Il sacrificio fu premiato nel modo più spettacolare. Al termine della procedura di invecchiamento, gli fu detto che Max, il vero Max, lo attendeva al di là della porta chiusa di un ufficio. Voleva congratularsi con lui, e verificare il risultato.

Huey passo oltre la soglia come in trance. Cosa desiderava veramente da quell'evento? Incontrare, per la prima volta, suo padre? Dimostrare di essere indistinguibile da lui? Ucciderlo, per sostituirsi a lui? I pensieri più folli passarono in rassegna nella sua mente, ma il suo corpo rimase immobile, impalato in mezzo alla stanza, percorso dalla sguardo critico di Max, sul cui volto si allargò gradatamente un sorriso di soddisfazione, mano a mano che constatava la perfetta riuscita del suo progetto. Quando Huey osò guardarlo negli occhi, percepì nel suo sguardo una forza di volontà alla quale sarebbe stato folle opporsi.

"Volevo comunicarti di persona che sei stato scelto", gli sentì dire Huey, ma il senso delle parole gli sfuggiva.

"Scelto? Per cosa...?"

"Scelto per essere il mio doppio. Mi hanno detto dei tuoi risultati. Non ritenevo possibile che qualcuno potesse somigliarmi tanto."

Huey non riusciva a crederci. Max gli parlava, come avrebbe fatto con un collaboratore di fiducia. O forse qualcosa di più: non c'era forse un fondo di complicità, di familiarità, nel tono della sua voce?

"Il tuo addestramento dovrà essere completato. Ma è già sufficiente perché tu possa compiere una parte dei tuoi doveri. La settimana prossima devo presenziare a una riunione, in cui non si deciderà nulla, ma in cui non si può fare a meno della mia presenza. Al mio posto ci sarai tu. Riceverai informazioni dettagliatissime su ciò che potrai e non potrai fare e dire. Sarà la tua prova finale. Se riuscirai a cavartela senza destare sospetti, diventerai il mio sostituto permanente, in qualunque situazione, ogni volta che lo riterrò necessario."

Ce l'aveva fatta. Era arrivato alla fine del percorso. Fu forse il terrore di non aver capito bene che lo spinse a chiedere: "E Louie? Cosa sarà di lui?"

Max fece una smorfia. "Louie? Louie è bravo ma... non è come te." Max si alzò, lo prese per un braccio, lo accompagnò verso la porta. "Ha avuto la sua occasione, e l'ha mancata. Solo uno poteva riuscire. Non saremo cattivi con lui. Avrà un'altra possibilità." Gli strizzò l'occhio - possibile? - mentre richiudeva la porta. "In fondo, uno che ha i miei stessi geni è troppo prezioso per sprecarlo."

Da allora Huey non aveva più rivisto Max. Era stato un incontro fugace, insoddisfacente, ma probabilmente era stato meglio così. Non poteva permettersi di avere Max accanto, mentre era impegnato a diventare Max, ad assimilare le ultime informazioni che gli avrebbero permesso di impersonarlo. E ora, finalmente, era pronto. Si decise ad abbandonare lo specchio. In strada lo aspettava l'auto che l'avrebbe portato all'aeroporto privato, verso la riunione prevista. Una volta fuori da quella porta a vetri, sarebbe stato Max per chiunque, tranne che per pochissimi uomini fidati a conoscenza del segreto, e per Max stesso. Si diresse verso l'uscita con decisione, passando davanti a Louie, che sedeva con guardo assente di fronte a un computer. Gli dedicò un ultimo sguardo di addio, per vedere il destino cui era riuscito a sfuggire. Già si cominciava a vedere l'effetto delle nanomacchine che, riprogrammate, stavano rendendo il volto di Louie sempre più dissimile da quello di Max. Tempo qualche settimana, e ci sarebbe stata solo una vaga rassomiglianza, che nessuno avrebbe interpretato se non come un fatto casuale. Una gigantesca gomma da cancellare gli stava cancellando i lineamenti. Addio Louie, è andata come doveva andare. Da oggi io sarò Max, e tu nessuno.

Aprì la porta, e andò incontro al suo nuovo destino.