Berman con Brent Spiner, su "Kolaris III"
Berman con Brent Spiner, su "Kolaris III"

Si parla in maniera assai sensibile di filosofia trekkiana. Un'idea che è stata confermata da libri come La metafisica di Star Trek. Cosa ne pensa?

Star Trek è sempre stata una serie che appartiene al filone buono della fantascienza che discute e si occupa di questioni molto contemporanee. La fantascienza rappresenta una grande metafora della nostra modernità ed è giusto, quindi, che Star Trek si occupi nel profondo di questi temi. Anche se per noi è necessario mescolare sempre un po' di azione...

In che senso?

Star Trek non è mai stata, né mai diventerà una serie filosofica. Equivarrebbe a martellare la maggior parte del pubblico con temi che forse nemmeno li interessano e - in breve tempo - a farsi cancellare dalla televisione mondiale. Per noi la cosa più importante è riuscire ad intrattenere il pubblico in maniera diversa e sempre migliore e nuova. Star Trek è parte integrante della cultura mondiale. Un giorno, forse, ci sarà uno stop per cinque o sei anni, ma alla fine tornerà in vita in una maniera o nell'altra. Star Trek non morirà mai e se un giorno lo farà, troverà una via personale per tornare nuovamente in vita.

Cosa pensa delle serie di libri? Che tipo di contraddizioni apportano alla saga?

Quando uno legge i libri deve pensare a qualcosa di completamente diverso. Come capita nella serie di Le ceneri del Paradiso scritta da William Shatner. E' un universo parallelo con le sue regole. Se pensassimo anche a integrare i loro errori, praticamente impazziremmo. Quindi possiamo dire che i libri vanno per conto loro.

I film e le serie hanno una loro vita, i libri un'altra. Non ho mai letto nemmeno uno di quei romanzi, altrimenti mi toccherebbe spararmi.