Space invaders?

Il corpicino dell'alieno è un agglomerato di tessuti grigiastri e umori rosa fluorescenti. Come una spugna umanoide, si allunga per qualche metro lungo l'asfalto, spalmato dalla ruota. Da sotto la gomma spunta il braccio lungo un metro, che termina in una mano artigliata con tre dita. A Gondo ricorda quelle strane caramelle gommose che si comprano ai luna park, e subito lo stomaco si rivolta con una fitta nel ventre gonfio di birra.

Si avvicina lentamente al cadavere.

La Route 61 è una striscia scura nel grigiore della sabbia. Cactus isolati assistono neri, immobili e taciturni come una folla morbosamente incuriosita di fronte ad un incidente. I fari del TIR illuminano solo una piccola parte della strada, e nel cielo non c'è luna. C'è solo quella fottuta meteora verdastra.

Poco distante uno sciame di lucine sulla strada indica forse una banda di bikers. Si stanno dirigendo da quella parte.

Nonostante questo il veicolo alieno a cento metri di distanza emette una luminescenza propria, una consistenza diafana. Lo strano veicolo a forma di medusa sembra divenire più concreto quando si apre il portellone sul lato anteriore.

- Sono in un fottuto film di cent'anni fa... - sibila Gondo, mentre la cella a idrogeno del TIR emette gli ultimi singulti, strangolata da chissà quale campo energetico alieno. La strada si fa ancora più buia e l'unica luce è quella proveniente da quella strana cometa verdastra nel cielo. La visione del cielo fa ricordare a Gondo del bastardo baffuto spaziale. Ciò gli fa ancora più male: oltre ad avergli segato la moglie fa il suo stesso lavoro ma nello spazio, Cristo. Gondo spera che la meteora centri in pieno il TIR spaziale del baffo e lo disintegri.

La banda di bikers il lontananza devia in una stradina laterale, verso una baracca buia.

La seconda fonte luminosa è quella proveniente dalle spalle dell'altro alieno che sta scendendo dall'astronave. La luce si riflette scomposta sullo strano e minaccioso oggetto metallico che la creatura tiene in mano, puntandolo verso Gondo.

Il segno

- Ho visto la cometa! Ho visto la cometa che porterà i Tre Re di Orione! - urla il Reverendo Loic da dentro la baracca. Tenendo il Signore Gesù Bambino per una gambetta si avvicina alla finestra. - Lo devo impedire, capisce Sceriffo? Stanno arrivando i Tre Re di Orione! Non devono giungere fino a noi, altrimenti Gesù si reincarnerà in questo bambino e porterà il nuovo diluvio sulla Terra!

In sella alla sua Harley lo Sceriffo fa cenno agli altri bikers di allontanarsi dalla baracca, mimando un gesto con l'indice che ruota vicino alla tempia. Completamente fuso, vale a dire. Quel fottuto pazzo del Reverendo non esiterà a uccidere il bambino, lo sventrerà a causa di quella fottuta luce verdastra che sta solcando il cielo. Quella cometa del cazzo lo sta facendo innervosire, ogni minuto è più grande e minacciosa. - Esci, Reverendo! Quello non è il Signore che è tornato sulla Terra, è solo il figlio della Signora Redfield.

- La vedete la cometa?

- No, non la vediamo. - bugia.

- E' il segno! Come potete non vederla? E' là!

- Ce la mostri Reverendo. Ci mostri il segno. - grida lo Sceriffo mentre accelera al massimo la moto a folle. I suoi occhi di ghiaccio indicano ai bikers di non fare cazzate. Di aspettare prima di confezionare al Reverendo un vestito a strisce. Strisce di copertone.