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- Perché l'abbiamo lasciato andare?

Paride sedeva su uno sgabello accanto al fuoco, intento a scarnificare un ciocco col serramanico. Di tanto in tanto affondava lo sguardo nella danza delle fiamme, e tra le lingue e i lapilli ricordava con struggente malinconia le serate attorno al fuoco trascorse con Luisa. Lei era morta due mesi prima, raggiunta alla gola da un proiettile della Repubblica. Umberto l'aveva convinto che i partigiani lottavano anche per lei, per onorare e vendicare la sua morte come quella di tanti altri compagni.

- Non avremmo potuto fermarlo - dichiarò il capitano Anchise accendendosi un lungo sigaro ammaccato. - E' una questione personale.

Il piccolo Muggio raccolse la pistola, una calibro 22 che Anchise gli aveva affidato quand'era entrato a far parte del gruppo, e si accostò alla finestra sollevandosi sulle punte dei piedi per guardare fuori.

- Piove - annunciò con la sua voce esile. - Ha smesso di nevicare.

Paride diede un'ultima occhiata alla figura che aveva abbozzato nel legno, poi la gettò nel fuoco e attese che le fiamme ne lambissero i contorni.

- Io vado fuori - disse. - Se i tedeschi e la Repubblica arrivano da quella parte, Umberto è spacciato.

Fermo si voltò a guardarlo, come fece il capitano Anchise. I partigiani ancora non avevano deciso da quale parte schierarsi: ammiravano l'intelligenza del loro comandante, ma nutrivano un grande rispetto per la lunga esperienza di Fermo. Lui era stato partigiano fin dai tempi della milizia; lo era stato nel cuore e nella mente, quando indossare una divisa nera sembrava un onore e un privilegio.

Ogni partigiano, da Paride a Umberto a Enrico che era salito dal sud, aveva fatto parte della milizia premilitare fascista; lì avevano imparato a marciare, a battere il passo e a tenere in mano un fucile.

Poi, quando le cose erano diventate più chiare, si erano dati alla macchia, raccogliendosi intorno a Fermo che già da tempo li aspettava; era stato la loro guida fino a quando il comando non aveva inviato a Murello il capitano Anchise.

Da allora, i gradi avevano sempre avuto un leggero attrito con il carisma di Fermo.

- Lascia stare - si alzò una voce dalla doppia fila di brande disposta nell'angolo più lontano della baracca. - Se piove quelli non verranno. Sono una marmaglia schizzinosa.

- E tu che ne sai? - ribatté una voce sprezzante. - I tedeschi hanno più fegato di quanto puoi immaginare.

Volò in rappresaglia uno scarpone, seguito da una raffica di improperi e minacce.

Paride fissò Fermo.

- Vieni con me? - gli chiese.

Il partigiano indugiò un istante, poi raccolse il moschetto, una manciata di proiettili che infilò nelle tasche e si avviò verso l'uscita.

Anchise li osservò senza pronunciare parola. Sapeva che poteva fidarsi: erano i suoi uomini migliori.