- Il mondo è pieno di cose strane capitano, e noi siamo qui per questo. Tuttavia non credo che l'attività registrata sia stata così improvvisa, non è vero?

Lyudin deglutì a fatica. - Solo queste quattro emissioni hanno superato la soglia di rilevamento. Tuttavia...

- Prosegua, capitano.

- Ci sono frequenze minime di tollerabilità che sono passate inosservate agli strumenti, o che gli addetti non hanno ritenuto degne di approfondimento. Picchi d'emissione davvero labili.

Oleg Karsk si servì un'altra abbondante razione di vodka. - E da quanto tempo vi sfuggono queste "frequenze minime"? - chiese con un sospiro.

- Due mesi, signore - gracchiò Lyudin. - Solo quando sono risalito indietro nella datazione del software, le differenze di rilevazione fuori dallo standard sono apparse degne di...

- E cosa ha fatto mentre attendeva ch'io arrivassi?

- Ho rinforzato le dosi di codeina, ma per il momento non sembrano esserci effetti apprezzabili.

- E' davvero strano, lei vuole assopire ciò che invece abbiamo interesse a stimolare.

- Il soggetto sta ricevendo segnali di risposta che sembrano accentuare la sua energia d'emissione, signore.

Per la prima volta il generale si voltò, i forti lineamenti mongoli attraversati appena da un'espressione di stupore. - Questa è davvero una buona notizia - constatò. - Lei comunque non sembra dello stesso parere.

Lyudin cominciò a tormentare il colbacco. - Gli altri soggetti, signore... - mormorò, guardando fisso davanti a sé. - Dopo la quarta emissione, anche loro hanno evidenziato i primi cenni di attività irradiante. E' una reazione a catena. E ci sta sfuggendo di mano.

Zzzmmh

zzzmmh

E' forse il suono del tempo che passa?

O qualcuno che mi sta chiamando?

Voci. No, un mormorio di protesta, quasi. L'acqua è stranamente colorata, la riva sempre lontana. Mi stanno chiamando.

E una voce sopra le altre. Mi cerca, scruta nei miei pensieri.

Non riesco a parlare. Solo immagini.

Svanisce tutto, ancora.

Che strano, non c'è cielo.

Misha si svegliò con un sussulto, le mani di Nata_a che artigliavano il suo braccio. Impiegò qualche attimo nel mettere a fuoco l'ambiente: il vagone, le facce distratte degli altri passeggeri, il paesaggio bianco che andava sfumando nella pallida luce del crepuscolo.

- Calmati, è solo un sogno. - La voce di Nata_a giunse da distanze incalcolabili.

- Il lago - balbettò. - Il lago. Yevgeny...

Il treno iniziò a rallentare. Nata_a si rilassò sul sedile e chiuse gli occhi. Misha gettò lo sguardo oltre il vetro appannato. Da quando avevano preso quella linea a S.Pietroburgo, il panorama non era cambiato granché: solo terreno piatto e qualche collina all'orizzonte. Da dietro una curva, tumulata sotto una spessa coltre di neve, spuntò Moncegarsk.

Sbrigarono in fretta il controllo dei documenti alla stazione. Il vicino confine finlandese costringeva le guardie di frontiera a una vigilanza più pressante, ma lì, più che altrove, i militari erano particolarmente annoiati. Solo qualche contrabbandiere e minatori ubriachi in cerca di divertimento al di là del confine, niente di più.

Nata_a prese posto alla guida della Volga nera che avevano noleggiato. Osservandola, Misha pensò che non l'aveva mai vista così risoluta e sicura di sé. Si chiese per l'ennesima volta che diritto avesse di trascinarla in quella storia. Ma, come in altre occasioni, la risposta ogni volta era la stessa: Nata_a faceva le cose sempre per propria scelta, ed era inutile tentare di convincerla del contrario.