Il re è nudo. Dopo anni di discussioni sul perché e il percome, sui se e i ma della morte della fantascienza, dopo che eminenze illustri ed altrettanti illustri sconosciuti hanno perso gli anni più belli della loro vita nel disquisire del perché gli alieni non solo non sono mai atterrati a Lucca, ma presumibilmente nemmeno a Roswell, la verità senza veli è emersa le scorse settimane dalle righe di un newsgroup: la fantascienza porta sfiga.

Il newsgroup in questione è, sembra quasi inutile dirlo, it.cultura.fantascienza, il thread dal quale è scaturita la rivelazione si intitola "Quale futuro per Urania?" e, come accade solo agli argomenti più interessanti (escludendo le reazioni ai cosiddetti troll), ha dato vita a rivoli di sottothread, arricchendosi, trasformandosi e talvolta, come per magia, mutando anche titolo.

La conclusione giunge dunque dopo una serie di considerazioni che includono gusti dei lettori, responsabilità degli editori e altre variabili. Perché, naturalmente, stiamo parlando della fantascienza letteraria, visto che quella cinematografica, lo vediamo tutti, è viva e vegeta più che mai.

In realtà, non solo quella cinematografica, ci rassicura una delle eminenze illustri di cui sopra, niente meno che Sandrone Dazieri. Il responsabile Mondadori delle pubblicazioni per le edicole sostiene una tesi già fatta propria da altre eminenze altrettanto illustri: la fantascienza non interessa più nessuno perché la fantascienza ha vinto.

Guardiamoci intorno: i telefonini sono più diffusi dei ricetrasmettitori tascabili in Star Trek, i computer sono in tutte le case, il cielo è pieno di quei satelliti geostazionari immaginati decenni fa da Clarke, astronauti fanno i pendolari tra la Terra e le stazioni spaziali orbitanti... Non c'è dubbio: la fantascienza ha vinto. E allora, diciamocelo pure, ci è andata bene.

Pensate se avesse vinto l'horror. Immaginatevi la puzza, con tutti quei cadaveri squartati in giro. O il western: duelli in ogni angolo della strada, cavalli che fanno i loro bisogni un po' dappertutto... Insomma, siamo, tutto sommato, fortunati.

Anche se, a pensarci bene, forse il western non ha proprio perso, anzi: quello che Stapledon potrebbe chiamare il "presidente del mondo" non è forse un cow-boy fatto e finito, per giunta convinto di essere lo sceriffo dell'intero pianeta? C'è un sopruso, una fanciulla (tipo il soldato Jessica o le donne afgane) in difficoltà, un cattivo da civilizzare o, come extrema ratio, da annientare? "Ghe pensi mi", come direbbe il suo amico, che pure quando gli si chiede di prendere una posizione precisa, tende un po' a fare l'indiano: Tele Seduto.

Qualcun altro poi sostiene che sia al contrario l'horror ad avere vinto. E mica uno qualunque: è Vittorio Curtoni che, dalle pagine di Letture di marzo, scrive: "Col mondo di oggi, questo mondo di guerre e ingiustizia e fame e sottosviluppo e trionfo del capitale, abbiamo fatto di tutto per ammazzare la gioia dell'horror fittizio e annegarci nel terrore dell'orrore vero".

Eh, qui il podio sembra un po' affollato. E allora, con spirito decoubertiniano, e forse anche un po' tafazziano, l'unica possibilità è tornare alla tesi iniziale: altro che vincere, la fantascienza non tira più perché porta sfiga, quanto meno per editori, autori ed esperti del settore. Un po' come il viola a teatro.