Il criterio della prova eccezionale è quindi un indispensabile antidoto a questi pericoli, ed il rischio, effettivo, che la sua applicazione rigorosa rallenti il progresso scientifico è un prezzo ben modesto che deve essere pagato.

Se si comincia a derogare da questi principi si rischia di finire nel regno delle pseudoscienze, costruzioni basate su affermazioni indimostrabili (o talvolta che sono state dimostrate più volte errate, ma che continuano a venire riproposte, magari in forme leggermente differenti) che spesso si pongono in antitesi alla scienza e, altre volte, intendono affiancarsi ad essa.

Non di rado si presentano come scienze alternative (ovviamente alternative alla scienza 'ufficiale'), vantando un passato glorioso (a volte a ragione, basti pensare all'astrologia ed all'alchimia) e rivendicando un altrettanto radioso futuro. La presa sull'opinione pubblica è molto forte, come dimostra il gran numero di praticanti dell'astrologia, della magia nelle sue varie forme o della medicina alternativa, ed il loro fatturato.

La ricerca della vita e dell'intelligenza extraterrestre sono particolarmente adatte al fiorire di scienze 'alternative', al punto che per lungo tempo è stato difficile parlare di questi argomenti negli ambienti scientifici. Proprio per questo chi intende cimentarsi con questi problemi deve procedere con grande cautela, per evitare quel limbo ove si tende a spiegare cose incerte con teorie ancora più incerte, in una sequela di affermazioni né dimostrabili né falsificabili.

Una caratteristica della scienza così come è venuta configurandosi negli ultimi secoli è il riduzionismo e la specializzazione. In sostanza il riduzionismo si basa sulla suddivisione di problemi complessi nei loro aspetti elementari che vengono poi affrontati ciascuno in modo indipendente. Questo approccio ha permesso alla scienza di affrontare problemi semplici, spesso fortemente idealizzati, che potevano essere risolti con successo. Lo specialista che risolve l'aspetto di sua competenza crea un modello della realtà in cui esiste solamente ciò che rilevante ai fini della soluzione del problema idealizzato e non è tenuto a conoscere le discipline coinvolte dagli aspetti contigui e tento meno a farsi carico della loro soluzione. Questa impostazione è così radicata nel modo di pensare dello scienziato che egli non si avvede più neppure del fatto che in realtà ciò che sta studiando è solo un aspetto parziale di una realtà molto più complessa, e in generale la sua abilità sta più nel riuscire ad isolare l'aspetto della realtà che è rilevante per il problema in esame che non nel pervenire ad una soluzione. L'impostazione riduzionistica si è diffusa dalle scienze teoriche a quelle applicate e la tecnologia ha raggiunto i risultati strabilianti degli ultimi secoli proprio grazie ad essa.

Recentemente in molti campi della scienza e della tecnologia si sono incontrati problemi che si prestavano male ad essere affrontati in questo modo e si è assistito ad una forte critica del riduzionismo, al punto che alcuni lo incolpano di quasi tutti i mali della nostra società. La critica al riduzionismo spesso diviene una critica distruttiva alla scienza, o almeno alla scienza 'occidentale' (cui viene contrapposta una scienza 'orientale' libera da questo male e non 'disumana') e soprattutto alla tecnologia.

Alla scienza 'riduzionistica' viene opposta una scienza 'olistica', che si basa sul presupposto che un sistema complesso è fondamentalmente di più che la somma delle sue parti e non può essere studiato un pezzo per volta.