Avvicinarsi alla morte fu l'ascesa di una montagna, un lento salire tra la polvere e le rocce, sopra la vertigine dei seracchi e dei crepacci, nel mare di un ghiacciaio che incombe sulla valle con la sua onda immobile.

Così, come un uomo della medicina conduce il malato sulla montagna, dove non potrebbe che morire se fosse andato solo, Art Decad mi diede un'arma e mi insegnò a uccidere. Cambiai nome e città, divenni Mascara Snake, un battitore del crepuscolo.

La mezzanotte era trascorsa, ma la festa non finiva. Il 2000 di merda era arrivato, avevamo cambiato millennio e non era cambiato un cazzo. Il diplay scandiva un frame dopo l'altro, come aveva sempre fatto; una stronza clessidra al silicio. La gente ballava per strada, si amava, crollava, e la musica continuava a colpirci come la radiazione stellare del big bang. Art mi rivolse un cenno leggero con gli occhi, raccolse da terra la Delsey verde e si allontanò dalla piazza, incamminandosi lungo un viale alberato. Sfiorai Frank, un leggero colpo alla schiena. Il nero cessò di ballare come se la musica si fosse spenta sull'intero pianeta, poggiò la Bud ancora piena sul tetto di un'auto e seguì Art zoppicando in un breve silenzio. Mandala ruotò la testa lentamente, con gravità, e incrociammo gli sguardi nella notte. Il serpente accoccolato sulla spalla cambiò colore e sibilò alle stelle, al sudore, ai cocci che scricchiolavano sotto le suole degli anfibi.

Entrammo in un vicolo, uno dopo l'altro, tra gli ubriachi che dormivano arrotolati nel cellophane e i tossici che attendevano muovendosi a raffiche di passi. Art appoggiò la Delsey verde sopra un frigorifero smembrato, tra schegge di plastica bianca e fili elettrici. Le chiusure scattarono e la bocca di tenebra si aprì.

- Sono qui - disse Art Decad richiudendo il coperchio. - Nella tasca ci sono le istruzioni per montarle e una chiave. Cercate una Rover blu posteggiata davanti allo Psyco Club. Nel bagagliaio troverete munizioni ed esplosivo.

Nessuno di noi vide il contenuto della valigia, le famose armi di Art, ma nessuno ne dubitò. Non aveva mai scherzato e neppure quello fu uno scherzo.

Art arretrò di due passi e Frank sollevò la valigia a fatica.

- Ci vediamo - dissi mettendogli una mano sulla spalla.

Art scosse la testa, si chiuse il giubbotto di pelle fino all'ultimo bottone e infilò le mani in tasca. La luce dell'alogena che rischiarava il vicolo si rifletteva sulla pelle lucida, sulle rughe, sulle macchie, sugli occhi stanchi che avevano scrutato lontano.

- Non ci vedremo più. Questo non è il mio millennio, è il vostro.

Frank si arrotolò una sigaretta, la runtime di Personal Oracle Snake si infilò nella giacca di Mandala screziando la muta di viola e di verde. Gli occhi di Art erano azzurri e sull'iride si rifletteva la roulette colorata dei laser che scandivano la piazza. Un elicottero attraversò la striscia di cielo nero sopra i tetti, uccidendo la musica per qualche secondo. Gli impulsi dei detector pennellarono il selciato rilevando i codici a barre degli umani e gli indirizzi delle eprom sui documenti. Venimmo attraversati dalle continue occhiate della milizia del SNMP, come tutti quelli che vagavano su due zampe, affamati di cittadini fuori posto, di immigrati clandestini, di ricercati. Uscire di casa in un giorno di pioggia incerta, calpestare le pietre maculate di gocce, attraversare la folla e cogliere un volto che smuove un ricordo indistinto, una fuggevole sensazione di familiarità subito perduta. La sorveglianza era come la pioggia, ti colpiva di continuo, una goccia è singolarmente un nulla, mentre migliaia di gocce potevano stordirti e ucciderti.