Attraverso le pagine di Urania ho imparato ad apprezzare e conoscere, fin dai primi Anni Settanta, i miei autori preferiti: James Ballard, Philip K. Dick, Robert Sheckley, John Brunner, Fredric Brown.

Il giorno in cui sparì il cerchio rosso dalla copertina fu un vero shock per me e per i fan della mia generazione; poi iniziai ad apprezzare le copertine scure con i titoli in rilievo e, quando ormai mi stavo abituando a questa impostazione grafica, ecco giungere la nuova copertina attualmente in vendita. Ancora prima del cerchio rosso si sono succeduti diversi altri layout, ma a parte questi segnali tipici di riposizionamento per creare maggiore visibilità in un'edicola sempre più affollata, Urania è rimasta un'istituzione nel panorama della narrativa fantascientifica popolare, un simbolo e un modello.

In un periodo in cui si fatica a pronunciare la parola fantascienza, sospinti dal fascino di opere che si definiscono di "contaminazione di generi", Urania resta una delle poche certezze che l'appassionato trova ancora periodicamente in edicola dedicata "sfacciatamente" alla sf.

La sua storia è davvero lunga e certamente molti lettori (e anche chi scrive) quel 10 ottobre 1952, data del suo esordio, non erano ancora nati. La longevità della testata non è sufficiente a consegnarle l'ipotetico premio di prima rivista italiana di sf, che spetta a Scienza Fantastica, sette numeri tra l'aprile del 1952 e il marzo del 1953. E tra il 1952 e oggi, come racconta Ernesto Vegetti nel suo articolo La corazzata Urania, sono nate tantissime testate che parallelamente a Urania hanno cercato di penetrare nel tessuto connettivo del lettore italiano medio, scontrandosi però con le dure leggi del mercato che, pur nella diversità dei periodi storici, non hanno mai premiato commercialmente questo genere. Per non parlare poi delle tirature degli ultimi anni, con la Nintendo Generation che ha abbandonato quasi totalmente la lettura. Solo Urania ha potuto procedere, pur fra alti e bassi, senza perdere un colpo.

Passando, come racconta Giuseppe Lippi nell'articolo I curatori di Urania, attraverso quattro diverse gestioni: da quella del fondatore Giorgio Monicelli all'era - durata ben metà della sua storia, 25 anni - di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, che cedettero il loro regno a Gianni Montanari il quale dopo soli quattro anni, nel 1989, lo consegnò a Giuseppe Lippi, destinato a traghettare Urania nel nuovo secolo.

Tanti autori sono arrivati in Italia sulle pagine di Urania: Asimov, Clarke, Ballard, Sheckley, Vance, Matheson, Egan solo per citare i primi che ci vengono in mente. A volte anche maltrattati dalle traduzioni e dai tagli, che fino a non moltissimi anni fa erano obbligatori per far stare il romanzo nel numero di pagine previsto.

Un aneddoto sulle traduzioni lo ricordo anch'io e si rifà agli inizi degli Anni Ottanta quando con il club City riunimmo in una sede molti libri, tra i quali diverse opere in lingua originale utilizzate in passato dai traduttori di Urania: c'erano intere pagine con su una bella riga rossa, il cui significato era: "non tradurre questa parte"... Dietro i tagli c'era ovviamente un limite di pagine prefissato dall'editore oltre il quale non si doveva andare. Per fortuna da diverso tempo le cose sono cambiate.