Aspettando Seldon

(di Isaac Asimov?)

Littoral Compellor strinse sul petto le falde della cappa e affrontò con decisione l'alta scalinata marmorea che conduceva alla Seldon Hall. Il sole di Terminus era appena sorto all'orizzonte. Nonostante il condizionamento del clima planetario, l'alba era gelida, una delle più fredde che il consigliere riuscisse a ricordare.

Sulla soglia dell'edificio, spalle a una colonna e pollici infilati nella fusciacca dai colori vivaci, Liebel Arvadan lo attendeva immobile.

- Buongiorno, sindaco. - lo salutò Compellor, con sussiego - Siete il primo?

- No, consigliere. - replicò l'altro - Siamo già tutti presenti.

Prima di varcare il portone, Compellor lanciò un ultimo sguardo alla città che si stendeva ai piedi della piccola collina. Le schiere degli assedianti erano ancora immobili, ma i carri positronici stavano lentamente dispiegando i dispositivi di puntamento, segno che lo scontro finale era ormai prossimo. Sull'altro fronte, con estrema sorpresa, il consigliere vide che...

- Cosa ne pensate, Compellor? - lo distrasse Arvadan.

Compellor sussultò. - Perché me lo chiedete, sindaco?

- Vedo che siete restio a entrare. Scrupoli dell'ultima ora?

- No, signore. - protestò Compellor.

- Eppure sembrate spaventato.

- Perché dite questo?

- Lo vedete? Siete sulla difensiva.

- E' naturale. Voi mi state accusando.

- Perché pensate che io vi stia accusando?

- Non è così?

- E se lo fosse, come vi farebbe sentire essere sotto accusa?

- Perché mi fate questa domanda, adesso?

- Pensate che non ne abbia il diritto?

- No, ma...

- Volete venire dentro, signori? - intervenne una voce femminile, querula, dall'interno dell'edificio.

- Perché dovremmo venire dentro? - replicarono Compellor e Arvadan, all'unisono.

- Perché siete ricoperti di brina, ad esempio.

Sindaco e consigliere si guardarono a vicenda. Effettivamente l'umidità dell'alba, durante quel lungo scambio di battute, si era loro condensata addosso in minutissimi cristalli. Il viso di Compellor, incorniciato da una folta barba, del tutto fuori moda su Terminus, sembrava una luciscultura prodotta dagli artisti del pianeta Ifnia.

Arvadan scosse le spalle, facendo piovere rugiada. - D'accordo, entriamo.

La sala della Volta del Tempo era deserta. Solo un uomo e una donna erano seduti in prima fila, proprio di fronte al proscenio ove, a intervalli irregolari, appariva l'immagine olografica di Hari Seldon. In quel momento, naturalmente, la Volta era spenta.

Compellor scelse un posto strategicamente equidistante dai due membri di quel "comitato ristretto". Con la coda dell'occhio, vide che Arvadan faceva altrettanto.

Fece correre lo sguardo sul volto dei presenti. La carnagione scura di Arvadan tradiva la sua provenienza dall'arcipelago Flexner; l'espressione torpida di Preem Thoobing suggeriva che il consigliere anziano fosse perduto dietro chissà quali pensieri; il sorriso di Bayta Rufirant non lasciava presagire nulla di buono.

- Tra quanti minuti si aprirà la Volta? - chiese Compellor.

- Minuti? - ripeté la donna con voce querula - No, consigliere: ci vorranno ore, probabilmente. Non possiamo prevedere il momento esatto.

- Volete dire... - Compellor aggrottò la fronte - Dovremo restare qui seduti tutto il giorno, aspettando Seldon?

Ancora sorridendo, Bayta Rufirant inarcò un sopracciglio. - A sentirvi, consigliere, si direbbe che la prospettiva di trascorrere del tempo in nostra compagnia vi disturbi.

- No, signora. - replicò Compellor, badando bene a tralasciare il titolo onorifico della donna, il che costituiva un insulto appena velato - Mi chiedevo soltanto come potremo riempire tutte queste ore vuote.