Fantasia & Nuvole

di Francesco Grasso

fgrasso@fantascienza.com

Harlock

Siete pronti per un nuovo tuffo nel passato? Bene, questo mese la vostra rubrica preferita vi offre una seconda occasione per scrollarvi di dosso il peso degli anni, e di tornare come per incanto ai tempi della vostra (nostra?) giovinezza, i tempi mitici di quando portavamo i calzoni corti, andavamo a scuola, giocavamo a pallone nel cortile sotto casa e ignoravamo che il futuro avrebbe avuto le vesti tristi dell'AIDS e dei telefonini cellulari. Rammentate quei tempi, quei pomeriggi appannati e rimpianti trascorsi a colorare lo schermo del TV coi nostri sogni di cartone? Uno dei padroni del piccolo schermo di quei giorni, lo ricorderete, era un certo pirata dal mantello nero e dalla benda sull'occhio, un pirata buono e silenzioso, che solcava i cieli e lo spazio piuttosto che gli oceani. Chi fosse troppo giovane o troppo insensibile per rammentarlo, si levi dunque il cappello, perché parleremo proprio di lui, di Harlock

la storia

La Terra del 2970 è un luogo piuttosto tranquillo, addirittura noioso. Il governo planetario non ha compiti più gravosi che organizzare scommesse sulle corse dei cani e mettersi d'accordo con gli industriali sulle tangenti da spartire. C'è qualche problema con i pirati spaziali, d'accordo, ma questi sono più che altro un fastidio, nulla per cui perdere il sonno.

Eppure, sotto la superficie, qualcosa è in ebollizione. E il protagonista (o meglio l'io narrante della vicenda), il giovane Tadashi Daiba, lo scopre nel modo peggiore. Figlio di due scienziati, il ragazzo assiste impotente alla morte di entrambi i genitori: sua madre perde la vita in un incidente sospetto, suo padre viene ucciso senza ragione da una donna sconosciuta.

Dietro questi eventi terribili e misteriosi, il ragazzo intuisce una trama nascosta, un complotto alieno per conquistare la Terra. Sconvolto dalla scoperta, Tadashi avverte le autorità. Ma il governo terreste, corrotto e imbelle, vede questa minaccia soltanto come una seccatura, e si guarda bene da prendere qualunque provvedimento. Persino quando un'enorme sfera d'origine extraterrestre (che Tadashi interpreta come una "boa di segnalazione") si schianta sulla superficie del nostro pianeta provocando gigantesche devastazioni, nulla viene fatto per parare la minaccia incombente.

Disgustato, Tadashi rinuncia a scuotere i letargici politici. Venuto casualmente in contatto con l'equipaggio di una nave pirata, l'Arcadia, chiede di essere arruolato. Così sale a bordo, e per lui inizia una nuova vita.

A prima vista, i pirati fanno una pessima impressione a Tadashi: bevono, ciondolano in mutande per i ponti dell'astronave, litigano tra loro, giocano persino con navi giocattolo nelle vasche da bagno. Alla prima emergenza, però, la loro natura autentica si rivela, e Tadashi li scopre solidali, affiatati, uniti, leali fino alla morte. Il ragazzo capisce che la trasandatezza non è affatto indice di stupidità: semplicemente, i pirati considerano l'Arcadia come una casa, e si comportano di conseguenza. Nulla di più.

Tadashi conosce poi il capitano della nave, e poco a poco scopre i rocamboleschi dettagli della sua vita. Harlock, questo il nome del pirata, ha un passato da militare: ha combattuto per il governo terrestre, poi alla vita condizionata del soldato ha preferito la libertà infinita del cosmo. All'inizio della sua carriera da fuorilegge, insieme al carissimo amico Oyama Tochiro (un nanetto genio dell'ingegneria) e alla regina pirata Emeralda (amante di Tochiro), egli ha costruito l'Arcadia. Grazie all'abilità di Tochiro, essa è divenuta una potentissima nave da battaglia, dotata di armi strabilianti e di una flotta di mini-vascelli da combattimento autonomi.

La ciurma di Harlock è composta da 40 uomini (di cui 3 donne). Tadashi sente però parlare di un misterioso quarantunesimo membro dell'equipaggio. Si tratta, viene detto, dello spettro di Tochiro, che infesta l'astronave. Il costruttore dell'Arcadia, infatti, è morto e sepolto (sul pianeta di frontiera Heavy Melder), ma la sua anima è rimasta in qualche modo legata alla nave che egli ha creato. Inquietante e suggestivo...

Altro rappresentante notevole della ciurma, Meeme, un'aliena dai misteriosi poteri psichici, compagna d'avventure di Harlock. Tadashi scopre che costei è l'ultima della sua razza, che è stata salvata da Harlock, che si nutre di alcol (curiosamente, non ha bocca, non si capisce come faccia a ingerirlo).

Grazie ad Harlock, la verità sul complotto alieno viene svelata: il nemico, si scopre, è una razza di umanoidi vegetali con sembianze di donne terrestri, le Mazonesi. Queste donne/albero hanno una civiltà tecnologica molto avanzata, una struttura sociale da insetto (comprendente i ruoli di regina, guerriere e operaie) e, particolare notevole, un passato non indifferente di esplorazione galattica.

Si scopre infatti come le Mazonesi abbiano visitato la Terra già in epoca neolitica. Le tracce di questo contatto si trovano nei resti pre-incaici e nelle piramidi Maya. Ma se le prime esplorazioni avevano un carattere pacifico, adesso tutto è cambiato: ora le Mazonesi vogliono fare della Terra la loro nuova patria, perché Mazone, il loro pianeta natale, è stato distrutto da una supernova.

Ed è guerra. Non tra le Mazonesi e il governo terrestre (che continua bellamente a ignorare l'evidenza dell'invasione), ma tra le Mazonesi e Harlock, che assume il ruolo di campione della razza umana. Lo scontro sembra disperato, ma la regina delle Mazonesi imparerà a rispettare Harlock, giungendo a considerarlo come il suo più pericoloso nemico.

La guerra è lunga, e presenta alterne vicende. Tra le innumerevoli battaglie, le Mazonesi rivelano di avere un'anima, di essere capaci d'amare, di provare tristezza, di tradire. E' un nemico degno di rispetto e di onore, non è facile sconfiggerlo, non è facile ucciderlo. Ma Harlock e i suoi non possono tirarsi indietro.

E si giunge alla resa dei conti. Sull'astronave madre della flotta d'invasione, Harlock duella (all'arma bianca, sic!) con la regina Mazonese, la ferisce, e (sorpresa) lei sanguina. Sangue umano, non la linfa verde che le altre Mazonesi hanno nelle vene. Com'è possibile? Mistero non svelato.

E alla fine, naturalmente, c'è la vittoria. L'invasione Mazonese viene sventata. Dopo la vittoria, Harlock sbarca l'intera ciurma (a parte Meeme) sulla Terra, e salpa di nuovo verso lo spazio profondo, forse verso nuove avventure, forse, semplicemente, per trovare un luogo in cui morire.

l'autore

Leiji Matsumoto, creatore di Capitan Harlock, nasce nel 1938. Comincia a disegnare all'età di otto anni, sotto il riconosciuto influsso dei lavori di Disney e di Max Fleischer. A quindici anni riceve il primo riconoscimento, un premio dalla prestigiosa rivista nipponica Manga Shonen. Poco dopo essersi diplomato, Matsumoto incontra e sposa l'artista Miyako Maki.

Il suo primo lavoro di un certo successo è il fumetto I am a Man. Ma la fama vera gli giunge con la saga di Star Blazers, di cui è co-autore. Altri suoi celeberrimi lavori, la serie Galaxy Express 999 e Millennium Queen del 1981, conosciuta anche come Capitan Harlock e la regina dei 1000 anni.

Matsumoto crea il personaggio di Capitan Harlock (chiamandolo all'epoca col nome di Capitano Kingston) già da studente, e lo riutilizza (rimaneggiandolo, restando però sempre fedele a un'inconfondibile impostazione iniziale) più volte durante la sua carriera di fumettista. Ne fa un pilota in una storia ambientata nella seconda guerra mondiale, un pistolero western, e perfino un cattivo (Dr. Harlock, nel fumetto Lightspeed Esper).

Di seguito, una lista completa di tutte le "apparizioni" di Harlock (sotto varie incarnazioni) nel corso degli anni. I titoli dei manga sono in inglese, solo alcuni tra questi sono apparsi in Italia.

1953: Adventures, sotto il nome di Capitano Kingston.

1968: Lightspeed Esper.

1969: Pilot 262, in cui per la prima volta appare un Harlock con la cicatrice.

1970: Mrs. L Drifting's Story, in cui il nostro pirata favorito appare con la benda sull'occhio.

1971: Dr. Devil's Horrible Brain Surgery.

1972: Gun Frontier, in cui Harlock incontra per la prima volta Tochiro.

1973: Short Sighted Human Anthology, in cui appare un Harlock anziano, pilota di un biplano per l'appunto battezzato "Arcadia".

1974: Goodbye Romantic Time, in cui Harlock compare col nome "Akeno Kojiro".

1975: Story of Unrecoverable Time, Mechanized City, Birdman of Kilimanjaro, Spaceship Deathshadow, Emeraldas, The Cockpit, Immortal Arcadia.

1975: Diver O, in cui Harlock è un pilota tedesco durante la seconda guerra mondiale.

1977: Small Room in the Big Field, e i 42 episodi della serie televisiva (titolo originale giapponese Uchuu Kaizoku Captain Harlock).

1980: Galaxy Express 999 (titolo originale giapponese Ginga Tetsudo 999), episodi 79-81.

1981: Adieu Galaxy Express 999, film di animazione.

1982: My Youth in Arcadia, film di animazione.

1982: Orbita infinita SSX (titolo originale giapponese Waga Seishin no Arcadia: Mugen Kido SSX) serie televisiva composta da 22 episodi.

Il disegno di Harlock è in puro stile Matsumoto. Pochi artisti come l'autore giapponese sono capaci di sposare una cura maniacale per il dettaglio tecnico (autentici schemi da progettista, diagrammi da CAD di navi, aerei, armamenti e meccanismi) con trame romantiche, citazioni raffinatissime e simbolismi d'ogni tipo.

Pensiamo all'astronave, ad esempio: l'aspetto che Matsumoto dona all'Arcadia è veramente magnifico. La nave di Harlock è uno straordinario ibrido antico-ipertech: una poppa a guisa di galeone cinquecentesco, i cannoni in torretta da corazzata moderna, la prua e i gadget tecnologici di una futuribile nave spaziale, il gigantesco teschio incastonato sul ponte come un tocco surreale-onirico. Grande.

Altro tocco personale e caratteristico del disegno di Matsumoto, l'aspetto femminile. Le donne di Harlock (Mazonesi comprese) sono tutte alte, magrissime, con i piedi minuscoli, gli occhi grandi e i capelli lunghi fino ai fianchi. Rappresentano forse l'ideale femminile di Matsumoto?. Tutti gli anziani e i giapponesi presenti nel fumetto, di contraltare, sono bassi, tozzi e con la testa a pera (vedi ad esempio Tochiro). Si tratta di uno stereotipo di dubbio gusto, ma del resto tale stereotipo è comune a tanti colleghi di Matsumoto. Possiamo perdonarglielo, in fondo...

curiosità e spunti

Le vicende di Capitan Harlock si svolgono, per ammissione dello stesso Matsumoto, nello stesso universo di Star Blazers, ma alcuni secoli dopo. I punti di contatto tra le due saghe, del resto, sono evidenti e molteplici. Per dirne una, la fisica di Matsumoto, ovvero l'insieme di leggi naturali che sembrano governare entrambi gli scenari (e di riflesso anche quello di Galaxy Express 999).

A bordo dell'Arcadia sembra esistere la stessa gravità artificiale di cui godeva la Yamato/Argo. Inoltre, come nel caso di Star Blazers, sembra che ci sia atmosfera anche intorno allo scafo dell'Arcadia, perché a volte si vedono membri dell'equipaggio all'esterno senza tuta spaziale. Le navi spaziali di Matsumoto, invariabilmente, producono fiamme e fumo quando vengono colpite, anche in pieno spazio. Nel violare le leggi della fisica, sembra che Matsumoto sia molto coerente!

Harlock è a pieno titolo un eroe romantico. La sua figura è crepuscolare, carismatica, persino sexy. Alto, paludato di nero, benda sull'occhio destro, Harlock è il paladino maschio e virile di un'epopea da romantic-SF. Pirata buono, cavaliere solitario che si batte per la Giustizia e la Libertà, pioniere e araldo della maestà della Nuova Frontiera, spada dei deboli, difensore della Terra, se non fosse così sfigato sarebbe insopportabile.

Sfigato, certo. E solo. Ma perché Harlock è solo? Nel film L'Arcadia della mia giovinezza, Harlock amava una giovane bionda, Maya, morta prematuramenteSigma E adesso? Che rapporto ha con l'altro sesso, questo bel tenebroso, questo potenziale tombeur de femmes? Scopa con Meeme? Vive nel ricordo dell'amata morta? E' un inguaribile misogino?

L'ultima ipotesi non è da disprezzare. Anzi, è da allargare, da rivolgere allo stesso Matsumoto. Nel simbolismo strisciante dell'autore giapponese, come possiamo non cogliere i segnali di disagio e di sospetto contro le donne? Pensiamoci: le Mazonesi (nome che certamente richiama le Amazzoni) vogliono distruggerci, dice Matsumoto. Dobbiamo guardarci da loro: ci ingannano, sono false, traditrici. L'unica donna di cui possiamo (noi e Harlock) fidarci è Meeme. Lei è senza bocca: non può parlare, non può stressarci, non può chiederci l'anello di brillanti o strillarci contro quando torniamo tardi a casa la sera. La donna ideale.

La misoginia e il sessismo di Matsumoto traspaiono anche in altri dettagli. L'Arcadia, ad esempio, possiede un'arma molto particolare. Si tratta di una lama retrattile, che fuoriesce dalla prua, con cui Harlock può penetrare e sfondare lo scafo delle navi Mazonesi. Il simbolismo fallico di tutto questo è talmente evidente che non vale neppure la pena di discuterlo. Interessante invece reinterpretare in questa chiave il duello tra Harlock e la regina Mazonese. Nella scena del combattimento (all'arma bianca, lo abbiamo già detto), a un certo punto il nostro evita le parate dell'avversaria e affonda la spada. Ma non uccide la regina, bensì le strappa la veste, lasciandola nuda e inerme. Matsumoto riesce a rendere la scena assolutamente non cruenta, anzi la vela di sensualità. Sembra quasi di assistere a un grottesco sogno erotico dell'autore. Ci si sente, alla fine, anche un po' guardoni...

Matsumoto insiste sulla misoginia quando invece potrebbe sviscerare con molto più interesse l'argomento "vita vegetale intelligente". A volte questa impostazione monomaniacale diventa frustrante. Andiamo Leiji - viene quasi da protestare - non siamo stupidi, abbiamo capito che la regina e le sue comari non sono donne! Lascia perdere, e spiegaci meglio come sono fatte. Si riproducono per talea? Per innesto? Per germinazione? Si profumano con gli antiparassitari? Spuntano come funghi? Che concime usano? Domande destinate, accidenti a Matsumoto, a restare senza risposta.

Cambiando argomento, c'è un altro messaggio, legato alla figura di Tadashi Daiba, che vale la pena citare. L'idea di Matsumoto è che l'individualismo può (e merita di) trionfare sulla massificazione e la burocrazia. La voglia d'agire del giovane Tadashi si scontra con l'immobilismo e l'apatia dell'apparato, ma non ne viene sconfitta. Negli sforzi titanici e frustranti che il ragazzo compie per scrollare i burosauri terrestri, è curioso riconoscere le fatiche agghiaccianti che ciascuno di noi deve compiere quando è costretto a richiedere i servigi di qualunque amministrazione pubblica (meglio ancora, di qualche ministero o ente governativo). A volte farebbe veramente comodo avere un Harlock a fianco, quando ci si impantana nella giungla burocratica di qualche palazzo romano. In tali occasioni sarebbe davvero molto gratificante alzare una bandiera con il Jolly Roger e dar fuoco a tutto, non trovate?

Ma dicevamo di Tadashi. La scelta di presentare la storia di Harlock attraverso gli occhi di un ragazzo è un ottimo espediente narrativo, e inoltre nasconde ulteriori simbolismi. In fondo, Tadashi è una metafora dello spirito senza età di Matsumoto, del suo offrirsi come eterno fanciullo alle stelle, delle qualità positive che egli propugna e diffonde nelle sue opere: la capacità di sorprendersi, l'inesauribile meraviglia verso i prodigi del cosmo, la speranza verso il futuro, la fiducia, il coraggio, e soprattutto la volontà di non tradire mai i propri sogni.

Ultimo punto da citare, il personaggio di Mayu. Figlia di Tochiro e Emeralda, la bambina è un po' la "mascotte triste" della saga di Harlock (solo della serie televisiva, perché nel manga è del tutto assente). Il pirata ha giurato ai genitori di Mayu di proteggerla, di badare a lei, e assolve con molta attenzione a questo compito. Purtroppo, non ha saputo esimersi dal regalarle una terribile ocarina, rudimentale strumento a fiato che la crudelissima bambina suona ininterrottamente per 42 puntate (e sempre lo stesso motivetto, cristo!). Nelle intenzioni di Tochiro, la bambina doveva incarnare una nota di malinconia e di tristezza. In realà si tratta di un personaggio terribilmente lagnoso, a stento sopportabile.

sigla

Per i più nostalgici, il testo integrale della sigla della serie televisiva. Su queste note ci congediamo. Alla prossima.

Un pirata tutto nero che per casa ha solo il ciel,
ha cambiato in astronave il suo velier,
Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà,
vola all'arrembaggio però un cuore grande ha.
Capitan Harlock, Capitan Harlock.
Fammi provare capitano un'avventura
dove io son l'eroe che combatte accanto a te,
fammi volare capitano senza una meta,
tra i pianeti sconosciuti per rubare a chi ha di più.
Capitan Harlock, Capitan Harlock.
Come un lampo il suo pugnale che lui lancia contro il mal,
ma è un uomo generoso come il mar.
Nel suo occhio c'è l'azzurro, nel suo braccio acciaio c'è,
nero è il suo mantello, mentre il cuore bianco è. Hurrà, hurrà!
Capitan Harlock, Capitan Harlock.
Fammi provare capitano un'avventura
dove io son l'eroe che combatte accanto a te,
fammi volare capitano senza una meta,
tra i pianeti sconosciuti per rubare a chi ha di più.
Hurrà, hurrà!