In effetti, molte cose sono cambiate nel mondo e in America negli ultimi anni.

Come dicevo prima, non tutti sono consapevoli dell'esistenza di un impero americano. Autorevoli pensatori (soprattutto americani) ne negano tuttora indignatamente l'esistenza, probabilmente in perfetta buona fede. (esempio: Victor David Hanson www.nationalreview.com/hanson/hanson112702.asp e www.analisidifesa.it/articolo.shtm/id/2618/ver/IT).

Tuttavia, sta nascendo in America un'inedita consapevolezza pubblica della natura imperiale dell'interazione degli Stati Uniti col mondo legata alla tesi che però stavolta si tratti di un Impero Buono. (esempio: www.dineshdsouza.com/csm.In%20Praise%20of%20American%20Empire.html e www.mtholyoke.edu/acad/intrel/ajb72.htm). Insomma, il tabù ereditato dalla seconda guerra mondiale sta venendo superato e sempre più voci in America dichiarano orgogliosamente: Ebbene sì, siamo un'impero, ma siamo un Impero Buono, il Più Buono che ci sia mai stato.

L'aggressione armata unilaterale contro l'Iraq rientra nel quadro di questa nuova identità pubblica degli Stati Uniti. Mai (o quasi mai) negli ultimi cinquant'anni gli Stati Uniti avevano giocato così allo scoperto. Dalla qual cosa se ne possono trarre le seguenti interpretazioni:

1. Gli Stati Uniti si sentono così sicuri di sé da potersene infischiare delle apparenze

2. Gli Stati Uniti sono in una condizione così disperata da non poter curarsi delle apparenze

3. Gli Stati Uniti in questa faccenda non c'entrano: la guerra all'Iraq è un business personale della famiglia Bush, Cheney, Rumsfeld e dei loro sponsor industrial-militari.

C'è probabilmente del vero in tutti e tre i punti.

Senza più potenti nemici come l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti - una volta assicuratosi il consenso interno (vedremo più avanti come) - ritengono di poter fare a meno del consenso esterno. Questo, a mio avviso, potrà rivelarsi come un errore fatale.

La grande forza dell'Impero Americano era la propria (parziale) invisibilità in quanto tale. I paesi di interesse strategico non venivano invasi; si cercava piuttosto di ucciderne discretamente il governante (come Salvator Allende in Cile) lasciando che salisse al posto di commando un collaborazionista compiacente. Questo, quando il governante non poteva venire più comodamente comprato (o vogliamo dire assunto pro tempore?). Superato il Complesso di Goebbels, gli americani oggi non si curano più di tanto di nascondere la natura del loro operato agli occhi del Resto del Mondo, e questo, ripeto, è un grave errore tecnico (non voglio entrare in una discussione di tipo morale - cosa mai c'entra la morale con la Realpolitik?). Il Resto del Mondo altro non è infatti che il loro stesso impero, agli occhi del quale oggi l'America più che mai si presenta come una forza ingiusta. E' una politica che alla lunga non paga. Essere ingiusti va bene, ma sembrarlo anche - e in televisione poi! - questo no, non funziona per un impero come quello americano, fondato sul format televisivo della giustizia in terra.

Un impero è innanzitutto un'entità astratta: esso esiste finché tutti coloro che ne fanno parte credono che esista. Guardate l'impero sovietico: nel giro di pochi mesi - quindi in termini storici da un giorno all'altro - si è dissolto nel nulla. Puff! Scomparso. Niente rivoluzioni sanguinose (tranne qualche trascurabile eccezione). Semplicemente, tutti coloro che credevano che ci fosse qualcosa come un impero sovietico hanno più o meno contemporaneamente smesso di credere che ci fosse. E l'impero sovietico è magicamente scomparso. Non è stato abbattuto. No. E' sparito da solo perché nessuno lo ha più pensato. Un impero quindi può scomparire solo perché tutti non lo pensano più. Anche una storia d'amore finisce quando chi ne è parte non la sente più.