Alla fine ho redatto un elenco (aiutato anche da qualche buon amico, per esempio Lanfranco Fabriani e Salvatore Proietti). Elenco striminzito, in verità. Striminzito anzitutto per mia ignoranza o per mie smemoratezze, ma anche, se mi è concesso ripeterlo, per sostanziale lontananza (se non assenza) della nostra science fiction da specifiche tematiche del genere. Sta di fatto che per ogni storia italiana in qualche modo idonea che mi saliva alla memoria, ne ricordavo al contempo tre o quattro a firma di autori nordamericani. Molte di queste storie erano semplicemente avventurose (vedi Il segreto degli Slan di A.E. van Vogt, o Operazione Apocalisse di Henry Kuttner): sta di fatto che i titoli stranieri si accavallavano, si sprecavano.

Ma tant'è.

Tornando alla nostra fantascienza, andrebbe comunque fatta (in conseguenza di quanto sopra) ancora una precisazione.

Quando la moderna science fiction approdò in Italia dagli Usa, nel 1952, incontrò presto lettori che desideravano a loro volta farsi autori del nuovo genere. Questi eventi sono risaputi, ma è il caso di ricordare che il risultato iniziale fu una fantascienza un po' approssimativa, spesso scarsa (se non scorretta) quanto a substrato scientifico, tesa a imitare soprattutto moduli d'evasione. In questa sorta di rodaggio, tuttavia, presero a distinguersi autori più consapevoli dei loro mezzi espressivi, i quali cercavano di superare il "gap fanta-tecnologico" potenziando altri aspetti importanti del narrare: il linguaggio e l'approfondimento dei personaggi. Accadeva insomma ciò che oggi chiameremmo una contaminazione tra "luoghi" fantascientifici correnti e modelli della nostra narrativa tradizionale. La quale ultima, in virtù del suo contenuto "umanistico", spesso amava trattare - in modi di volta in volta velati o generici, se non proprio in chiave etico-filosofica - temi esistenziali quali l'autodeterminazione dell'individuo, la sua esigenza di libertà, il decadimento di valori a seguito d'una nuova efficienza disumanizzante (con l'avvento delle macchine), e così via.

Questi nostri autori intuirono che tali propensioni erano riproponibili con profitto nella loro fantascienza. Si aggiunga che alcuni anni dopo giunse la social science fiction dei Robert Sheckley, William Tenn, Frederik Pohl & Cyril M. Kornbluth, Damon Knight, dello stesso Philip K. Dick di alcuni racconti; una sf sovente speculativa e di livello mediamente più elevato rispetto a quella di pura avventura. Molti nuovi temi erano complementari all'argomento che ci occupa: impatto della grande macchina pubblicitaria, crescente mercificazione dell'uomo, strapotere delle multinazionali, stravolgimento di atteggiamenti e affetti ad opera di nuove tecnologie, oppressione e controllo generalizzati grazie a nuovi mezzi di comunicazione, e così via. Spunti che andarono a potenziare, talora, i temi "esistenziali" cui accennavo.

Di solito, però, il tutto si diluiva genericamente. Potrei reperire dozzine di titoli, ma per dichiararli sostanzialmente marginali al mio discorso.

Pertanto ho ritenuto di prendere in esame solo opere sulla base dell'evidenza delle nostre tematiche, della significatività letteraria, della varietà.