Avevano scoperto di essere sedici in tutto, in quel paese. Sedici ventinovenni morti prematuramente in anni differenti, e che, per qualche motivo che nessuno sapeva, qualche volta l'anno avevano la possibilità di riavere un corpo intatto e di andarsene a spasso, confondendosi con i vivi. Chissà se accadeva anche da altre parti, si erano chiesti. Erano molti, comunque, quelli che decidevano di fare le cose che non avevano potuto compiere in passato.

Più di uno aveva avanzato l'ipotesi che quello potesse anche essere il purgatorio. Perché, forse, non erano ancora pronti per quello che ci sarebbe stato dopo, o qualcosa del genere. Sembrava perfino un'ipotesi possibile, nella sua assurdità. Ma nessuno aveva ancora dato loro informazioni precise, in quegli anni, quindi si era risolto tutto con un grosso "chissenefrega, aspettiamo". Non era nemmeno così malvagia, in fndo, quella strana morte.

Il giovane con la pianola cominciò a suonare la marcia nuziale. Marco e Giovanna camminarono verso un ragazzone di nome Fabrizio Dal Molin. Fabrizio Dal Molin aveva i capelli rossi ed era una di quelle persone con parecchi chili in più che sono sempre di buonumore e divertenti, anche dopo decedute. Non era un vero prete, naturalmente, ma tutti avevano indicato lui come il più adatto a celebrare il matrimonio: simpatico e pazzoide durante le cene e gli incontri, serio e saggio quando serviva. Ora la situazione era una sorta di via di mezzo. I giovani si disposero in cerchio attorno agli sposi morti.

Marco e Giovanna camminarono guardando davanti a loro. Mentre avanzava, Giovanna incespicò nel lungo abito bianco e con la voce impastata dall'alcol mormorò: - Orco can.

Marco la sorresse subito, e tutt'e due si guardarono e sghignazzarono.

- Tutto okay? - chiese lui sottovoce.

- Sì, sì.

Trattennero i sorrisi finché arrivarono davanti a Fabrizio, che cominciò a parlare agli altri.

Seduto su una tovaglia distesa sull'erba, il volto rischiarato dai fuochi, Simone mise un braccio intorno al collo di Emanuela. Inclinarono la testa l'una contro l'altra.

- Dai - sussurrò Emanuela.

- Dai cosa?

- Sono carini. - Emanuela sospirò. - Guarda lei, sembra Nicole Kidman. Vero?

- Giàa.

- Lui quell'attore, come si chiama... Italiano, comunque.

- Mmm?

- Non mi viene il nome. Comunque dovresti farci un racconto, sei tu lo scrittore del gruppo.

- Preferisco disporre dei pochi giorni che torno vivo per fare altro, amorrr. Comunque ne ho già scritto uno simile, tanti anni fa.

Emanuela lo guardò. - Sì?

- Sì, ma non l'ho mai finito. Sssh, guarda gli sposi. - Simone li indicò col mento.

- Ma non è uno di quelli dove alla fine muoiono tutti, vero?

- Ti ho detto che non ho... fatto tempo a finirlo. Vediamo. Comunque, anche se morissero tutti? Niente di male, come vedi.

- Sì, ma...

Simone le tappò la bocca, osservando gli sposi sorridendo.

- Mh-mh-mh-mh?

- No che non ti dico niente. Guarda gli sposi. Sssh.

Fabrizio parlò, sollevando di tanto in tanto i palmi delle mani verso l'alto, in un gesto che sembrava quasi religioso. Qualcosa preso dalle letture di un matrimonio vero, in effetti, c'era. Quella mattina, lui, Emanuela e Simone avevano scelto le frasi secondo loro migliori, dove però non fosse nominato Dio o qualche santo. Anche se qualcuno, in vita, era stato credente, adesso nessuno se la sentiva di pensare a Dio. Oppure non ne aveva il coraggio.

Giovanna mandò un singhiozzo, poi si tappò la bocca e guardò Fabrizio con aria colpevole.