<i>Fear.com</i>
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Ancora siti pericolosi in Demonlover, aggiudicatosi il premio speciale della critica, produzione francese che si avvale anche dell'interpretazione di alcuni attori internazionali quali Connie Nielsen e Gina Gershon. Ambientato in un futuro che è dietro l'angolo, segue la spirale di violenza, pornografia e depravazione avviata dalla battaglia commerciale tra la "Mangatronics" e la "Demonlover", due compagnie in lotta per l'acquisto dei diritti di distribuzione su internet di un nuovo Manga e della sua versione pornografica in 3D. Diane (la Nielsen) lavora come assistente per la multinazionale che ha comprato la Tokyo Anime, la società creatrice del Manga oggetto della contesa, e viene assoldata come spia dalla Mangatronics, allo scopo di mettere i bastoni tra le ruote alla concorrente, coinvolta in siti illegali dedicati a pornografia e violenza. Grazie a una sceneggiatura che lascia molto spazio all'azione, elemento piuttosto inusuale per il cinema francese e sostenuta dalla potente colonna sonora dei Sonic Youth, vincitori per la miglior soundtrack, la pellicola, diretta da Olivier Assayas, mostra una bizzarra realtà cibernetica dove alle immagini, più che ai dialoghi, è affidato il compito di creare una sorta di inconscio collettivo, parallelo al mondo reale, in cui si muovono, senza scrupoli, i personaggi della vicenda. Diane incarna l'arrivismo dell'odierna civiltà industriale, disposta anche a vendersi l'anima pur di raggiungere il successo, credendo di poter controllare la produzione e la circolazione delle immagini di questo universo virtuale, Diane, nella sua discesa verso gli inferi passa dallo spionaggio all'omicidio, fino a diventare vittima in uno dei siti ultra violenti gestiti dalla Demonlover, in cui i visitatori, con un sistema analogo a quello di Fear.Com, possono commissionare le sevizie da infliggere.

Sorvoliamo invece su My little Eye, produzione britannica diretta da Marc Evans, in cui cinque ragazzi vincono le selezioni per partecipare a un programma in stile "Grande Fratello", trasmesso direttamente su Internet, per scoprire che gli spettatori sono solo alcuni miliardari che ne hanno commissionato l'omicidio in diretta. Evans, regista d'origine televisiva, di cui abbiamo apprezzato il documentario sul nostro Giuseppe Tornatore: "Un sogno fatto in Sicilia", spreca un soggetto non originale ma sempre intrigante, già introdotto in The Truman Show, farcendolo dei luoghi comuni della cinematografia horror, con personaggi privi di alcuno spessore e di un'idiozia tale da ispirare sentimenti di viscerale antipatia, cui non si può fare a meno di augurare una rapida fine.

Cambiamo decisamente registro con Deathwatch, pellicola che coraggiosamente, in un clima mondiale teso dopo i terribili fatti dell'undici settembre 2001, condanna apertamente ogni tipo di guerra: "Quando ero un ragazzino mi ricordo che mio nonno aveva un libro di fotografie dalle trincee della prima Guerra Mondiale, si intitolava: Covenants with Death (Patti con la Morte), a me non era permesso guardarlo a causa delle immagini contenute, certamente non adatte a un bambino", ricorda Michael J.Bassett, che qui debutta alla regia, "ovviamente la prima cosa che feci appena mi lasciarono solo in casa, fu di arrampicarmi sulla libreria, prendere quel libro con un teschio rosso sangue sulla copertina e sfogliarlo, vedendo le più scioccanti immagini che mi è mai capitato di vedere in tutta la mia vita. Così quando stavo cercando l'ubicazione dove ambientare un film dell'orrore, ho pensato che nel nostro secolo, il posto che è stato teatro degli avvenimenti più terrificanti, con l'eccezione dei luoghi della seconda guerra mondiale, come Auschwitz, erano le trincee, e la miscela dell'ambientazione realmente Horrorifica con i temi classici della casa infestata sarebbe stata di grande impatto sul pubblico".