di

Luigi Pachì

Sogni in bianco e nero:

intervista con Giuseppe Festino

In questo numero di Delos facciamo conoscenza con l'illustratore di fantascienza più noto degli Anni Settanta: Giuseppe Festino. Incontrato a più riprese davanti a una fumante pizza Giuseppe racconta la sua esperienza e la sua storia nel mercato dell'illustrazione. La sua biografia, curata dal sottoscritto, la potete trovare direttamente nella Home Page a lui dedicata.

Delos: Giuseppe, raccontaci di come ti sei avvicinato all'illustrazione e dei tuoi lavori prima di essere conosciuto come l'illustratore di Robot.

Giuseppe Festino: Devo la mia professione all'innamoramento per le copertine di Urania degli Anni Cinquanta realizzate da Corrado Caesar, un artista già noto in Italia ai lettori del "Vittorioso", un periodico per ragazzi che cessò le pubblicazioni negli Anni Sessanta, lasciando un forte ricordo in chi lo conobbe. Ospitava, tra l'altro, fumetti di fantascienza, disegnati per la maggior parte proprio da Caesar che realizzava anche altri soggetti, oltre a copertine e paginoni illustrati tecnico-scientifici.


Delos: Prima ancora di Robot, ricordo la tua prima illustrazione fantascientifica sulla fanzine Vox Futura Come entrasti in contatto con il compianto Angelo De Ceglie?

Giuseppe Festino: Negli Anni Settanta si tenne una rassegna di film di SF al cinema Arcadia di Milano. Io avevo portato delle illustrazioni che volevo mostrare agli organizzatori, Cozzi e Malaguti, che attirarono l'attenzione di Angelo, il quale mi parlò subito dei progetti per la sua fanzine.

Delos: In quel periodo avevi già realizzato e magari chiuso in qualche cassetto altre illustrazioni fantastiche?

Giuseppe Festino: Erano proprio quelle che dicevo, una selezione di quelle che mi sembravano più adatte da mostrare. Non è che avessi fatto molto fino a quel momento, anche perché il lavoro mi lasciava poco tempo per realizzare le mie idee.

Delos: Cosa ricordi di quegli anni, relativamente al fandom milanese al quale ti eri avvicinato? Incontri, persone, manifestazioni

Giuseppe Festino: E' passato più di un ventennio, ma ricordo praticamente ogni circostanza e ogni persona incontrata in quelle circostanze. I club, i fan, chi lavorava nelle redazioni delle case editrici che avevano deciso di aprirsi alla fantascienza Le polemiche e le rivalità, ma soprattutto tanti, tantissimi amici.

Delos: Tu possiedi un archivio fotografico dei personaggi di fantascienza davvero invidiabile. Puoi raccontarci come nascono le tue foto, dove immortali autori e curatori di tutto il mondo?

Giuseppe Festino: Raccogliendo articoli, ritagli di giornali e foto dalle fonti più svariate, ho anche preparato una sezione dedicata alla fantascienza. Parte di questa comprende immagini e interviste ai personaggi che si occupano di professionalmente di SF. Personalmente poi, partecipo a incontri e manifestazioni fotografando autori e personalità che incontro in queste oxccasioni.

Delos: In relazione alle Convention, c'è qualche piccolo aneddoto che puoi raccontarci?

Arthur Clarke, ritratto di Festino Giuseppe Festino: La più bizzarra è capitata a Brighton, in Inghilterra, nel 1978. Si trattava della Convention mondiale, quella che assegna i Premi Hugo. L'albergo che ospitava il congresso aveva un bar che serviva dell'ottima birra. Ciò comportava frequenti visite ai gabinetti. Be', posso vantarmi di aver orinato accanto ad Arthur C. Clarke. Un mito ridimensionato da un atto così banale e umano. L'autore che ha ispirato 2001: Odissea nello spazio ha esigenze del tutto terrestri.

Delos: Di tutti i personaggi che hai conosciuto qual è, secondo il tuo parere, quello più eclettico?

Giuseppe Festino: Credo lo scrittore Theodore Sturgeon. Ma ho dei ricordi circa Brian Aldiss e Alfred bester altrettanto piacevoli. Per non parlare della disponibilità di Hal Clement. Gli chiesi due righe per la fanzine La bottega del fantastico, senza praticamente alcuna speranza di risposta. Ci crederete? Mi inviò un articolo di diverse pagine senza chiedere alcun compenso. Un professionista straordinario e disinteressato.

Ritratto di Theodore Sturgeon Delos: Ma veniamo ai tuoi lavori. Dove è nata la tua tecnica nella composizione di illustrazioni in bianconero? Hai un artista di riferimento?

Giuseppe Festino: Per il bianconero avevo un sacco di nomi come riferimenti, ma da evitare. Se avessi conosciuto il lavoro di Finlay ma quando ho cominciato a lavorare a Robot ne ignoravo completamente l'esistenza è probabile che avrei tentato di emularlo. Meglio che non sia stato così perché ero già abbastanza affaccendato con lo stile escogitato. A ben vedere più semplice di quella di Finlay.

Delos: In genere preferisci il colore o il bianconero?

Giuseppe Festino: Anche se è stato il colore a stimolare la mia fantasia fin dalla più tenera infanzia, qualcuno dice che è col bianconero che riesco a dare il mio meglio. Personalmente penso che il bianconero abbia un suo proprio fascino in quanto esperienza innaturale per l'occhio di ogni osservatore. Quel che è certo è che bisogna impegnarsi di più disponendo soltanto di "luci e ombre".

Delos: Esiste una differenza sostanziale tra quando illustri un soggetto fantastico, piuttosto che uno spaccato per una rivista come Bella Italia?

Giuseppe Festino: Credo di applicare due diversi tipi di impegno intellettuale. Nel primo caso cerco di esprimere al meglio il senso di meraviglioso che il soggetto mi ha stimolato, quella particolare atmosfera che il testo del racconto suscita è difficile, ma lì sta il bello. Nel secondo caso si tratta di pura attenzione ai dettagli, ai particolari, alla resa cromatica, alla consistenza dei volume e al gioco dei chiaroscuri

Delos: La fantascienza internazionale ha sfornato moltissimi illustratori, a partire dalle prime riviste specializzate come Astounding fino ad arrivare ai giorni nostri. C'è un nome su tutti che preferisci e perché?

Giuseppe Festino: Ed Emshwiller per l'ironia che mette nei suoi soggetti, Powers per il fascino astratto delle sue composizioni, Finlay per l'eleganza del segno nel bianconero. Bonestell spettacolare, Shoennerr, per la sapienza e Prichard per la pennellata magica. Poi McQuarrie e Sid Mead per il cinema.. Ma ci sono anche i più giovani Michael Whelan, Waine Barlowe: grandi.

Delos: E in Italia, cosa ne pensi delle vecchie copertine di Urania di Caesar e Thole?

Giuseppe Festino: Il meglio possibile. Del resto dovrebbe essere risaputo: è con Caesar che che per me è iniziato tutto quanto. L'idea di dedicarmi professionalmente all'illustrazione mi è venuta perché volevo illustrare fantascienza. Poi, inizialmente ma anche ora, mi sono adattato a ogni altra richiesta. Una fortuna se ci si riflette, perché per illustrare fantascienza a tutto campo e necessario spaziare dalla figura umana ai soggetti zoologici, dal paesaggio al meccanismo, dal dettaglio anatomico al costume, dal gioco di luci agli effetti cromatici: un intero universo di possibilità! Il fatto di conoscere Thole, un grande maestro dell'illustrazione, è stato entusiasmante e arricchente.

Delos: Puoi spiegare ai nostri lettori come avveniva il lavoro per illustrare i racconti di Robot? Ricevevi qualche pagina del racconto? Quanto tempo avevi per preparare le tue tavole?

Giuseppe Festino: Il periodico era un mensile e a rigore di logica, dovendo fare cinque o sei illustrazioni più una copertina, non era impossibile evitare le complicazioni. Ma io esigevo troppo.

Delos: Le illustrazioni apparse su Robot che formato avevano?

Giuseppe Festino: Il formato reale era contenuto nel 35 x 50. Disegnavo la gabbia per una doppia pagina, facendo in modo di escogitare sviluppi diversi di volta in volta con l'ingombro dell'illustrazione.

Delos: Come erano i tuoi rapporti con Vittorio Curtoni, direttore di Robot? Era un direttore esigente?

Giuseppe Festino: Certamente Vittorio esigeva il meglio per Robot, anche per le illustrazioni. Ma non sarebbe mai riuscito ad essere esigente con chi già lo era con se stesso più di quello che il tempo disponibile consentiva e il compenso meritasse.

Delos: Raccontaci dei tuoi lavori di illustrazione per il mercato estero.

Giuseppe Festino: Sono stati il logico prosieguo di quelle per l'Italia. Il curatore del settore SF della Heine Verlag di Monaco aveva visto il mio bianconero e mi aveva proposto di collaborare per loro. Fu un'esperienza al limite del suicidio: dodici illustrazioni a volume, venti se si trattava di doppio formato. Il tutto con la tecnica che conosci. Lavoravo come un ossesso, il tempo non bastava mai, ero sempre in ritardo sui tempi di tutto relax a cui i tedeschi erano abituati. Ricevevo continuamente telegrammi di sollecito. Mi stava letteralmente venendo l'ulcera e non vivevo più tranquillo. E nemmeno per un compenso adeguato. Davvero, devo dire che ho quasi sempre lavorato in perdita, per la fantascienza. E' una maledizione, questa passione.

La famosa copertina dell'ultimo numero di Robot Delos: Capisco benissimo cosa intendi. Oggi, in ogni caso, la tua esperienza si è allargata moltissimo e le tue illustrazioni spaziano su svariate tematiche. Riesci a ricostruire brevemente il tuo percorso professionale e le testate e gli enti con i quali ai lavorato?

Giuseppe Festino: Se si può essere sintetici con oltre trent'anni di attività sulle spalle, ecco qua: Ho fatto illustrazioni per l'editoria e la pubblicità e ho collaborato con periodici e pubblicazioni aziendali. L'unico editore italiano che non mi ha mai chiesto di collaborare è la Fabbri, anche se sono passato anche per i suoi uffici.

Delos: Credi che in futuro il mercato italiano della fantascienza potrà aprire nuovamente degli spazi per l'illustrazione italiana, o lo stagnare del mercato della rivista di SF continuerà senza mai migliorare, obbligando gli illustratori a cercare canali di sbocco all'estero, come nel caso delle copertine di Interzone di Manzieri?

Giuseppe Festino: Mi rincresce, ma circa la possibilità di un rilancio della SF, come avvenne negli Anni Settanta, non vedo grandi possibilità A meno che un rinnovato interesse giovanile sull'onda di qualche avvenimento straordinario filmico non ne rinverdisca i fausti. Purtroppo le nuove generazioni sono cresciute a base di latte e tecnologia e niente pare stupirli abbastanza. Vengono su cinici e disincantati, senza fantasia, senza prospettive, senza progetti circa il loro futuro. Da dove potrebbe scaturire quel desiderio di straordinarietà che, pare, sia indispensabile per appassionarsi alla SF? Certo non gli effetti speciali filmici che hanno sostituito le idee già così scarse nel soggetto cinematografico degli anni passati.

Delos: Un ultima domanda al di fuori dell'illustrazione. Se dedichi tempo alla lettura, la SF resta ancora il tuo genere preferito? E quali sono gli autori e i romanzi al top della tua classifica personale?

Giuseppe Festino: Leggo SF, ma leggo di tutto. Saggi, articoli, interviste, sia di scienza che di narrativa poliziesca e horror. Disdegno la fantasy vera e propria, un vero e proprio genere d'evasione.

Delos: Giuseppe, grazie per aver collaborato a rendere Delos Science Fiction ancora più interessante.

Giuseppe Festino: Grazie a te per l'interesse che hai dedicato e a chi interpellerà Delos per approfondire la conoscenza con il mio lavoro. Per ognuna delle cose che ho fatto ho una quantità di aneddoti da rivelare...