La Deepcon IV si è appena conclusa ed ha riscosso un notevole successo tra i partecipanti. La formula impostata da Deep Space One, l'associazione che organizza la manifestazione, si è confermata di gran successo: le dimensioni non sono, necessariamente, quelle della Sticcon, in quanto in Italia in questo momento non ci sono i numeri per avere due convention di quella portata; nonostante ciò la Deepcon sta assumendo un'identità propria, che non la pone in diretta concorrenza con la Sticcon. Questa diversificazione è un aspetto molto positivo: in Deepcon ci sono eventi e incontri che, per varie ragioni, non si trovano nella manifestazione dello STIC. In prima istanza, ho sempre considerato molto positivo il fatto che la Deepcon non tratti solamente di Star Trek, ma abbia una visione più ampia della fantascienza, permettendo a chi interviene di conoscere nuovi aspetti di questo genere di fiction. Benché ci siano alcuni fan "trek-only", la maggior parte del fandom si interessa di molti aspetti della fantascienza letteraria, cinematografica e fumettistica. I frequentatori più "anziani" della Sticcon ricorderanno quando questa si svolgeva in seno alla Italcon , con la possibilità di partecipare ad altri eventi al di fuori di Star Trek. Ben vengano, quindi, le convention organizzate dai fan per i fan che riescono a toccare vari aspetti della fantascienza, dalle conferenze letterarie (come quelle di Lanfranco Fabriani e di Giuseppe Lippi), alle presentazioni di libri e fumetti (come quelle di Elisabetta Vernier che ha presentato Clipart e di Carlo Recagno e Angelica Tintori che hanno parlato di Martin Mystere) agli interventi degli scienziati (come Suzanne Fuentes della TRW), fino ad arrivare, ovviamente agli attori: Tim Russ, Chase Masterson, Ed Bishop e Michael Billington non sono certo personaggi di secondo piano.

E' forse nella gestione degli attori uno degli aspetti in cui la Deepcon si diversifica maggiormente dalle altre convention, specialmente quelle di Star Trek. I numeri dei partecipanti e l'atmosfera rilassata permette di convivere con gli attori per un weekend. Qui non ci sono guardie del corpo, separazioni o altre cose del genere: gli attori e gli altri ospiti mangiano, vanno al bar e si ritrovano spesso a chiacchierare con i partecipanti, formando un tutt'uno in cui è possibile parlare in maniera informale del più e del meno, dai problemi politici del momento alla ricetta del tiramisù.

Un altro aspetto positivo di questa manifestazione è stata la parte del "dietro le quinte" con i workshop di trucco e di sceneggiatura. Nel workshop di trucco la bravissima Natalie Wood ha passato l'intera giornata di sabato, anziché la sola mattina, ad applicare i prostethics (ovvero le parti in lattice che compongono il trucco degli alieni) agli iscritti al workshop, utilizzando gli stessi strumenti e gli stessi prodotti che lei stessa utilizza quando lavora per le produzioni televisive e cinematografiche. Di notevole interesse anche il workshop di sceneggiatura con Lolita Fatjo ed Eric Stillwell. Se lo scorso anno Lolita ha introdotto il lavoro dello scrittore e ha spiegato cosa si deve fare e cosa non si deve fare quando si propone un soggetto per una produzione televisiva, quest'anno in una mattina è stata ricreata una riunione del team degli scrittori in cui Eric e Lolita hanno impersonato il ruolo dei produttori esecutivi e ciascun partecipante ha contribuato alla stesura preliminare della struttura dell'episodio partendo da una storia selezionata da Eric e Lolita tra tutte quelle scritte dai partecipanti. Inutile dire che durante il workshop di sceneggiatura sono stati affrontati molti temi inerenti il modo in cui nasce la storia di un telefilm di Star Trek e i partecipanti hanno potuto vivere in prima persona gli stessi momenti e le stesse situazioni (secondo i due organizzatori) che vengono vissute dal vero team degli scrittori di Star Trek.