antidoping. In una società governata da un fondamentalismo antidoping, il test antidoping sarà obbligatorio in qualsiasi contesto che preveda una competizione fra esseri umani. Durante le campagne elettorali, i politici dovranno sottoporsi ad analisi dopo ogni comizio o tribuna politica, e se dalle loro urine emergerà che hanno fatto uso di sostanze proibite (dalla cocaina ai tranquillanti, dalla nicotina al caffè) verranno squalificati, ovvero perderanno ogni diritto di concorrere a quelle elezioni. Negli studi televisivi, gli ufficiali dell'antidoping suggeranno metodicamente urine a tutti i coloro che abbiano appena partecipato ad una trasmissione televisiva, presentatori, cantanti, ospiti di talk show e sportivi. Gli atleti dovranno quindi abituarsi che dopo aver appena fatto un controllo antidoping al termine di una competizione sportiva toccherà loro rifarlo se verranno intervistati da un'emittente televisiva. Tutte le industrie ed aziende dovranno avere il personale regolarmente sottoposto ad analisi da parte del Ministero dell'Antidoping, una nuova grande istituzione pubblica che darà vita a migliaia e migliaia di nuovi utili posti di lavoro. Le aziende saranno poi legalmente tenute a tenere un regolare registro dell'antidoping dove gli accertamenti positivi possano venire contabilizzati e convertiti in tasse. Dato che il doping (caffè, nicotina, vino, birra, antidepressivi, ecc.) dei dipendenti favorisce infatti un'azienda rispetto alla concorrenza, sarà giusto che tale illecito vantaggio finisca per tramutarsi in una maggiore tassazione. Il Ministero dell'Antidoping avrà suoi funzionari anche sul set di tutte le produzioni cinematografiche. Pure le pornostar non sfuggiranno al Nuovo Ordine Chimico e dopo ogni amplesso sul set dovranno immancabilmente devolvere un po' della loro pipì alle analisi obbligatorie per accertare la naturalezza e legalità del loro coito. Gli accoppiamenti che risulteranno essere stati incoraggiati dall'uso delle solite sostanze proibite (caffè, nicotina, alcolici, ecc.) saranno regolarmente multati.

Non è però detto che la storia prenda il corso del fondamentalismo antidoping, ed anche se lo facesse, non durerebbe per sempre. I Grandi Proibizionismi, per quanto frequenti nella storia dell'umanità, sono sempre pregni di quel carico di aberrazione che li condanna a non durare per sempre e venire un giorno rimpiazzati da una tendenza contraria.

Vedremo quindi inevitabilmente il giorno in cui la moda mistica dell'antidoping scomparirà nel nulla dal quale emerse poco tempo fa. Il liberismo chimico restituirà finalmente a chiunque la piena responsabilità ed autodeterminazione in merito all'uso ed abuso del proprio corpo.

Sotto la propulsione del doping libero, lo sport vivrà una nuova stagione di traguardi grandiosi ed inimmaginabili oggi. Dopotutto, c'è un limite alle capacità fisiche di un corpo umano. E senza i progressi della scienza, questi limiti segnerebbero un giorno la fine dello sport agonistico. Senza i progressi della scienza, si giungerebbe fatalmente al giorno in cui nessuno sarebbe più in grado di correre o nuotare una certa distanza al di sotto di un certo tempo, di saltare, sollevare pesi, lanciare oggetti migliorando ad oltranza i rispettivi record. Il doping libero sarà in futuro l'unico modo in cui lo sport potrà continuare ad esistere e ad appassionare le folle e gli sponsor. Naturalmente, esso non si limiterà alla sola chimica.

In futuro, il doping chimico apparterrà all'archeologia dello sport. Anabolizzanti, anfetamine, bombe di aminoacidi, stimolanti, autoemotrasfusioni e chi più ne ha più ne metta, verranno ricordati con tenerezza dagli storici dello sport. Il vero doping del futuro sarà il doping genetico.

L'ingegneria genetica brucia oggi tappe su tappe e sta già cambiando il mondo anche se gli effetti non sono ancora bene visibili. Si parla già oggi delle mirabilie che l'ingegneria genetica comporterà in futuro per l'essere umano in campo medico. Non si fa menzione però di quelle che sopra le altre appariranno come le applicazioni più eclatanti: l'ingegneria genetica nel campo dello sport. Correggere le malattie genetiche della popolazione è infatti operazione eticamente pregevole, ma commercialmente diafana. C'è troppa poca gente in giro con il DNA difettoso per costituire un mercato interessante. Milioni di anni di selezione naturale hanno già spazzato via le tare genetiche dal grosso della popolazione. In futuro, agli sponsor interesserà ben altro. Agli sponsor interesserà sempre di più che i campioni dello sport violino vette inviolabili, superino barriere invalicabili, infrangano record infrangibili. Ed il miglior modo di conseguire tali risultati in futuro si avrà con l'ingegneria genetica applicata agli atleti o, se preferite, con il doping genetico. Gli atleti professionisti del futuro accetteranno di venire geneticamente modificati al fine di essere concorrenziali e di potere fare cose che interessino alla gente (intesa come telespettatori). Vedremo allora centometristi con gambe dal diametro crescente anno dopo anno, giocatori di pallacanestro alti dai tre metri in su, ginnasti con le ossa flessibili, sollevatori di pesi massicci e larghi come bulldozer, sottili campioni di salto in alto con ossa cave, lottatori di sumo da una tonnellata, scalatori free climber con poderose mani grifagne dotate di superunghie appuntite retrattili, e forse addirittura pugili con scatola cranica rinforzata e due braccia supplementari (destinate nel tempo a diventare quattro, poi otto, sedici, ecc.). Gli ecologisti insorgeranno contro questi progressi. La biodiversità ne sarà tuttavia accresciuta, ed è opinione consolidata che la natura abbia una certa predilezione per la biodiversità. Ne consegue che, paradossalmente, i Mostri dello Sport venturi non saranno neppure contronatura, anche se a parecchi piacerà molto considerarli tali. Essi vivranno, alcuni di più, altri di meno, ed infine morranno come a tutti tocca. Dalla loro progenie, nuovi incroci daranno realtà a nuove forme e funzioni. L'Evoluzione, che ne sa una più del diavolo, procede anche così. Con il doping genetico e tutti i suoi figli e figliastri.



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