Non è una novità quando sentiamo affermare che la scienza affascina e spaventa al contempo. Affascina, per esempio, perché i neonati del nuovo millennio possono contare su ottant'anni di salute media contro i quaranta dei loro bisnonni; spaventa per via di tutte quelle tecnologie che in mani sbagliate possono causare danni all'umanità. Un argomento questo di grande attualità e spesso utilizzato dagli scrittori di fantascienza, dai primi del Novecento ai giorni nostri.

Gli esperimenti più interessanti del prossimo futuro, ma anche i più pericolosi, riguarderanno senz'altro la nanotecnologia applicata alla bioingegneria. L'obiettivo dichiarato è quello di rigenerare i tessuti e gli organi umani, oppure di mettere in azione file di micromacchine in grado di ripulire l'aria che respiriamo. L'obiettivo oscuro, invece, potrebbe essere ben diverso se portato avanti da un manipolo di scienziati assoldati al terrorismo. Nell'ambito degli epocali conflitti etnici, religiosi e politici che affliggono la Terra del nostro tempo la scienza può assurgere in qualsiasi momento ad arma di devastazione incontrollata.

Visone pessimistica? Forse. Ma l'era del petrolio sta per finire e dovrà lasciare spazio alle energie rinnovabili e pulite. Questo passaggio non sarà del tutto indolore, anzi potrà causare grossi cambiamenti nell'economia geo-politica di tutto il globo.

Certo è più piacevole pensare alla scienza in chiave costruttiva: ad esempio guardare all'ingegneria genetica come la madre dei microrobot che viaggeranno nelle nostre arterie distruggendo virus e sostanze tossiche, come accadeva nel film Viaggio Allucinante. Ieri era soltanto "fiction", oggi ci stiamo avvicinando sempre più tangibilmente alla visione asimoviana. Arriveremo a rigenerare organi come il cuore e le ossa, mentre colonie di robot si autoassembleranno lavorando per noi evolvendosi autonomamente.

Non siamo nel territorio della fantascienza, siamo sempre nel settore della scienza e di quello che gli scienziati stanno studiando e tentando d'implementare.

In questo scenario possiamo considerare qualsiasi invenzione come valida e affidabile, così come pericolosa e a rischio. Prendiamo ad esempio il pesce-robot di ottanta centimetri realizzato dal MIT. Il progetto è nato per studiare il movimento natatorio dei pesci e i risultati permetteranno di realizzare innovativi mezzi subacquei. Tutto bene, all'apparenza. Ma se i mezzi subacquei che verranno costruiti avranno poi scopi bellici, eccoci davanti alla cosiddetta never-ending-story dell'umanità.

Forse la soluzione a tutto ciò potrebbe essere proprio quella di sfruttare la nanotecnologia e la cyberchirurgia per farci impiantare un terzo occhio, rimanendo così sempre vigili e allerta... E visti tutti i rischi che si corrono in continuazione proporremmo a tutti, per non guardare sempre solo avanti, di posizionare il terzo occhio al di sotto della nostre schiene. Da sempre un punto strategico per tutta l'umanità.