Per iniziare, tantissimi complimenti. Da premio Urania a premio Urania, dimmi, cosa si prova quando arriva la telefonata di Giuseppe Lippi che comunica la vittoria? Anche a te è rimasta la lingua appiccicata al palato?

A restare con la lingua attaccata al palato, in realtà, è stata mia moglie, che ha ricevuto la telefonata di Lippi. Io ero con un gruppo di amici tedeschi e francesi, cui facevo ammirare le belle mura medioevali della mia città, Montagnana. Quando mi ha chiamato al cellulare, mi ha chiesto se non sapevo niente di un "premio Urania". Ho dovuto confessarle che in effetti avevo partecipato, ma senza dir nulla né a lei, né ad alcun altro: dopo dieci anni che le case editrici ti rispediscono a casa tutto quello che scrivi, se hai un minimo di amor proprio eviti almeno di condividere le delusioni letterarie con le persone che ami. Immagina lo spirito con cui ho condotto il resto della visita alla città! Una volta a casa, ho chiamato Lippi e ho dovuto concludere, mio malgrado, che era tutto vero. Quella sera, abbiamo comperato una torta e stappato una bottiglia di moscatello dolce.

Generalmente i lettori sono poco abituati a considerare noi scrittori persone realmente esistenti, ci parli di Alberto Costantini?

Penso dunque esisto, come diceva quel tale. Be', allora, in primo luogo sono nato - e questo è evidente - a Vicenza, per la precisione il primo agosto del '53, ma i miei abitavano già a Montagnana, nella Bassa padovana. Sono stato uno studente abbastanza in gamba, soprattutto dal liceo in avanti, mi sono laureato in lettere antiche, con tesi in storia greca; ho svolto il servizio militare come graduato dei Guastatori, più in ufficio che maneggiando la pentrite, in verità; poi ho superato alcuni concorsi ed ho iniziato a insegnare italiano e storia nei licei; ogni tanto tengo conferenze legate ai miei interessi, collaboro con riviste locali. Ho una sola moglie, una figlia. Basta mi pare. Tipica vita da Indiana Jones, come puoi vedere, ma a me va benissimo così; le avventure le lascio ai miei personaggi: io preferisco vivere in tempi poco interessanti. Aggiungo che mi piace leggere e scrivere, sono parsimonioso per necessità, amo l'insegnamento e non cambierei il mio lavoro con nessun altro al mondo: se per assurdo vincessi al Totocalcio, dico per assurdo, visto che non gioco mai, credo che continuerei ad insegnare anche gratis, con grande gioia della Letizia.

"Ha fatto la battuta, ha fatto!" direbbe la Crusca di Zelig. Ma come si interseca Alberto Costantini scrittore con l'uomo? Come lavori, nei ritagli di tempo? Riesci a mantenere un tempo fisso di lavoro? E poi, sicuramente l'uomo dà molto allo scrittore, lo scrittore dà qualcosa all'uomo?

Già, è una delle domande che più spesso mi pongono amici e conoscenti: dove trovi il tempo, visto che hai una famiglia, un lavoro eccetera? Potrei rispondere che si tratta di organizzarsi e di sfruttare bene il tempo che si ha a disposizione; aggiungo che molti degli spunti e dei successivi sviluppi dei miei romanzi e racconti nascono durante le passeggiate in campagna che riesco a concedermi; chiaramente, nei periodi di vacanza lavoro molto di più, soprattutto se devo fare ricerche d'archivio o di biblioteca: come dicevo, la scuola è la mia occupazione primaria, ed è difficile spiegare a chi vive fuori di questo "universo parallelo", quanto un insegnante deve lavorare a casa. Ma questa, è un'altra storia. Scrivere mi dà moltissimo: quando caccio un personaggio in qualche guaio e poi riesco a tirarlo fuori, mi sento bene per lui, oltre che soddisfatto di me stesso. Se una questione storica, religiosa, morale, "filosofica" mi solletica, cerco di incarnarla in una vicenda romanzesca; fatti che mi sono capitati, persone che mi hanno colpito, e che non avrei il coraggio di descrivere direttamente con nomi e cognomi, prendono vita nella dimensione fantastica; non so se capita anche a te...