L'aspirante spia

James Bond è sempre stato un eroe per adulti. Adulti che non vogliono crescere, certo. Come il suo inventore, Ian Fleming, riuscito a rimandare il matrimonio ben oltre i quarant'anni, e decisosi solo quando aveva messo incinta una donna della buona società londinese, Lady Ann Rothermere. Fino a quel momento, lui viveva ancora ad occhi aperti le fantasie che da piccolo gli stimolava l'avida lettura del periodico Boy's Own, un "Corriere dei Piccoli" per giovanissimi inglesi destinati divenire la spina dorsale dell'Impero in disfacimento.

Ian Lancaster, classe 1908, aveva consumato la sua giovinezza in un clima da Clubland Heroes, eroi della zona londinese dei club, lungo St. James Street, ai quali Richard Usborne avrebbe intitolato il suo classico studio sui predecessori di James Bond. Infatti, proprio mentre il futuro padre di 007 viveva la sua pepata gioventù, trionfava già un "bondismo" anzitempo.

Era incominciato agli inizi del secolo, quando le probabilità di un conflitto contro i tedeschi si moltiplicavano. John Buchan, Erskine Childers, William Le Queux, Edward Phillips Oppenheim, Sapper e Donford Yates avevano già creato per la letteratura di spionaggio quello che lo studioso francese Gabriel Veraldi definisce "quasi un monopolio anglosassone a prevalenza britannica". L'Impero era pieno di territori da difendere, soprattutto l'India in cui perfino un grande scrittore come Kipling finiva per occuparsi di spie in quel capolavoro che resta Kim. Ma nei romanzi di Buchan & Co. non si filosofeggiava sul "grande gioco". Si intrigava, si sparava, ci si inseguiva con auto veloci e si finiva tra le braccia di donne affascinanti. Ed erano state queste le avide letture infantili e adolescenziali di Fleming

Intanto a Londra si gettavano le basi dei veri servizi segreti contemporanei, con l'istituzione dei due Military Intelligence Offices, uno per lo spionaggio, l'altro per il controspionaggio e la sicurezza sul territorio nazionale. Distinzione rimasta fino ai nostri giorni fra MI6 e MI5. D'altronde, il Secret Service Fund esisteva dalla Restaurazione.

Nel 1933 Ian Fleming fu inviato a Mosca dall'agenzia Reuters, presso la quale trovò il primo impiego dopo il suo fallimento come candidato alla carriera diplomatica. Era appena cominciato il processo contro sei tecnici inglesi della Metropolitan-Vickers accusati di spionaggio. Già che era sul posto, Fleming tentò lo scoop degli scoop: un'intervista a Stalin. Non ci riuscì, tuttavia ebbe in premio di consolazione una lettera di rifiuto firmata dal dittatore. Non riuscì nemmeno a dare per primo la notizia delle sentenze contro i tecnici. Fu preceduto dall'inviato della Central News, sebbene di soli venti minuti.

Era (ed è) consuetudine dei servizi inglesi di tenere d'occhio e interrogare i connazionali che viaggiano per turismo o lavoro. Anche se Churchill non aveva ancora coniato la definizione di "cortina di ferro", l'Unione Sovietica appariva una minaccia per l'Occidente. E' presumibile quindi che il viaggio di Fleming a Mosca raccogliesse l'interesse dello spionaggio britannico.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Ian Fleming fu reclutato nel Servizio Informazioni della Marina dall'Ammiraglio Godfrey come suo assistente, con la sigla 17F. Niente di melodrammatico come la licenza di uccidere del prefisso doppio zero. Era solo la firma ai rapporti, derivata dal numero del dipartimento per il quale lavorava e dall'iniziale del suo cognome. Negli anni di massimo splendore cinematografico di 007 si sarebbero inventati exploits di Fleming da vera spia. In realtà, fu alquanto sedentario dietro una scrivania della Stanza 39, adiacente alla 38, quella dell'Ammiraglio Godfrey. Si limitò a progettare operazioni irrealizzabili, come il furto dell'oro francese alla Martinica, il cui piano avrebbe poi utilizzato per Goldfinger. Il massimo dell'intrigo, Fleming lo visse nel 1941, durante un viaggio in Europa e negli Stati Uniti con l'Ammiraglio Godfrey. La tentazione del Casinò di Estoril era troppo forte. C'erano dei nazisti che giocavano a baccarat e Fleming tentò di sbancarli. Perse clamorosamente! Al contrario di Dusko Popov, il futuro scrittore fece una pessima figura. L'Ammiraglio dovette coprire le sue perdite.