E' asceso alla top ten degli incassi con gran sorpresa di molti e con gran disappunto di coloro (i grandi studios) che non si erano dichiarati interessati a produrlo e neppure a distribuirlo. La passione di Cristo (The passion of the Christ) è stato certamente il film evento di questi primi mesi dell'Anno Domini 2004 e con i suoi oltre 360 milioni di dollari d'incasso ha ormai superato negli USA i portentosi incassi dei dinosauri di Jurassic Park e insidia da vicino Il Signore degli Anelli - Il ritorno del Re. Sorride beato il regista Mel Gibson, che ha sborsato di tasca sua qualche decina di milioni di dollari per produrlo, e probabilmente ringrazia ogni sera chi, così in cielo come in terra, lo ha aiutato nell'impresa. Ringraziamenti d'obbligo certamente alle migliaia di parrocchie e le tante associazioni o movimenti religiosi cristiani che nel mondo hanno comprato in prevendita fior di biglietti (anche per varie migliaia di dollari a volta) e spedito, o quantomeno invitato, in massa il gregge dei fedeli a vedere e magari rivedere il portentoso miracolo su celluloide compiuto da Mel Gibson. Per la Chiesa Cattolica statunitense in particolare l'avere un film del genere al primo posto in classifica ha comportato un alquanto gradito rilancio d'immagine, un po' appannata oltreoceano dopo le centinaia di casi di reati in tonaca connessi alla pedofilia per i quali sono stati pagati come risarcimento danni alle vittime cifre dell'ordine dei 100 milioni di dollari. E così fu: estasiati da tale e tanta arte sacra i tantissimi spettatori hanno persino ignorato che il film fosse tutto recitato in latino ed aramaico, godendosi per l'ennesima volta quella che, citando un altro film dello stesso filone, è stata definita La Più Grande Storia Mai Raccontata. A Hollywood sono rimasti a bocca aperta. Ma come, un film coi sottotitoli primo in classifica? That's incredibile! Non che fosse la prima volta che nella mecca del cinema si rimpinguano le casse attingendo al best seller più venduto nel mondo, La Bibbia. La lista dei film tratti più o meno liberamente dal testo sacro è lunghissima, qualche titolo sparso affiorerà più avanti.

Ma come, si chiederà qualcuno, si mettono a parlare di La passione del Cristo su Delos, di solito dedito a raccontarci di amenità fantascientifiche? Ebbene sì. Non si offendano i credenti ma oggettivamente parlando tutto il filone biblico, con i suoi eventi soprannaturali, diluvi universali, ire divine, fuochi purificatori e miracoli vari, è d'ufficio iscritto al filone fantastico, pertanto certamente attinente alle nostre umili divagazioni. Sin dai tempi del muto il cinema, nel corso del suo primo secolo di vita, ci ha proposto innumerevoli volte personaggi attinti dalla storia sacra (Abramo, Davide, Salomone eccetera), spesso e volentieri anche in versione simil-Indiana Jones. Per non parlare degli eventi più spettacolari di quelle antiche pagine, come l'apertura delle acque del Mar Rosso, proposti sul grande schermo con grande sfoggio di impressionanti effetti speciali (si veda I dieci comandamenti). Neanche il cinema d'autore è stato assente, con registi come Rossellini, Pasolini e Scorsese che si sono cimentati nel raccontare, a modo loro, passi del vangelo. Tutto questo non deve certo sorprendere, visto che il cinema può compiere lo stesso tipo di visualizzazione che nei secoli passati poteva venir ottenuta solo attraverso la pittura, da cui ha attinto a piene mani. In questo processo si inserisce evidentemente anche la televisione, che ha tante volte investito in queste narrazioni bibliche: dalle patinate cartoline zeffirelliane degli anni '70 (il suo Gesù di Nazareth uscì tra l'altro anche al cinema, seppur in versione "bignami") alle recenti produzioni Lux/Rai, Le storie della Bibbia, sulle varie sezioni di questo testo sacro. Il filone ha anche avuto un redditizio e nutrito sottogenere, o spin-off, ambientato in tempi più recenti, con le telebiografie di santi e sante assortiti, frati e suore cari al mondo cattolico, il più gettonato dei quali rimane certamente Padre Pio. Su di lui ci sarebbe magari da fare anche qualche altra considerazione, visto che ormai esiste un vero e proprio merchandising legato alla sua figura, che comprende calendari, riviste, adesivi, statuette, serie di videocassette, libri, ammennicoli portafortuna da appendere in macchina e quant'altro. Ma non appartiene in senso stretto al filone fantastico, per cui non ci soffermiamo. Prelati più o meno altolocati hanno in varie occasioni espresso una sorta di insofferenza rispetto a questo tipo di commercializzazione audiovisiva collegata alla religione, ma rimane legittimo pensare che in realtà sia una posizione di facciata e che tutte queste nuove forme visibili e tangibili sotto sotto non siano affatto sgradite, in quanto testimoniano il costante interesse per questo argomento e dunque, per indotto, per le istituzioni religiose che ne rappresentano l'aspetto diciamo terreno.