Ma voi avevate come pezze d'appoggio teorici del razzismo come Julius Evola!

Son luoghi comuni letti di seconda o terza mano. Un po' difficile che Catani abbia approfondito l'argomento sui libri dello stesso Evola... Evola scrisse di certo di razzismo insieme al 99 per cento degli intellettuali italiani dell'epoca (compresi molti illustri antifascisti sopravvissuti di oggi, come venne in risalto nelle polemiche del 1998), ma così come lo cita Catani sembrerebbe che noi facessimo all'epoca riferimento ad Evola in quanto "teorico dell'antisemitismo e del razzismo 'spirituale' nella sostanza non dissimile a quello biologico". Noi facevamo riferimento ad Evola in quanto teorico della interpretazione simbolica dei testi classici, uno di coloro che sostenevano che il mito delle origini si era trasformato pian piano in saga, epopea, romanzo cavalleresco, leggenda, fiaba e fantastico moderno, insieme a René Guénon e soprattutto allo storico delle religioni Mircea Eliade, architrave di questa tesi. E insieme a loro citavamo, Joseph Campbell, Elémire Zolla, Karl Kerényi, C.G.Jung, Tolkien e così via. Questi sarebbero i "nomi legati alla tradizione specifica e del fascismo" come dice Catani? Ci pare una genericità eccessiva, buona forse per le polemiche degli anni Settanta meno nel 2002.

C'è chi pensò bene di tirar fuori questa tesi: la fantascienza si basa sul razionale e quindi è "progressista" e piace alla Sinistra, mentre il fantastico si basa sull'irrazionale e quindi è "reazionario" e piace alla Destra! Tesi che si commenta da sola. Noi sostenevamo, con grande scandalo, che sia la fantascienza che il fantastico nascevano da una stessa matrice e potevano essere interpretati simbolicamente. Quindi, nelle collane che curavamo per Fanucci pubblicavamo sia romanzi di science fiction che di fantasy.

E che male c'era nel in quel che sostenevate e facevate? nel far riferimento a questi autori?

Allora era un male, perché si trattava di autori tutti classificati "a destra" e quindi "fascisti": quel che dice Catani lo riflette bene. Venticinque anni fa certe cose non si potevano dire, era una colpa dirle e potevi essere preso a bersaglio da articoli come quello a noi dedicato da Guerrini su Robot. Non era possibile discutere e non erano tempi facili. Era in atto una vera e propria "guerra civile" con centinaia di morti e migliaia di feriti... Le conseguenze di quelle polemiche, cui seguirono quelle assai più "militanti" del colletttivo Un'Ambigua Utopia, furono: il simbolo della P.38 sotto le finestre della redazione, gli attacchi sulla grande stampa, il rifiuto di alcuni librai a tenenere le nostre pubblicazioni. Sol perché avevamo scritto "introduzioni che avevano una dichiarata ottica di destra". Nello nostra replica a Guerrini pubblicata su Robot se ricordiamo bene esponevamo proprio queste ragioni. la nostra era una interpretazione culturale, non politica, non era un voler ideologizzare a tutti i costi la fantascienza e il fantastico da noi pubblicati, ma solo darne una interpretazione simbolico-tradizionale Ma era proprio questo che non veniva ammesso, questa possibilità di vedere le cose diversamente rispetto all'andazzo dei tempi. Che erano quelli, se non lo sai, in cui "uccidere un fascista non era reato".

Ma non è possibile!

Possibilissimo. Gallo dice una frase veramente emblematica: "A torto o a ragione Gianfranco de Turris divenne il fascista della fantascienza e lo è rimasto per molti anni. Ora non so". Questa classificazione, indipendentemente se a torto o a ragione, riguarda una questione ideologica, intellettuale, culturale: de Turris (e Fusco) erano "fascisti" non perché avevano manganellato Guerrini e Curtoni o avevano fatto ingoiare qualche litro di olio di ricino a Caronia, secondo il rozzo cliché della Sinistra, ma solo perché avevano citato nelle loro introduzioni autori considerati "tradizionali" e "fascisti"! Questo in un paese che si diceva sin dagli anni Settanta democratico e pluralista! Ed ebbimo anche conseguenze sul piano professionale.

Non esageriamo: è il rancore che vi porta a dire certe cose!

Su Il manifesto quando prima de Turris e poi Fusco lasciarono la Fanucci venne espressa una grande soddisfazione e ci fu troncata la collaborazione a una enciclopedia della Fabbri.

Il nostro dopo venti o trent'anni non può più essere rancore, semmai rammarico e delusione per come certe ricostruzioni siano fatte, senza tentativi di capire quale erano le nostre idee e le nostre intenzioni e sostanzialmente a senso unico