dal nostro inviato speciale

Marco Spagnoli


Il Truman Show oltre essere uno dei maggiori successi di questa stagione cinematografica è uno dei film più interessanti di sempre che riguardano la televisione. Il suo modo di indagare sul rapporto tra spettatori e storie raccontate, la vita televisiva del singolo presa come metafora di problematiche assai più ampie, l'idea di uno show globale che risulta essere una sorta di alter ego sociale di un mondo intero, il regista televisivo come eco di un dio lontano sono soltanto alcuni degli elementi che hanno determinato l'enorme successo di questa pellicola intelligente e affascinante. E dopo che di questo film è stato detto tutto da parte di tutti, restituiamo la parola al suo regista Peter Weir e al suo inteprete Jim Carrey per cercare di fare un po' il punto su questa pellicola che ha certamente segnato il nostro decennio e l'inizio del nuovo secolo. Un capolavoro a tutto tondo di cui rimarrà a lungo traccia nell'immaginario collettivo del mondo intero.

Peter Weir intervista con peter weir

Delos: Mr. Weir, lei cosa pensa della televisione globale, alla luce del suo film? Si augura che le frontiere del pianeta vengano sempre più abbattute oppure pensa che il salvaguardare le culture locali passi necessariamente attraverso la difesa dei media e quindi attraverso una televisione nazionale?

Peter Weir: Temo che qualsiasi cosa io pensi nessuno abbia intenzione di ascoltarmi. Una cosa impressionante della gente che fa televisione è il suo enorme potere che opera scelte solo in funzione dei soldi. Non so cosa possa accadere in futuro. Esistono dei poteri legati ai mezzi di informazione di gran lunga superiori a quelli di certi governi. Guardi cosa è successo nel vostro paese con Berlusconi e il modo in cui questo si è conquistato il ruolo di Primo Ministro. Pensi a questi "imperi quasi dinastici delle telecomunicazioni" dove un tale potrebbe svegliarsi una mattina e mandare al mondo - attraverso i suoi satelliti - quello che vuole. L'aspetto che mi interessava di più di questo era mettere in mostra quanto la televisione faccia venire meno il confine tra le cose false e la verità. Una questione particolarmente delicata se la mettiamo in relazione con i bambini e il loro modo di percepire la vita.

Non è solo un problema di qualità, ma di attitudine a guardare troppe ore la televisione e avere degli strumenti analitici per differenziarsi da essa. Ognuno di noi cerca la verità e si trova a che fare con una società che tenta in tutte le maniere di distorcerla.

Delos: Un po' come nell'ultimo James Bond dove il personaggio interpretato da Jonathan Pryce scatena una guerra per il possesso dei diritti televisivi della Cina...

Peter Weir: Tutto riguarda sempre il denaro. Non ci sono più paesi, ma solo immensi oceani di soldi.

Delos: Cosa pensa dell'idea di Bill Gates che un giorno non servirà più alzarsi dalla propria per lavorare?

Peter Weir: Non possiamo vivere vite di seconda mano dove siamo sottoposti al potere del video e lo subiamo passivamente. Non si vive più, si ricevono solo alcune informazioni riguardo la vita. Degli altri. La spersonalizzazione è continua eppoi...pensate a che cosa terribile per i bambini stare seduti a guardare un monitor e basta. Uscite di qui, uscite di casa e andate per la strada! Magari andate a fare un film...

Delos: Il suo film è in un ultima analisi contro tutto questo. Cosa pensa - allora - del successo de Il Truman Show?

Peter Weir: L'unica cosa che mi consola veramente è pensare a tutti quelli che mi hanno sbattuto la porta in faccia dicendomi che non avrebbe avuto successo perché è un film che obbliga le persone a pensare, mentre la gente ormai vuole solo azione ed emozioni forti. Fino all'ultimo mi hanno sconsigliato di farlo uscire d'estate, perché - dicevano - avrebbe avuto di fronte pellicole troppo importanti e sarebbe stato un fiasco...

Un tizio uscito da una delle prime proiezioni mi ha raccontato che quando ha lasciato il cinema si è detto: "Ma cos'è questo strano sentimento che provo...? Mio Dio, sto pensando!".

Delos: Il Truman Show è pieno di poesia e sensibilità. Questo è dovuto - forse - al fatto che lei è australiano, anziché statunitense di nascita?

Peter Weir: Non so dirlo. Ora che mi ci fa pensare tutti noi che abbiamo realizzato questo film non siamo americani. Jim Carrey è canadese, Andrew Niccol lo sceneggiatore è neozelandese. difficile da dire...

Delos: Cosa pensa dei riferimenti alla serie Tv Il prigioniero che molti giornali hanno voluto trovare nel suo film?

Peter Weir: Il reato del prigioniero era qualcosa che il pubblico non conosceva. Ne Il Truman Show gli spettatori sono i complici di quelli che hanno privato Truman della sua vita.

Delos: Perché ha scelto proprio Jim Carrey?

Peter Weir: Per tanti motivi: il meno banale di tutti è che uno dei pochi attori che in ogni suo film ha rischiato tutto se stesso.

Delos: Qualcuno ha voluto vedere nel suo film alcune suggestioni dell'epica greca in cui l'eroe cerca di sfuggire il Fato, con un Krystoff/Zeus che invece cerca di costringere il protagonista a incontrare il suo Fato...

Peter Weir: vero. Soltanto che anche Krystoff/Zeus deve sottostare al Fato come tutti gli altri dei. In termini più generali credo che il libero arbitrio consenta a tutti noi di potere scegliere le vite che vogliamo, nonostante tutte le macchinazioni di quelli burattinai oscuri che stanno dietro le nostre esistenze.

Delos: Poteva finire diversamente?

Peter Weir: No, il Truman che conosciamo non ha altre opzioni...vivere "salvo" in una Disneyland dell'esistenza è qualcosa che non gli interessa. Così come - spero - alla maggior parte di noi.

intervista con jim carrey

Delos: Mr. Carrey, cosa pensa del personaggio del regista Krystoff?

Jim Carrey: Rappresenta il nostro ego e la nostra vanità.

Delos: Cosa ha significato per lei girare questo film?

Jim Carrey: Una svolta per la mia carriera, ma le confesserò anche qualcos'altro. Molti hanno lodato la mia interpretazione per il realismo con cui ho raccontato certi stati d'animo.

Personalmente ho vissuto in questo film una sorta di catarsi di quello che - parallelamente - succedeva nella mia vita reale. Ho trovato una sorta di ispirazione per vivere determinati aspetti della mia esistenza. Ero in cerca di risposte riguardo al mio matrimonio fallito, riguardo alle mie scelte di lavoro. Grazie a questo film ho scoperto che era necessario affrontare l'abisso e i territori sconosciuti, correndo dei rischi. Oggi sono al di là del muro, in quel territorio inesplorato che è la vita. Mi sento molto più libero di essere come sono. Con molti interrogativi risolti grazie alla partecipazione a questo film.

Jim Carrey Delos: Cosa pensa del paragone continuo con Jerry Lewis?

Jim Carrey: Non sono d'accordo. Jerry è un'altra cosa.

Delos: Lei ne Il Truman Show è la dimostrazione vivente che il comico è il tragico visto di spalle...

Jim Carrey: Non esiste una commedia alta e una bassa. La commedia e l'arte rappresentano la vita così come essa è: nei momenti tristi e in quelli allegri.

Delos: Come è Peter Weir sul set?

Jim Carrey: Una guida rassicurante. Quando tendevo a essere eccessivo lui mi prendeva da parte e diceva: "Un pranzo non è necessariamente migliore se hai tre piatti di carne differenti...". Personalmente pensavo di volere interpretare ogni scena come in un crescendo e terminarla sempre con una battuta "vincente". Peter mi diceva: "Lascia stare...avere recitato con in testa quella battuta ha dato alla tua interpretazione un'impronta come se già l'avessi detta. L'energia di quella battuta è stata già nei tuoi occhi mentre hai recitato" Quell'uomo è un genio...