Quando le radici: Gloria Barberi

Stavolta un'altra firma femminile per la nostra rubrica: Gloria Barberi...

Gloria Barberi: leggi la presentazione di Vittorio Catani

A man that looks on glasse

on it may stay his eye;

or, if he pleaseth, through it passe,

and then the heav'n espie.

George Herbert, The Elixir

L'ultimo visitatore se n'era andato da un pezzo, portandosi dietro l'eco dei suoi passi. In cambio aveva lasciato un silenzio totale, tutt'altro che sgradevole.

Valeria amava ascoltare i piccoli suoni che il silenzio riportava a galla: i ticchettii e i ronzii dei cilindri trasparenti dove gli ologrammi vivevano la loro esistenza su un filo di luce; il pulsare del proprio sangue nelle vene; a volte il vento che faceva tintinnare le vetrate della cattedrale. Al tempo in cui la religione non era considerata "un insulto all'intelligenza dell'uomo", quello era stato un centro di culto piuttosto importante, ma ora restavano soltanto le facce dei santi sulle vetrate a testimoniare della sacralità passata.

Valeria avanzava lentamente in mezzo ai cilindri luminosi, controllando che tutto fosse in ordine. Più tardi avrebbe passato l'aspirapolvere e un velo di cera per restituire splendore al pavimento consumato giornalmente da decine e decine di suole irrequiete.

Amava quel lavoro, anche se l'averlo ottenuto dipendeva soltanto dal fatto che nessun altro aveva risposto all'inserzione apparsa due mesi prima in circuito video. I giovani sceglievano occupazioni dinamiche e brillanti, che permettessero loro di far carriera e soldi in fretta. Un posto di guardiano e persona delle pulizie alla galleria 3-D era l'ultima cosa per la quale avrebbero optato anche se si fossero trovati con l'acqua alla gola. Era lavoro per gente di mezza età, senza aspirazioni né speranze. E questo Valeria era. Almeno esternamente. Soltanto esternamente.

Camminando, si voltava a spiare oltre la struttura trasparente dei cilindri ai quali passava accanto. Ognuno di essi racchiudeva uno scenario diverso, un piccolo mondo. Li conosceva tutti, ormai. C'erano scene storiche e ritratti e paesaggi. Girando attorno al cilindro, l'immagine si animava srotolandosi come un piccolo film al di là della superficie ricurva. Sostò un attimo davanti a Napoleone di ritorno da Waterloo. Ovviamente, come nel resto degli ologrammi in mostra, la scena era stata rielaborata secondo un gusto moderno, e la divisa del Generale aveva improbabili fregi di plastica e cristallo. Valeria si era chiesta spesso chi fosse il giovane modello che aveva prestato il suo volto al personaggio. Profilo affilato e occhi affogati nella malinconia profonda della sconfitta. Stava leggermente curvo sul cavallo, in un atteggiamento di stanchezza estrema che pure non riusciva del tutto a cancellare la dignità della figura.

In un gesto istintivo, Valeria si rimise a posto una ciocca di capelli sfuggita dal nastro che li tratteneva sulla nuca. Zio Pino, con il quale viveva, le borbottava spesso di tagliarseli, quei capelli; ma lei non avrebbe mai rinunciato alla sua lunga chioma, era il particolare più femminile che il tempo le avesse lasciato, incapace forse di averla vinta sul nero corvino, adesso appena appena spruzzato d'argento alle tempie.

Un tintinnio leggero proprio dietro di lei. Valeria si voltò. Nella luminosità emanata dai cilindri, un oggetto minuscolo brillava sul pavimento un paio di metri più in là: Valeria andò subito a raccoglierlo.

Era un anello d'oro con brillante. Il metallo prezioso era tiepido contro il palmo della sua mano, eppure quel contatto le comunicò un brivido. Riconosceva quell'anello, lo aveva già visto molte volte, ma era impossibile che potesse trovarsi lì.