Dvd americano per <i>L'Aldilà</i>
Dvd americano per L'Aldilà

In che contesto professionale si è mosso?

Contesti vari e altalenanti. E a questo proposito, forse andrebbe sfatato il mito di un Fulci che per tutta la vita ha fatto film con "pizza e fichi", ovvero senza soldi, arrangiando qua e là. Sotto l'egida di produttori della vecchia scuola come Amati o Donati, ha avuto la possibilità di girare con budget di tutto rispetto. In riferimento alla fase della "Fulvia Film" - quella della famosa stagione horror - i budget erano più esigui, si trattava di produzioni mordi e fuggi, ma c'era il vantaggio della piena e assoluta libertà creativa. L'ultimo periodo della carriera fulciana è quello più vicino alla leggenda dell'artigiano che deve fare miracoli dal niente. Poche risorse, salti mortali, risultati tecnici non sempre all'altezza del personaggio. Però nel film che ha girato prima di lasciarci, Le porte del silenzio, Fulci si è trovato a fianco di un artigiano-regista-produttore come Massaccesi, maestro del basso costo, e il film è pregevolissimo. Quindi una situazione professionale ondivaga, sempre cangiante. Com'è la vita. E com'era il cinema popolare di quel periodo, ancora libero dal supporto logistico e castrante dell'industria televisiva che ha risucchiato idee, spunti e professionalità in nome di quella strana, sinistra entità: la fiction tv.

Nella sua opera quali strade ha percorso?

Se parliamo dei generi, quasi tutte, escluso il porno. Se pensiamo a un filo tematico, una serie di "luoghi" ricorrenti che fanno di Fulci un autore immediatamente riconoscibile, troviamo una continuità forte e quasi insospettabile, considerati i 50 film della sua carriera e l'eclettismo del personaggio. Diciamo che ha attraversato tantissimi "generi" trovando sempre il modo di innescare certi focolai perturbanti che gli erano assolutamente congeniali e, con questi, sovvertire i canoni del genere stesso. Le strade percorse da Fulci sono quelle dell'ossessione per lo sguardo come elemento liberatorio, forza punitiva o vittima designata delle censure di ogni tipo, metafisiche o meno. C'è poi la passione per gli anti-eroi (o per l'assoluta assenza di eroi) nelle storie che raccontava. La crudeltà esibita quasi come in un rituale catartico, l'esagerazione stilistica (lo zoom, i cambiamenti repentini di focale, il montaggio in macchina, ovvero la combinazione tra dolly, carrello e panoramica in un un'unica, lunga sequenza senza stacchi, l'uso disturbante della musica e degli effetti di sottofondo) come strumento di contatto quasi simbiotico, sensoriale, tra regista e pubblico. Se poi consideriamo che certi elementi li ritroviamo in un film per bambini come Zanna Bianca, abbiamo idea della pervicacia fulciana nell'essere se stesso, sempre e comunque. Ai limiti dell'incoscienza. Che poi è la caratteristica dei grandi artisti.

Quali sono stati i grandi protagonisti e i personaggi di Fulci?

Ecco, a mio parere, un'altra particolarità del cinema fulciano: la quasi assoluta mancanza di un "baricentro" nel quale lo spettatore possa identificarsi e quindi sentirsi rassicurato. Il mondo di Fulci è un mondo di eroi che si rivelano assolutamente accessori, vuoti a perdere, perlopiù destinati al martirio e al disfacimento. Non agiscono, "vengono agiti". Non è un caso che la maggior parte dei protagonisti principali delle pellicole di Fulci siano delle persone dotate di poteri medianici, in grado di vedere il futuro o aprire una "finestra" su dimensioni parallele; ma sempre e comunque "spinte" da una forza e da un destino ineluttabili. E punite per queste loro qualità speciali, che le trascinano oltre le barriere del comune sentire. Penso alla Virginia di Sette note in nero, alla maciara Florinda Bolkan in Non si sevizia un paperino o a Luca Aiello, antieroe torturato e irrisolto in Luca il contrabbandiere. L'apoteosi di questa galleria di eroi-strumenti è forse rappresentata da Zweick, il pittore martire e demiurgo di L'aldilà. Un narratore invisibile che è già morto e dannato fin dall'inizio della vicenda, perduto in un mondo di materia e colori in grado di intrappolare l'intero universo. Peccato che sia un universo senza via d'uscita, e che Zweick ne sia la vittima e il prigioniero più eccellente. Insieme ai due "eroi" nominali del film, John e Liza.