Andrea ha sempre odiato i party. Qualsiasi loro derivazione, filiazione, clonazione, mutazione, subspeciazione. Emofeste empatiche, europarty in rete, compleanni, oloricevimenti a elevato tasso alcolico. I Capodanni! Party con parenti e amici di famiglia, party tra coetanei; party tra pochi intimi, party ad alta densità di invitati. Non è un segreto di stato: lo trovate sul profilo andrea.rossi.chan.tze@telecom, ed è abbastanza perché qualunque IA poco più furba di un word processor desista dall'inoltrargli un invito.

L'ultimo aggiornamento a questo campo d'informazione è avvenuto l'11/10/52 alle 18.11, poche ore fa. Andrea stava cellcando con il suo amico rachid.corvini@comptel. Rachid insisteva affinché andassero insieme a un party al quale (stranamente) era stato invitato il solo Andrea.

Odio le atmosfere fumose, le presentazioni in mezzo alla confusione: così Andrea aveva giustificato il proprio rifiuto. Un software Microsoft dall'ironico nome di Little Echelon”, Eccy per chi ha più confidenza, ascoltava e riversava sul profilo. E' un autocompilatore di profili di rete, preleva le informazioni dalle tue cellchiamate, dalla tua cellposta o dai tuoi giri in rete e le organizza in categorie predefinite (cosa credete? Che siano azioni e pensieri a definire la vostra personalità? Non più, conta quello che fate via cellcom).

Potrà sembrare una contraddizione, e sicuramente la cosa confonderà le idee a Eccy, ma questa sera Andrea Rossi-Chan-Tze è stato a una festa. Pensate: compleanno, alta densità di invitati. In assoluto, una delle combinazioni peggiori. L'invito era arrivato con un mese di anticipo, inoltrato personalmente dal festeggiato, vittorio.emanuele.barberis@comptel, un messaggio breve, nel tipico formalismo Risorgi, pieno di arcaismi e francesismi. Come dirgli di no, dopo tutto?

Purtroppo, gli avvenimenti succedutisi a partire dalle 18.11 non faranno che confermare l'odio di Andrea nei confronti dei party. Dovreste vedere la sua situazione post-party, per esempio.

Starà cercando di aprire le palpebre, ma sarà come se gliele avessero incollate. Si troverà nella Fiat Vipera Elettrica del, a quel punto riuscirà a ricordarlo, '47. Fuori, pareti di cemento armato nanotrattato: il suo garage, duecento metri sotto il livello stradale, più o meno all'incrocio tra Viale Lucio Battisti e Via Maurizio Vandelli. Quasi a casa, per fortuna. Il corpo sarà a pezzi, come se fosse stato appena vomitato sul sedile; il cranio, una roccia salda sul poggiatesta. Lo stomaco ribollirà come un vulcano attivo. Con lo sguardo fisso davanti a sé, solleverà con fatica il braccio destro per afferrare il cellcom. Le dita sfioreranno aria. Ritenterà. Con una lieve torsione della spalla cercherà di allungare la presa, ma non troppo. Il braccio rischierebbe di staccarsi. Le dita sfioreranno altra aria. Muoverà gli occhi. Non vedrà il suo cellcom. Come sarebbe a dire che non vedrà il cellcom? Vorrà dire che nel vano rettangolare del cruscotto, quello sopra l'impianto di aerazione, non ci sarà nessun cellcom collegato. Significherà che gli spinotti argentei saranno liberi e che, ripeto, il Nokiarola non sarà lì. Potrebbe essere caduto. Una manovra brusca. Quale manovra brusca, se non ricorderà d'aver guidato? Andrea staccherà il suo pesante macigno dal poggiatesta e controllerà la parte anteriore della macchina. Non ci troverà nessun cellcom, ma in compenso i sedili posteriori saranno una composizione di involti sudici, avanzi di cibi non identificabili, grumi di catarro ancora freschi, e anche due sticche usate. Per completare il quadretto, l'interno della macchina sarà completamente rivestito di graffiti indecifrabili quasi quanto la scrittura dei suoi cugini cinesi.