Recentemente mi ha procurato particolare piacere (e sorpresa) leggere, su Futuro Europa (n. 35, agosto 2003; ed. Perseo Libri) un racconto, peraltro divertentissimo, di Lorenzo Iacobellis intitolato Nicola e Maria. Love story in gran parte epistolare. Lo dico perché conosco Iacobellis da quasi trentacinque anni: a suo tempo, cioè nell'epoca "eroica" della costituzione di un fandom barese e pugliese, egli partecipò (con Eugenio Ragone, Guido Bottone, il sottoscritto e un paio di altri) a un nucleo di base, che poi si sarebbe ampliato. Il suo primo racconto apparve - trafila praticamente obbligata per molti aspiranti autori di allora - in appendice a Galassia gestione Malaguti nella rubrica "Accademia", dove venivano presentati gli autori nostrani "promettenti": era il n. 93 della collana, del settembre '68, dedicato al romanzo Utopia, andata e ritorno di Ph. K. Dick. A qusto racconto ne seguirono altri ancora su Galassia, su Nova Sf Speciale n. 1 (1976, Libra editrice; mitico numero dedicato interamente agli scrittori italiani), sulla importante fanzine padovana The Time Machine curata da Mauro Gaffo e Franco Stocco, sulla rivista Star di Luigi Naviglio. Nel 1982 Iacobellis vinse il Premio Tolkien con il racconto Mondo incompleto e collaborò con numerosi titoli alle edizioni dell'editore Solfanelli, specie nella collana di letteratura fantastica Thule. Per una decina d'anni collaborò alla Gazzetta del Mezzogiorno, con racconti fantastici e articoli di attualità e cultura. La sua produzione letteraria non era mai stata in verità molto intensa (in tutto circa venticinque titoli); ma dopo il '90 essa si ridusse fino a scomparire: un silenzio durato fino a un paio d'anni orsono, quando su sollecitazione di Gianfranco de Turris Iacobellis riprese a interessarsi alla realtà fantascientifica italiana e a scrivere.

Lorenzo Iacobellis vive e lavora a Bari, è sposato e ha una figlia. Da molti anni opera nel settore della riabilitazione psichica dei malati di mente.

Se penso alla narrativa di Iacobellis mi vengono in mente due caratteristiche essenziali: anzitutto una eccentricità di approccio ai temi, poi una fondamentale propensione per il fantastico e l'horror. La stessa fantascienza di Iacobellis (come di moltissimi italiani, specie nei primi anni) usava e usa un elemento scientifico "futuribile" appena accennato, per costruirvi sopra storie di volta in volta a sfondo sociale, o distopico, o avventuroso o anche impregnate di un humour nero. Egli ha spesso prediletto la via del paradosso, del grottesco (magari mescolato a personaggi e situazioni popolari locali) in situazioni caotiche, spesso semidemenziali (tale "vena" riappare al meglio proprio nel suo ultimo, citato racconto su Futuro Europa). Per questo suo modo di scrivere, ricordo che più d'uno (me incluso) individuò, per alcune sue storie, un modello ideale in certi racconti fuori della logica corrente, di Raphael A. Lafferty; fermo restando che le intenzioni narrative di quest'ultimo prendevano comunque strade diverse. Fra i titoli horror di Iacobellis, alcune dei quali davvero notevoli, ricordo Le piccole mummie del Kalahari (1980, Star n.1, uno "speciale" horror/Lovecraft).