- Di solito raccolgono il mio accappatoio e mi aiutano a infilarlo, - la gentilezza ammansisce la sua aggressività - La posta, per così dire, può riscuoterla nella saletta dietro le quinte. Anche qui, se insiste... - continua, preda di una stupida correttezza che subito rimpiange

- Ma lei preferirebbe di no...

- Solo per questioni di scena. Se mi vedesse anche chi non paga, dopo la prossima esibizione chi parteciperebbe all'Asta?

- Troppo giusto. - ribatte l'uomo, divertito. - Ecco il suo accappatoio. Tessuto morbidissimo...

- La mia pelle è molto sensibile e la seta si elettrizza troppo facilmente. - questa conversazione educata sta diventando spassosa - Prego, mi segua.

Il corridoio di servizio è misericordiosamente vuoto, potranno sbrigare la questione in pochi minuti.

- Di qua. Temo che lei non abbia concluso un grande affare vincendo l'Asta.

- Lasci giudicare a me, la prego. - risponde lo sconosciuto, seguendolo nella piccola sala color pastello dove June, la proprietaria, riceve i nuovi artisti - Di solito in queste cose me la cavo, ho buon fiuto per gli affari. Posso?

Senza aspettare consensi avvicina la destra al suo viso, ne esplora i contorni attraverso la stoffa, afferra il cappuccio da dietro e tira, liberando finalmente il suo viso accaldato e i capelli che, non più trattenuti, scivolano a coprirgli le spalle.

L'uomo studia il suo volto senza discrezione e senza imbarazzo, sfiora con una carezza intenta i capelli bruni e gli occhi scuri che sfuggono al potere dei simbionti. Non sembra un Collezionista, forse è un Immune. Gli Appestabili tremano sempre, in questi casi. Niente, se non la sua calma cortesia, garantisce che non sia un Verumano.

L'esame termina un attimo prima di diventare sgradevole.

- Affascinante... il suo viso sta già diventando d'argento. E' sua l'installazione della hall? - accoglie soddisfatto il cenno di assenso - Ne ero quasi certo. Vede, mi stavo proprio informando sull'autore, quando lei è entrato. Ho notato che la ragazza all'ingresso voleva chiamarla... - spiega con un sorriso che sale lentamente dalla bocca aglio occhi - Quando ha preferito lasciar perdere ho immaginato che lei avesse già qualche impegno. Un'esibizione, ad esempio. E poi, è stato l'ultimo a dirigersi verso i camerini...

- E' davvero un buon osservatore! - commenta disorientato.

- Sono abituato a guardarmi intorno. - continua a stringere il cappuccio, forse intende tenerselo per ricordo - Le hanno detto del mio invito a cena? Naturalmente ho invitato l'artista, non l'Argento, ma questo suo doppio ruolo non mi dispiace affatto. O forse preferirebbe un posto più tranquillo?

- Il palco che ci hanno riservato va benissimo. Può raggiungerlo anche da quella scala. Mi preceda, se non le spiace, io vorrei prima rimettermi in ordine.

L'uomo dà un'occhiata all'accappatoio e forse immagina ciò che ha già visto in sala. - Ma certo. A tra poco allora. Oh, questo è suo... - e finalmente gli restituisce il cappuccio.

Lo sconosciuto è seduto tranquillo al tavolo apparecchiato e guarda giù, verso la pedana, ora occupata da un gruppo che propone vecchi successi jazz.

- Ha fatto presto. - Si alza per salutarlo. Finalmente un comportamento prevedibile: è abituato a queste assurde dimostrazioni di galanteria da parte degli Opachi.

- Il cameriere mi ha detto che lei prende sempre il solito, così ho ordinato anch'io per non farla aspettare.

- La ringrazio. Per questioni di orario questo è il mio pasto principale, e devo ammettere che dopo lo spettacolo ho... bisogno di riprendere energia.