- E' vero, che stupido - ammette l'altro. Così dicendo, il vetro si spacca sotto i suoi piedi.

- A' zio, ché sei caduto? - esclama Jack. - Aspetta, vengo ad aiutarti.

Corre in soccorso, ma inciampa su una buccia di banana e finisce steso gambe larghe sulla neve. Lo zio del Pantera taglia la corda (molti spettatori vorrebbero imitarlo), cade nella zona ortofrutta e si fracoma la spina dorsale contro i carrelli del GS. Un film, un mito.

Nel frattempo, ai superstiti della Biblioteca di New York cominciano a congelarsi le chiappe. Fortunatamente qualcuno ha l'idea geniale di bruciare quegli strani oggetti di carta con la copertina rigida e l'interno morbido che affollano gli scaffali, e che peraltro nessuno spettatore dei film di Emmerich ha mai capito a cosa cazzo servano. Ma c'è una nuova emergenza: serve un flacone di Penicillina.

- Be', qui siamo in pieno centro di Manhattan - osserva il sosia di Francesco Nuti. - Ci saranno come minimo quattrocento farmacie nel raggio di cento metri.

- Nooooo! Troppo facile! - ribatte Sam. - Sono buoni tutti a trovare la penicillina in farmacia. Noi invece andiamo a cercarla in una nave mercantile russa da seicentomila tonnellate che si è andata ad arenare proprio davanti alla Biblioteca nonostante che ci troviamo a dieci chilometri dal porto di New York che come tutti sanno è pieno a strafottere di navi russe abbandonate.

- Sempre più plausibile - plaude il fighetto miliardario, affascinato dalla genialità della trama. - Andiamo.

Così partono in esplorazione, in una scena candida e silente con vaghi echi ballardiani e molto più concreti echi di gente che dà di stomaco in platea. Manca solo Zanna Bianca a completare il quadro, e infatti ecco che, tra il lusco e il brusco, spunta un trio di lupi scappati dallo zoo e che tentano di scappare anche da questo cesso di film, purtroppo invano.

- Che cazzata! - esclama, nel buio della sala, uno spettatore stremato.

- Sei troppo esigente! - lo rimbrotta un altro. - Non vedi che i lupi sono in computer graphic?

- Adesso ti vomito addosso in computer graphic.

Mentre i nostri eroi tornano alla Biblioteca col prezioso carico di penicillina russa, i grattacieli cominciano a ghiacciare, dal superattico in giù, mezzanino compreso. E' una scena grandiosa e inquietante, e bisogna dar atto a Emmerich di aver reso avvincente un fenomeno che in sé non ha più pathos dello sbrinamento del frigo di casa.

I protagonisti scappano dal gelo che avanza, esattamente come scappavano dai lupi (tipo sbarrando le porte e chiudendo i cancelli), il che forse è una raffinata metafora, più probabilmente la dimostrazione che per Emmerich le Leggi della Termodinamica sono un oggetto misterioso (ci si convince di ciò quando vediamo congelare il pavimento di marmo, sic!).

Jack, ancora in marcia per New York vestito da Ambrogio Fogar, si salva dal congelamento infilandosi nel luogo che tradizionalmente l'inconscio americano identifica come l'asilo in cui rifugiarsi quando le cose si fanno veramente brutte: il fast-food. Si tratta in particolare di un Wendy: il marchio viene inquadrato da tutte le angolazioni disponibili, per la soddisfazione dell'ultimo sponsor occulto del film, e fanculo a McDonald's che non ha voluto staccare l'assegno.

Come Emmerich vuole, finalmente Jack lo iettatore arriva alla Grande Mela Ghiacciata. Per entrare in città passa accanto a una fascinosa Statua della Libertà ricoperta di sorbetti al limone.

In platea qualcuno si chiede come minchia abbia fatto Jack a finire a Liberty Island, che come sanno anche i bambini sta in mezzo alla baia di New York e quindi lontanissima dalla statale Washington-Manhattan. Ma subito tacciono perché, come sanno anche i suddetti bambini, Emmerich se ne fotte della logica, e quindi devono solo ringraziare se non ha fatto passare Jack anche a fianco della piramidona di Stargate piena di cornetti Algida Cuore di Panna.